i dubbi

Pandemia, tutti a caccia dell’app ‘miracolosa’ per contrastare il virus

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Il Governo, insieme ad esperti di digitale, di privacy e di cybersecurity, sta cercando di individuare la tecnologia che in Italia possa contribuire a frenare i contagi del Covid-19. I dubbi, le norme privacy da rispettare anche in emergenza e le condizioni del Garante.

Solo al ministero dell’Innovazione ne sono state presentate oltre una decina. Questo fa capire il clima in queste ore in cui tutti, anche una non accreditata agenzia di comunicazione, sta per vendere la sua app ‘miracolosa’ in grado di frenare i contagi del Covid-19.

Al lavoro su questa ‘cura’ digitale non è direttamente al lavoro il ministero dell’Innovazione, che grazie al decreto-legge Cura Italia (art.76), può avvalersi, fino al 31 dicembre 2020, di “un gruppo di supporto digitale”, chiamato per individuare le migliori soluzioni tecnologiche da introdurre nella pubblica amministrazione.

Come potrebbe funzionare l’app? E soprattutto si possono obbligare i cittadini ad installarla?

Il Messaggero, oggi in edicolariporta già dei dettagli sull’app ‘miracolosa’, che, scrive il giornale, “non è ancora disponibile ma sembrerebbe aver già incassato il benestare delle autorità che, comunque, la stanno vagliando per comprenderne possibilità e rischi”.

  • Primo dubbio, si possono obbligare i cittadini ad installare l’app?

Molto probabilmente la soluzione tecnologica più efficace e meno invasiva della privacy dei cittadini è quella adottata dalla Regione Lombardia che monitora i flussi delle persone con i dati “aggregati”, quindi anonimi, forniti dalle compagnie telefoniche di rete mobile. Non si tratta di una sorveglianza sanitaria di massa che consente di tracciare il singolo cellulare, ma di una tecnologia che permette di ricavare quanti spostamenti avvengono tra una cella e l’altra nel raggio di 300- 500 metri. Quindi chi esce in giardino non risulta, così come chi compra il pane sotto casa (spostamento consentito dal decreto del governo).  La struttura digitale messa in campo dalla Regione Lombardia, nel dettaglio, scrive Il Giornale, “utilizza i big data, anonimi ed aggregati al di sopra dei 30 contatti, ossia di 30 sim telefoniche”.

In questo modo si possono individuare gli assembramenti ed immediatamente contattare le forze dell’ordine per intervenire sul posto e multare le persone obbligandone ad andare a casa. La soglia di 30 sim si potrebbe portare a 5 sim, in modo tale da monitorare ed intervenire anche su gruppi di 5 persone, per esempio.

Come rispettare GDPR e altre norme privacy?

  • Secondo dubbio. La futura app che potrebbe essere usata dalla Protezione civile e dalle altre autorità autorizzate a farlo in che modo rispetterebbe le norme privacy? 

Oggi su Key4biz l’avvocato Nicola Fabiano, Garante privacy della Repubblica di San Marino, sottolinea che anche in una situazione emergenziale “Gli sviluppatori di eventuali app, oltre che rispettare il principio “Data protection by design and by default” (ex art. 25 GDPR), sono comunque obbligati ad attenersi alle norme in materia di protezione dei dati personali”.

Le condizioni del Garante privacy

Altrimenti, l’app o l’eventuale tecnologia che si sta sviluppando non avrebbe mai l’ok da parte del Garante privacy italiano. Antonello Soro ha indicato le condizioni da rispettare, nell’intervista al Corriere della Sera“Bisognerebbe anzitutto orientarsi secondo un criterio di gradualità e, dunque, valutare se le misure meno invasive possano essere sufficienti a fini di prevenzione”. “Ove così non sia”, ha concluso il Garante, “si dovrà studiare modalità e ampiezza delle misure da adottare in vista della loro efficacia, proporzionalità e ragionevolezza, senza preclusioni astratte o tantomeno ideologiche, ma anche senza improvvisazioni. Il Garante fornirà, naturalmente, il suo contributo nello spirito di responsabilità e leale cooperazione istituzionale che ne ha sempre caratterizzato l’azione, nella consapevolezza della difficoltà del contesto attuale”.

Zaia: “Serve una legittimazione giuridica sennò poi va a finir male

In conclusione, siamo tutti in attesa di sapere se al livello governativo, con gli esperti del Dipartimento per la trasformazione digitale e con tutti gli altri principali attori pubblici e privati dell’IT, si riesca ad individuare e a sviluppare la tecnologia, sicura e nel rispetto delle indicazioni del Garante privacy e con una base giuridica, per contrastare la pandemia.  

Sarebbe anche un modo per consentire alle Regioni e alle autorità di non accettare software “stratosferici” proposti pure da qualsiasi agenzia di comunicazione, perché “potrebbe finir male”, come ha messo in guardia il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia“A noi hanno proposto dei software che sono stratosferici, però mi metto nei panni dei cittadini, e quindi bisogna che ci sia una legittimazione giuridica sennò poi va a finir male”.