Lo studio

Rapporto UrBes 2015 per la governance dello sviluppo urbano

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Sostenibilità urbana, nuovi servizi, qualità della vita e benessere dei cittadini sono i focus point su cui è stato centrato il nuovo Rapporto UrBes di Anci, Cnel e Istat: 12 indicatori del presente e del futuro delle nostre città metropolitane e di 15 grandi Comuni.

Valorizzare i centri urbani, immaginare una nuova ‘forma della città’, progettare città avanzate a livello tecnologico e sociale, sono tendenze in atto che necessitano di una governance lucida e partecipata. Rendere le città dei posti in cui vivere bene e percepire un’alta qualità della vita è possibile, ma serve una strategia a livello nazionale supportata dalle amministrazioni locali e dai cittadini stessi.

Coesione sociale, partecipazione, inclusione, tutela delle fasce di popolazione più critiche (bambini, anziani, invalidi, disabili, poveri), attenzione ai beni comuni, ridistribuzione delle risorse primarie, sono solo alcuni dei punti chiave per una strategia efficace nella valorizzazione delle smart community e la realizzazione delle smart city nel nostro Paese.

Il nuovo Rapporto UrBes “Il benessere equo e sostenibile nelle città, promosso dall’Anci e dal Cnel, in collaborazione con l’Istat, punta proprio a fornire un contributo tecnico in questa direzione. Esso, infatti, è finalizzato all’individuazione delle misure più idonee a rappresentare il progresso del Paese e dei territori verso l’incremento del benessere dei cittadini, da affiancare a quelle macroeconomiche tradizionalmente utilizzate per la misura della crescita.

Il documento si basa su 12 indicatori (Salute, Istruzione e formazione, Lavoro e conciliazione tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali, Politica e istituzioni, Sicurezza, Benessere soggettivo, Paesaggio e patrimonio culturale, Ambiente, Ricerca e innovazione, Qualità dei servizi) selezionate attraverso un processo di condivisione democratica per misurare gli elementi fondanti del benessere in Italia e nei suoi molteplici territori.

La rete delle città coinvolte comprende:

  • le 10 Città Metropolitane: Torino, Genova, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Reggio di Calabria;
  • le 4 Città Metropolitane già previste ma non ancora costituite: Palermo, Messina, Catania e Cagliari;
  • altri 15 Comuni: Brescia, Bolzano, Verona, Trieste, Parma, Reggio Emilia, Cesena, Forlì, Livorno, Prato, Perugia, Terni, Pesaro, Potenza, Catanzaro.

Diversi i focus urbani proposti: mobilità sostenibile, interventi per l’edilizia scolastica, gestione rifiuti, innovazione e inclusione sociale estesa anche ai cittadini extracomunitari, formazione in ambito lavorativo, tutela e valorizzazione delle risorse ambientali.

Dal punto di vista della smart city, diversi sono stati i temi trattati dallo studio: dalla smart grid alla smart home, dall’efficienza energetica, alla mobilità elettrica e alternativa, dalla banda larga e ultralarga agli orti urbani e l’edilizia green.

I dati del Rapporto indicano sostanzialmente una riproposizione del tradizionale divario Nord-Sud, anche in chiave di sviluppo urbano, con eccezioni in alcuni centri del Mezzogiorno che hanno registrato dati migliori di quelli del Nord e del Centro Italia, in relazione alla mobilità urbana, all’infomobilità e alla tutela del patrimonio pubblico.

Per il complesso delle realtà metropolitane, una situazione di svantaggio relativo rispetto al resto del territorio è prevalente in merito alla mortalità per tumore; disponibilità di verde urbano; modalità di gestione dei rifiuti; presenza di aree pedonali. Inoltre, nei comuni capoluogo si accentua la frequenza di diverse tipologie di reati e quella di incidenti stradali con lesioni alle persone.

Parallelamente, emerge anche il ruolo della città come luogo dell’innovazione sociale, culturale, economica e tecnologica. I centri metropolitani mettono in luce, soprattutto rispetto ai contesti provinciali di riferimento, livelli di scolarizzazione e di reddito più elevati; una maggiore propensione alla specializzazione produttiva e alla connettività; biblioteche e musei più frequentati; una migliore conciliazione tra lavoro e impegni familiari di cui si fanno carico soprattutto le donne.