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PA Digitale partecipata, spazio all’open source

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Tre le attività a sostegno di questo processo inclusivo e partecipativo proposte dalla ministra Fabiana Dadone: “Il lancio di un portale di raccolta delle consultazioni, selezionabili attraverso un motore di ricerca; la predisposizione di una guida sulla consultazione; un vero e proprio manuale pratico”.

Il digitale come leva fondamentale e irrinunciabile per far crescere nel Paese sia la Pubblica Amministrazione con i suoi servizi, sia la partecipazione attiva dei cittadini e delle imprese alla vita pubblica ed amministrativa dei territori.

Il ministero della Pubblica Amministrazione ha messo a punto in via definitiva una nuova piattaforma open source per favorire e promuovere le consultazioni pubbliche come strumento di partecipazione aperto e inclusivo sulle materie di interesse appunto di cittadini e imprese.

Il nome della piattaforma è “Partecipa” e sarà accessibile in rete entro fine novembre: “L’iniziativa per il rafforzamento delle politiche di  consultazione delle amministrazioni fa leva sui processi di digitalizzazione e si articola in tre attività – ha dichiarato in una nota il ministro Fabiana Dadoneil lancio di un portale che raccoglierà le consultazioni in corso e quelle concluse e che sia il luogo dove i cittadini possano trovare le consultazioni di interesse, selezionabili attraverso un motore di ricerca per tema, ambito geografico e tipo; la predisposizione di una guida sulla consultazione; un vero e proprio manuale pratico, che sia di ausilio concreto per gli amministratori che vogliano fare consultazioni”.

Open source significa per la Pubblica Amministrazione poter condividere, rielaborare e migliorare i propri software, praticamente all’infinito.
L’Agenzia per l’Italia digitale ha da poco pubblicato “Linee guida su acquisizione e riuso di software per le pubbliche amministrazioni“ che dettano gli indirizzi secondo cui le PA, titolari di soluzioni e programmi informatici realizzati su specifiche indicazioni del committente pubblico, “hanno l’obbligo di rendere disponibile il relativo codice sorgente, completo della documentazione e rilasciato in repertorio pubblico sotto licenza aperta, in uso gratuito ad altre amministrazioni e alla collettività”.

In questo modo è possibile ottimizzare e razionalizzare la spesa pubblica, ad esempio indirizzandola verso un numero minore di software, ma più efficienti e sicuri. Non è un obbligo vero e proprio, ma se un amministratore pubblico vuole comprare software proprietario sarà più complicato, perché ci vorrà una domanda scritta, mentre sarà più facile per la Conte dei Conti controllare.