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Netflix cresce sul mercato e a Wall Street, che penalizza Facebook e Google per la gestione dei dati

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Nel primo trimestre Netflix ha registrato più 7 milioni di utenti raggiungendo la cifra di 125 milioni nel mondo. Il titolo va bene in Borsa sia perché la crescita supera le previsioni degli analisti sia perché la società non è stata colpita dallo scandalo della gestione dei dati, che, invece, sta penalizzando a Wall Street Facebook e Google.

Netflix piace sempre più agli internauti di mezzo mondo, che si fidano anche di come la società gestisce i loro dati e rispetta la privacy. La piattaforma di video-streaming ha segnato un altro trimestre di crescita degli iscritti, superando le previsioni e le aspettative di Wall Street. Ora in tutto il mondo gli utenti sono 125 milioni e per la precisione gli abbonati paganti sono 118,9 milioni. In Italia quanti? “Un milione lungo lo Stivale secondo gli ultimi dati della società di consulenza EY”, si legge nell’intervista all’Ad Reed Hastings pubblicata da Panorama a fine marzo.

Da gennaio a marzo 2018 il gigante del video-streaming ha registrato un aumento di 7,41 milioni di abbonati (contro i 6,5 milioni previsti dagli analisti), di cui 5,46 milioni a livello internazionale. Il segmento internazionale ora rappresenta il 55% delle iscrizioni totali e il 50% delle entrate. Complessivamente per il primo trimestre, Netflix ha registrato un utile di 290 milioni di dollari, pari a 64 centesimi per azione, rispetto a 178 milioni di dollari o 40 centesimi per azione dell’anno precedente. Le entrate sono salite del 40% a 3,7 miliardi di dollari.

La società prevede inoltre di aumentare fortemente gli utenti anche nel trimestre in corso.

Perché Netflix va bene sul mercato e a Wall Street?

Le azioni in Borsa sono balzate del 4,9% confermando Netflix uno dei titoli con la crescita più rapida sul mercato quest’anno, per due motivi:

  • Per aver aumentato il bacino di utenza negli Usa e a livello internazionale di più rispetto alle previsioni degli analisti.
  • Perché la società non è stata colpita dallo scandalo della gestione dei dati, che, invece, sta penalizzando a Wall Street Facebook e Google.

Lunedì scorso, l’amministratore delegato di Netflix, Reed Hastings, ha detto che “Siamo molto diversi dalle società che si basano sul supporto economico delle pubblicità e abbiamo sempre cercato di proteggere i nostri abbonati”, ha sottolineato il numero uno della compagnia. “Penso che la società sia sostanzialmente immune da tutti i problemi che stanno emergendo nel settore”, ha concluso. Osservando, poi, che Netflix quest’anno punta a investire più di 10 miliardi di dollari in contenuti e strategie di marketing e solo 1,3 miliardi di dollari sulla tecnologia, il ceo ha dichiarato che la sua ‘creatura’ è molto più una società del settore dei media che una compagnia del tech.

‘Le grandi alleanze’ con gli ex concorrenti 

A livello globale Netflix punta ad arrivare nelle case connesse con la banda larga e per farlo sta stringendo accordi commerciali con ex concorrenti, come quello stipulato la scorsa settimana con Comcast per abbinare il suo servizio con la TV via cavo; come quello siglato con Sky in Europa, che dall’anno prossimo prevede l’integrazione dell’intero servizio di videostreaming all’interno di un nuovo pacchetto Tv ad hoc, che consentirà ai milioni di clienti di Sky di accedere alla programmazione di Netflix sulla piattaforma Sky Q. Infine la società guidata da Hastings ha stretto una partnership per integrare il suo servizio con il gestore di telefonia mobile T-Mobile.

Ma non solo ‘grandi alleanze’ con i concorrenti. Netflix ha ribadito di spendere fino a 8 miliardi di dollari quest’anno per la produzione originale di contenuti, più dei rivali HBO e Amazon. Tanti soldi, dunque, per far crescere la base clienti così ci vorranno ancora “diversi anni” per liberarsi del maxi-debito, infatti continuerà a iscrivere a bilancio un flusso di cassa libero negativo, che si attesterà tra i 3 e i 4 miliardi di dollari e ha affermato che il dato resterà in rosso ancora per molti anni.

Il divorzio con il festival di Cannes

Non tutto fila liscio per il gigante del video-streaming. Si è ufficializzato il divorzio con Cannes: il festival del cinema francese non ha ammesso i suoi film per l’edizione 2018. La causa? “Perché Netflix si ostina a non sono distribuire i film nelle sale”, mentre la legge francese consente la visione sulle piattaforme internet solo dopo 36 mesi la distribuzione delle pellicole nei cinema. Nonostante la norma la direzione della kermesse si è mostrata disponibile a far partecipare i titoli di Netflix nella categoria fuori concorso, ma la società di video-streaming ha chiuso la porta in faccia e si è ritirata completamente dal Festival.