L'indagine

Pirateria audiovisiva in Italia, nuova ricerca FAPAV/Ipsos: danno all’economia per oltre un miliardo di euro, quasi 6.000 posti di lavoro persi

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Pirateria audiovisiva in Italia: presentati i dati FAPAV/Ipsos, il 2019 ha fatto registrare un leggero calo rispetto all’anno precedente, con un’incidenza del 37% e circa 400 milioni di atti compiuti. i film rimangono il contenuto più ricercato dai pirati (84%) seguiti da serie e fiction (63%) e programmi (46%). in forte crescita l’accesso illecito ad eventi sportivi live (27%).

Presentati stamattina in un webinar live streaming i dati della nuova ricerca sulla pirateria audiovisiva in Italia condotta dalla Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali (FAPAV) e Ipsos. Oltre un miliardo di euro il danno in termini di fatturato per le imprese del settore, mentre sono quasi 6 mila i posti di lavoro persi.

Questo è lo scenario prodotto dall’indagine, secondo cui i film rimangono il contenuto più ricercato dai pirati, seguito dalle serie tv e le fiction, mentre tra gli interessi emergenti ci sono sicuramente gli eventi sportivi live.

Contrastare l’illegalità per la ripartenza dell’industria dell’audiovisivo

Dietro i cosiddetti pirati non c’è niente di romantico, non ci sono ragazzini annoiati, ma gruppi criminali dediti al profitto ad ogni costo. Il Segretario Generale della FAPAV, Federico Bagnoli Rossi, ha subito rimarcato il concetto durante l’introduzione dell’evento online: “Parliamo sempre di business e soldi facili”.

Quattro gli strumenti più efficaci individuati nello studio per contrastare attivamente la pirateria: strumenti di enforcement, strategie di comunicazione, accordi di autoregolamentazione (strumenti snelli e veloci per garantire una vera tutela), offerta legale (orientare i consumatori versi i contenuti di qualità che non violano la legge).

Durante il lockdown, da marzo a maggio 2020, sono state effettuate rimozioni selettive di contenuti illeciti. Basti pensare che solo l’Agcom ha ordinato il blocco di 236 siti pirata su istanza di FAPAV e sono state avviate tre operazioni della Guardia di Finanza contro le IPTV illegali.

Il periodo di lockdown ha ovviamente rappresentato una circostanza eccezionale e sarà necessario proseguire attentamente con l’analisi dei dati per valutare come evolverà il fenomeno, a testimonianza del fatto che la pirateria continua ad essere un serio problema per l’industria e che i numeri possono aumentare con facilità in situazioni particolari”, ha proseguito il Segretario Generale FAPAV.

Contestualmente, ed è una buona notizia, è stata rilevata la crescita di nuovi abbonamenti a piattaforme legali on demand, con una intenzione al mantenimento dell’abbonamento anche dopo il periodo di quarantena forzata da parte delle famiglie italiane”.

Le attività di tutela del settore audiovisivo hanno assunto un ruolo ancora più strategico per il rilancio della nostra industria dopo il lockdown. Tutte le Autorità preposte, ed in particolare AGCOM, nel prossimo futuro avranno e dovranno assumere con responsabilità e consapevolezza un ruolo ancora più forte riguardo la tutela con l’obiettivo di creare le condizioni più ottimali possibili per il prosieguo della nostra ripartenza”, ha proseguito Bagnoli Rossi.

A tal proposito accogliamo con soddisfazione la recente approvazione dell’emendamento in materia di tutela del Diritto d’Autore inserito nel DL Rilancio e che prevede un rafforzamento delle azioni di contrasto. Auspichiamo pertanto un ruolo sempre più incisivo di AGCOM in tal senso – ha precisato il Segretario Generale della Federazione – poiché il lavoro svolto dall’Autorità rappresenta una riposta efficace e concreta, fondamentale per il rilancio della nostra industria dopo il lockdown”.

I dati della pirateria in Italia settore per settore

Secondo quanto riportato dalla ricerca FAPAV/Ipsos, l’incidenza complessiva della pirateria (di film, serie/fiction, programmi tv e sport live) tra gli italiani di 15 anni o più nel 2019 è stata pari al 37%.

Ne 31% dei casi si tratta di film piratati, con una diminuzione del 2% su base annua, mentre nel 23% di serie tv e fiction, con un aumento del 2% rispetto al 2018. In aumento anche la pirateria di programmi televisivi ed eventi sportivi live, rispettivamente il 23% e il 10% degli atti di pirateria.

