Il Report

Open data, in Italia cresciuti del 30% nell’ultimo anno e siamo quarti nell’Ue per utilizzo

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Cresce la predisposizione agli open data nel nostro Paese, al 91% nel 2017, migliora anche la capacità di utilizzo degli stessi (quarto posto nell’Ue), ma bisogna fare di più in termini di competenze (ottavi in Europa per preparazione).

Tutte le informazioni raccolte, prodotte o acquistate da organi pubblici e che possono essere utilizzate, modificate e condivise da chiunque sono considerati “dati aperti”, open data. Il loro utilizzo è fondamentale nell’ottenere più trasparenza e una più efficace azione di Governo, oltre a determinare benefici finanziari tangibili per cittadini, imprese e l’intera società.

Si calcola che entro il 2020 gli open data potrebbero raggiungere un valore di mercato in Europa di 75,7 miliardi di euro, con un incremento del 37% tra il 2016 ed il 2020.

Per questi motivi l’Unione europea (Ue) ha lanciato l’European Data Portal, piattaforma che raccoglie le informazioni sui dati diffusi da 34 paesi europei e relativi a 73 cataloghi, in grado di aggregare circa 790.000 set di dati e offre un’ampia gamma di risorse per l’apprendimento e casi d’uso.

Ieri è stato pubblicato il terzo report annuale che analizza lo stato dell’arte degli open data in Europa. Il report, dal titolo “Open Data Maturity in Europe 2017: Open Data for a European Data Economy” e redatto da Capgemini Consulting, ha evidenziato che nel 2017 il numero di trendsetter è quasi raddoppiato, raggiungendo 14 paesi, rispetto agli 8 del 2016.

In generale, si legge nella nota che accompagna il documento, “i paesi europei hanno totalizzato il 72%  in termini di preparazione sugli open data nel 2017”, rispetto al 57% del 2016. Per quanto riguarda la maturità dei portali, invece, i partner Ue “hanno riportato una crescita percentuale di poco superiore al 10%”, passando dal 66% del 2016 al 76% del 2017.

Nel commento allo studio si sottolinea che “i fattori chiave della trasformazione degli open data si basano su una spinta verso il cambiamento e su aggiornamenti costanti”, a cui si aggiunge “una visione strategica delle policy e dell’infrastruttura dei portali” e “una maggiore comprensione dell’impatto”.

L’Italia è il terzo Paese in Europa ad aver accelerato di più in termini di policy per gli open data (dopo Lettonia e Lussemburgo), crescendo del 30%, dopo aver iniziato con il 74% nel 2015, ed essere scesa al 62% nel 2016, per poi accelerare di nuovo al 91% nel 2017.

Per quanto riguarda la preparazione nell’uso degli open data nel 2017, la maggior parte dei 28 Stati membri dell’UE (57%) registrano punteggi superiori alla media UE pari al 72%. L’Italia si posizione all’ottavo posto dopo Irlanda (97%), Spagna (94%), Paesi Bassi (93%), Francia (92%), Finlandia (90%), Slovenia (84%), Lussemburgo (82%) e Italia (81%).

Riguardo, infine, al riutilizzo degli open data, l’Italia si posizione al quarto posto tra i 28 paesi europei, dopo Germania, Lussemburgo e Romania (che hanno raggiunto il 100% di riusabilità), e assieme a UK, Belgio e Spagna con il 93%.

Tra le raccomandazioni del Report “Open Data Maturity in Europe 2017”, troviamo: migliorare i portali dati; supportare i finanziamenti; documentare l’impatto; interagire con i rispettivi utenti; guidare la digital transformation; esplorare i dati privati; offrire dati in real-time.

Ulteriori compiti assegnati ai Paesi Ue: elaborare “una visione per incorporare gli open data all’interno di un programma più ampio volto alla trasformazione digitale del settore pubblico” e sviluppare “una solida strategia che sostenga lo sviluppo di un portale dati come una delle componenti di un’infrastruttura dati nazionale”.