È pari a 414 milioni la stima complessiva degli atti di pirateria nel 2019. Il 50% sono film, il 27% serie/fiction, il 16% programmi tv, il 7% sport live.

96 milioni è invece il numero stimato di fruizioni perse di film e serie/fiction nel 2019 (73 milioni per i film, 23 milioni per le serie/fiction); 13 milioni in meno vs 2018, 14 milioni in meno vs 2018, 32 milioni in meno vs 2016.

Il fatturato perso direttamente a causa della mancata vendita/noleggio di film e serie/fiction piratate nel 2019 è pari 591 milioni di euro, 9 milioni in meno rispetto al 2018.

1,07 miliardi di euro la stima del fatturato perso da tutti i settori economici italiani a causa della pirateria audiovisiva (1,08 nel 2018, 1,05 nel 2017, 1,2 nel 2016).

Il danno stimato sull’economia italiana i termini di PIL è pari a 449 milioni di euro (455 nel 2018, 369 nel 2017, 427 nel 2016), mentre sono 5.900 i posti di lavoro a rischio a causa della pirateria (stabile rispetto al 2018, 5.700 nel 2017, 6.500 nel 2016).

Oltre 199 milionii mancati introiti fiscali (IVA, imposte sul reddito e sulle imprese) vs i 203 del 2018, vs i 171 del 2017 e i 198 del 2016.

Le IPTV illegali incidono per il 10%, mentre sono 5,2 milioni gli italiani che hanno avuto modo di vedere illegalmente eventi sportivi live (erano 4,7 milioni nel 2018).

Rimanendo nel settore degli eventi sportivi live: sono 3 milioni gli atti di pirateria complessivi (22 milioni nel 2018).

“La nuova indagine FAPAV/Ipsos ha messo in evidenza molti aspetti interessanti. Tra i dati emersi quello più incoraggiante riguarda il calo significativo degli atti di pirateria, una contrazione dovuta in parte alle misure di controllo e repressione del fenomeno da parte delle Autorità competenti, in parte alla crescita dell’offerta legale e degli abbonamenti alle piattaforme”, ha commentato Nando Pagnoncelli, Presidente Ipsos Italia.

Allo stesso tempo, la diffusione di utilizzo delle IPTV illegali rappresenta un tema molto preoccupante su cui è necessario riflettere, un fenomeno che bisogna continuare a monitorare da vicino. La pirateria – ha detto Pagnoncelli – si evolve e non possiamo permetterci di abbassare la guardia; anche se la maggioranza dei pirati è consapevole di commettere un reato, circa la metà ritiene infatti poco probabile di incappare in sanzioni”.

Pertanto, ha affermato il Presidente Ipsos: “da un lato ci auguriamo che continui il processo di ampliamento dell’offerta legale, affinché sia sempre più attrattiva; dall’altro occorre proseguire con determinazione nelle azioni di vigilanza e contrasto, con l’auspicio di affrontare la problematica con un approccio diversificato ma allo stesso tempo organico; da questo punto di vista i numeri di AGCOM e le operazioni della Guardia di Finanza nell’ultimo anno sono stati decisamente positivi”.

La percezione del reato

“Se si parla di reato, il problema sta nella percezione di ciò che lo è o non lo è. L’accesso a contenuti pirata tramite app e servizi di messaggistica istantanea fa venire meno la percezione di un atto di violazione del copyright. Se c’è percezione c’è consapevolezza, altrimenti no. La semplicità con cui si può fruire di contenuti illeciti fa immaginare a molti che la pirateria non causa nessun danno. Altro elemento molto grave, come abbiamo visto, è l’impatto della pirateria sul livello occupazionale”, ha commentato Vito Crimi, Viceministro Ministero dell’Interno.

Fondamentali restano le campagne di comunicazione e sensibilizzazione sul tema, ha spiegato Crimi, “per promuovere tra i più giovani soprattutto la fruizione di contenti legali. È su questo che bisogna puntare per educare le generazioni future alla legalità. Trovarsi di fronte ad un messaggio che campeggia su un sito pirata in cui si avverte il navigante che la pagina contiene file illeciti e che è stata oscurata per violazione dei diritti di proprietà intellettuale, di per sé è già un monito molto forte al rispetto delle regole”.

Sempre sulla percezione di questo crimine si è soffermato Stan McCoy, Presidente MPA EMEA, che si chiede e ci chiede: “Perché la pirateria è così facile?”.

Lo studio ci fornisce spunti intriganti sul lato della domanda della pirateria, aiutandoci a capire chi lo fa, come e perché; dati che aiutano FAPAV e i suoi soci, tra cui la Motion Picture Association e molti altri attori del settore, a rimanere all’avanguardia in materia di campagne informative e dell’enforcement”.

McCoy però pone altre domande chiave e offre un esempio piuttosto illuminante a riguardo: “Perché è così facile sviluppare un enorme servizio pirata online? Come può questa forma di criminalità organizzata operare così apertamente, con tale impunità? Come può essere che a settembre 2019, quando la società di consulenza Sandvine ha pubblicato la sua analisi delle dieci principali fonti di traffico in streaming su internet, l’elenco includeva, insieme a tutti i nomi prevedibili, anche quello del noto cyberlocker pirata, Openload?”.

Il problema qui non è solo italiano, ma globale, anche americano. Tutti sanno che Openload è un paradiso web per la pirateria digitale, ma non si fa nulla, perché questa piattaforma evidenzia una debolezza molto forte del sistema, della nostra capacità di combattere le attività illegali online.

Siamo in grado di bloccare siti web pirata, Agcom rappresenta una best prctice e FAPAV eccelle nell’individuare i target per l’Autorità. Ma Openload è diversa, perché è un servizio che effettivamente detiene il contento pirata”.

Cliccando su un collegamento qualsiasi, dai centinaia di siti pirata, in realtà quel contenuto proviene da Openload. Il maggior traffico di utenti verso questa piattaforma arriva da USA e Italia, rispettivamente 11.3% e 6,8%”, ha ricordato McCoy.

MPA, il caso Openload

Lo scorso anno MPA è riuscita a scoprire dove Openload era effettivamente ospitato. Per fornire streaming di qualità serve un’infrastruttura avanzata e questa si trova solo in quei mercati e Paesi dove è possibile reperirla in breve tempo. Si così scoperto che Openload era ospitato in Francia, insieme ad altri cyberlocker pirata, come streamango e RapidVideo, ospitati da un importante hosting europeo utilizzato da centinaia di migliaia di aziende.

“Grazie ad una sentenza del tribunale, sappiamo che l’host ha raccolto più di 18 milioni di euro in cinque anni per ospitare Openload e altri due servizi pirata. Tutto pagato tramite carte di credito non rintracciabili. Le informazioni sui clienti in archivio indicavano una società di Hong Kong chiamata Openload Ltd, che però non esisteva”, ha spiegato il Presidente di MPA EMEA.

Questo significa che se i fornitori di infrastrutture non conoscono i loro clienti, come in Europa, i titolari dei diritti non possono scoprire chi viola il copyright e perseguirlo per legge.

Grazie al lavoro dell’Alliance for Creativity and Entertainment (ACE), in cui fa parte MPA, si è riusciti a trovare gli operatori di Openload, che operano al di fuori della Germania, e di convincerli di chiudere il servizio. Un buon risultato, ma lontano dall’obiettivo finale.

I siti web illegali si affidano a più fornitori di servizi tradizionali, come hosting, pubblicità e fornitori di proxy, come Cloudflare, e provider di nomi di dominio. Tutti attori intermediari che stanno guadagnando milioni di dollari da clienti commerciali fraudolenti”.

McCoy allora ha suggerito un nuovo strumento di contrato alle attività illecite online: “Il legislatore europeo deve intervenire per imporre agli intermediari, che forniscono servizi commerciali alle imprese online, di attuare il protocollo KYBC, acronimo per “Know your business customer”. Si tratta di misure normali di due diligence per verificare l’identità sulla base di documenti, dati o informazioni convalidanti, tra cui l’IVA”.

Un adempimento facile per qualsiasi vera impresa, ma difficile per i criminali. Ogni volta che siamo di fronte ad un’identità falsa, il fornitore di servizi dovrebbe interrompere il servizio.

Tali misure KYBC sono molto efficaci e possono porre fine all’impunità dei pirati: “Basta che i fornitori di servizi identifichino i propri clienti. L’appello è rivolto a FAPAV e i suoi associati – ha concluso McCoy – proprio per promuovere anche in Italia questo strumento, valido per tutta Europa”.

La pirateria e la pretesa della gratuità dei contenuti online

Tutta la filiera dell’audiovisivo in Italia deve essere coinvolta in questa battaglia. C’è da sconfiggere delle subculture nefaste, verso le quali si è stati troppo indulgenti in passato. Da una parte la pirateria online, che è crimine informatico, dall’altra la pretesa generale della gratuità dei contenuti audiovisivi, che è inconciliabile con la difesa dei posti di lavoro”, ha detto Francesco Rutelli, Presidente ANICA.

Fondamentale è il riconoscimento del valore della professionalità, ma anche della remunerazione dei contenuti, come pure la valorizzazione culturale ed educativa di tali contenuti. La fruizione ha un valore sociale e creativo. Compito delle Istituzioni è regolare e tutelare. Non possiamo rischiare il fallimento dello stato di diritto”.

Le istituzioni devono respingere alcuni concetti come la gratuità e l’impunità nella violazione della legge. La subcultura del furto non va accettato in nessun caso. L’emendamento approvato nel decreto rilancio e proposto da Capitanio va in questa direzione”, ha concluso Rutelli.

Abbiamo cercato di investire in tecnologie in grado di tutelare il prodotto fruito in tempo reale, come quello sportivo, attraverso le IPTV illegali. Questo ci ha messo in contatto con professionisti internazionali e ci ha consentito di individuare le piattaforme pirata”, ha affermato Luigi De Siervo, Ad Lega Calcio Serie A.

Abbiamo scelto di fare una campagna molto forte contro la pirateria, anche in più lingue con il claim “la pirateria sta uccidendo il calcio”. Tutti i produttori di contenuti hanno bisogno di guadagnare per investire in nuovi progetti e per mantenere un livello occupazionale adeguato”.

Quello che continua a mancare è il ruolo della politica. Servono delle regole da rispettare in linea con quelle degli altri Paesi europei, che consentano ad operatori di rete e magistrati di poter intervenire sull’azione pirata”, ha infine precisato De Siervo.

L’azione di Agcom e Forze dell’Ordine

Durante il lockdown abbiamo intensificato le attività di supporto alla polizia dei Paesi membri dell’Unione, perché l’IPTV è un crimine transnazionale. Abbiamo ricevuto informazioni di intelligence, anche attraverso big data, processate dai nostri analisti che hanno consentito di supportare le indagini in tutta Europa.

Sono stati riscontrati nuovi trend. I social media sono stati molto utilizzati anche per cercare link e info sui contenuti piratati. Il picco delle conversazioni seguivano le dinamiche della pandemia di Paese in Paese”, ha affermato Sergio Tirrò, Team Leader Europol.

Una recente indagine, conclusa il mese scorso, ha coinvolto diversi Paesi, tra cui Spagna, Germania e Danimarca, con l’individuazione di 40 mila contenuti tra canali, film e documentari offerti su piattaforme pirata, con 2 milioni di utenti e un giro di affari di 15 milioni di euro. Europol ha supportato da remoto tale operazione”.

La pirateria è un fenomeno ben conosciuto ormai: con pochi euro si accede illecitamente ad un panorama vastissimo di contenuti audiovisivi. Nell’ultima operazione, la Finanza è riuscita a bloccare server che facevano rimbalzare il segnale dei principali broadcaster come Rai, Mediaset e Dazn, verso 160 mila utenti pirata”, ha raccontato Renzo Nisi, Comandante Nucleo Speciale Beni e Servizi Guardia di Finanza.

Questo intervento massivo anche sugli utenti clienti di IPTV illegali ci permette di informare tutti sulle conseguenze della fruizione di contenuti pirata, dal procedimento penale al sequestro degli strumenti digitali utilizzati per la connessione”, ha aggiunto il Generale.

Un’attività che inizia a dare frutti concreti. Molti utenti clienti abbandonano le piattaforme pirata per paura. Ma la legge e l’enforcement non bastano da soli, serve tanta comunicazione e pubblicità verso il pubblico. È fondamentale che si sviluppi un argine proattivo da parte dei provider che ospitano i contenuti che poi vengono distribuiti su scala nazionale”.

Bisogna obbligare i fornitori internazionali di servizi ad avere un comportamento proattivo che induca ad evitare il contatto con soggetti criminali”, ha concluso Nisi.

Oltre all’enorme danno economico all’industria, ha dichiarato Francesco Posteraro, Commissario AGCOM, “c’è il rischio di inaridire le fonti della creatività che alimentano l’economia del Paese. La pirateria si avvale sempre di nuovi strumenti, ma anche l’azione di contrasto è più decisa e forte”.

Se durante il lockdown si è registrata un’impennata della fruizione pirata, magari come fenomeno temporaneo legato alla pandemia, è altrettanto significante la diminuzione egli atti di pirateria tra il 2016 ed il 2019”.

Il web libero non significa assenza di regole e sacrificio dei diritti altrui, come in un farweb, perché ciò che non è lecito in uno spazio fisico non può divenire legale in rete”.

Cyberbullismo e fake news, deep web e frodi, hanno consentito al pubblico di conoscere il lato oscuro del web e quindi di iniziare a comprendere che anche la pirateria online è un reato. C’è un cambiamento di clima generale, anche perché la battaglia contro la pirateria è prima di tutto culturale. Un’evoluzione positiva del sentiment nazionale che si ritrova nel regolamento Agcom”, ha aggiunto Posteraro.

Un’azione Agcom a cui la FAPAV sta contribuendo attivamente. Il regolamento ha smosso le acque. Se all’inizio c’erano reazioni ostili verso il provvedimento, paventando la lesione del diritto di libertà di manifestazione del pensiero o la stessa morte di internet come spazio di libera discussione, in realtà non è accaduto nulla di questo”.

Lo scorso venerdì in commissione bilancio della camera è stato approvato l’emendamento che rafforzerà ulteriormente l’azione di Agcom, con la possibilità di intervenire sugli operatori stranieri che utilizzano risorse nazionali audiovisive e si incremento le sanzioni fino al 2% del fatturato” ha chiarito il Commissario.

La sfida e l’auspicio è che l’Italia recepisca rapidamente la direttiva UE senza annacquare i contenuti. Le piattaforme devono servire i cittadini e non il contrario, come ha detto la vicepresidente della Commissione europea, Margrethe Vestager”.

Le sale e l’home video

Il settore dell’home video è cresciuto grazie al parallelo aumento dell’offerta legale supportata dalle piattaforme video on demand, con orientamento editoriale dedicato proprio a questo. Chiusi in casa durante la pandemia ha portato a farci spendere più soldi su internet anche per i contenuti digitali”, ha spiegato Lorenzo Ferrari Ardicini, Presidente UNIVIDEO.

Allo tesso tempo però c’è stato un impulso forte alla nascita rapida di nuove piattaforme, per andare in contro alla domanda del pubblico, e un’esperienza nuova di uscita anticipata in video on demand di titoli nuovi. Si è introdotta in questo modo una fase sperimentale di lancio di titoli in prima visione in fruizione digitale”.

Per battere la pirateria serve fare un passo in un più. Basti pensare che in sala il sistema illecito del camcording, lì dove sono aperte ancora, è un fenomeno diffuso. Crediamo che l’elemento culturale in questo caso sia preponderante per incidere sui comportamenti illeciti. La sala è ancora un polo forte di attrazione per i cittadini che vogliono vedere un film. L’anno passato si sono fissati dei record di presenze in sala”, ha dichiarato Mario Lorini, Presidente ANEC.

Durante il lockdown abbiamo dato il nostro consenso al passaggio delle prime visioni in rete, ma i risultati non sono stati entusiasmanti, il che significa che la sala ha ancora un grande valore sociale, culturale e storico”.

Circa 4.000 schermi in rappresentanza di presidi culturali e sociali nel nostro Paese. Tra qualche giorno finiscono gli ammortizzatori sociali e non c’è modo di far ripartire il mercato perché la distribuzione è ferma. Siamo a 30 milioni di ingressi persi e forse ne perderemo altrettanti fino al momento in cui il settore potrà riprendere normalmente il proprio lavoro”, ha concluso Lorini.

Le conclusioni

In diretta video dalla Camera dei Deputati è intervenuto anche Massimiliano Capitanio, deputato della Lega e primo firmatario dell’emendamento contro la pirateria digitale approvato nel decreto Rilancio: “Sarà un emendamento con un elevato valore culturale, noi abbiamo deciso di rafforzare i poteri di Agcom per poter affrontare l’operato degli attori online, che è un campo molto complesso, dove le piattaforme lavorano in assenza di regole”.

Questo emendamento, oltre a dare maggiori poteri nella tutela del diritto d’autore e nel rintracciare le responsabilità di chi commette atti di pirateria, offre la possibilità di operare in un contesto in cui il rispetto delle regole sia la base per una società migliore”, ha concluso il deputato leghista.

La rete sicuramente è utile per migliorare la vita di molti di noi, ma è un mare ampio ni cui è possibile imbattersi in tanti problemi, tra cui i pirati digitali. Un fenomeno che riguarda sia l’audiovisivo, sia l’editoria in genere, che nel nostro Paese è ancora forte. Dietro ai prodotti editoriali ed audiovisivi c’è la vita reale di chi ci lavora. È necessario intervenire per introdurre correttivi e costruire una nuova prospettiva di legalità”, ha dichiarato Andrea Martella, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con Delega all’Editoria.

I dati della ricerca confermano il danno per l’industria creativa, l’effetto di impoverimento del settore e quanto sia vero che di fronte a questo reato l’industria non è più in grado di sostenere i costi di produzione”.

“Piratare è un furto alla nostra democrazia. Non si tratta solo di incassi e posti di lavoro a rischio, ma siamo di fronte a un fenomeno che deve essere contrastato con un’azione istituzionale, sia per l’audiovisivo, sia per l’editoria”.

Bisogna intervenire su più punti, secondo il Sottosegretario: il quadro normativo va rafforzato, agire sulla leva culturale e introdurre incentivi per utilizzare prodotti legali. “Su questo abbiamo deciso di intervenire per il danno obiettivo che il fenomeno arreca all’industria creativa, introducendo la misura antipirateria che oggi è oggetto di voto. Una misura innovativa dal punto di vista tecnologico e anche in ambito europeo per contrastare contenuti pirata attraverso messaggistica”.

Per quel che riguarda la cassazione delle piattaforme, la regolazione della rete e la concorrenza sleale, sono temi di grande importanza al centro del nostro lavoro, il senato sta per concludere l’esame della direttiva europea sul copyright, che dovrebbe essere approvata integralmente. Ci sarà il passaggio alla Camera e ci sarà per il Governo la possibilità di fare il decreto attuativo che la renda operativa. Speriamo entro la fine dell’anno. C’è tempo fino a giugno 2021, ma bisogna accelerare l’iter”.

Ultimo aspetto su cui lavorare è l’introduzione di forme di detrazione fiscale per l’acquisto di libri, giornali e altri prodotti audiovisivi, allo scopo di incentivare l’acquisto di prodotti editoriali a sostegno dell’industria e che promuova cultural della legalità. Per la ripartenza è fondamentale vincere la sfida contro la pirateria”, ha infine precisato Martella.

Nel settore televisivo siamo in tendenza negativa con la pirateria, perché nelle fiction e nello sport gli atti di pirateria stanno aumentando, anche grazie al contributo delle IPTV illegali. Tutti gli attori del sistema audiovisivo e le Istituzioni stesse devono collaborare e sviluppare una consapevolezza comune nel come affrontare la pirateria e in questo FAPAV è utilissima. Siamo in ritardo nel recepimento delle direttive europee e i dati sono preoccupanti, perché i danni sono enormi e in più segmenti dell’industria”, ha detto Franco Angelo Siddi, Presidente Confindustria Radio TV.

Forse va sperimentata una nuova prospettiva regolatoria. Il test su “Tolo Tolo” ci dice che bisogna portare avanti assieme un’azione allo stesso tempo culturale e repressiva, anche investigativa a livello preventivo, come nel caso del film di Zalone, con la possibilità di individuare nuovi account pirata”.

Se le imprese sono messe in condizione di avere ricavi dal lavoro svolto si riesce a fare molto di più, al contrario ci si mostra deboli. Servono risposte compiute, come nel caso dell’emendamento recepito nel decreto rilancio”.

In questo momento è utile ed efficace il lavoro di squadra. Come nel caso dell’emendamento e la sua approvazione all’unanimità. Un’iniziativa che porta con sé un segnale importante: andare oltre i limiti ideologici per favorire e rafforzare i poteri a tutela dell’industria culturale italiana”, ha dichiarato ancora Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale FAPAV, per le conclusioni del webinar.

Allo stesso tempo è importante ricordare l’importanza di dover raccontare al pubblico i reali protagonisti di questo settore e di quanto lavoro c’è dietro alla macchina da presa. Per questo abbiamo dedicato la mattinata alla scomparsa di Ennio Morricone, un esempio di professionalità e serietà sul lavoro”.

Il nostro lavoro ha il compito di raccontare cosa succede dietro le quinte e avvicinare il pubblico alle maestranze. È il momento della ripartenza e ci auguriamo come Federazione di rappresentare una camera di compensazione per lavorare tutti assieme”.

Bagnoli Rossi ha infine annunciato ufficialmente, a partecipanti e spettatori del webinar, che il Vice Ministro Crimi ha comunicato, poco dopo il suo intervento, la volontà del Governo di approfondire lo strumento KYBC, di cui ha parlato McCoy, con la promessa di valutarlo attentamente anche da noi in chiave antipirateria.