Il mercato

Micromobilità elettrica: in Italia pronto il decreto attuativo, ma il gap con l’Europa ci costa caro

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Mentre noi arranchiamo tra giuste esigenze di sicurezza ed eccessiva burocrazia, il mercato della micromobilità in Europa potrebbe raggiungere i 150 miliardi di dollari entro il 2030. Gli investitori prendono accordi e il nostro Paese rischia di rimanere indietro e di perdere un treno fondamentale per trasformare in chiave green la nostra mobilità urbana.

Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit) ha reso noto, la scorsa settimana, che il decreto attuativo per avviare la sperimentazione nelle città italiane della micromobilità elettrica è pronto: “Verrà ora condiviso con le altre amministrazioni coinvolte e con gli enti locali e contiamo che sarà definitivamente in vigore in tempo per avviare le sperimentazioni di monopattini elettrici, segway, monowheel e hoverboard nelle città dall’estate 2019”, si legge nella nota ufficiale.

Finalmente il testo si appresta ad entrare nella fase finale dell’iter legislativo, ma non è ancora finita e infatti è lo stesso Mit ad auspicare “un rapido iter di condivisione da parte delle altre istituzioni, così da fare tutti insieme un nuovo importante passo in avanti verso una mobilità veramente green che consentirà di offrire nuovi mezzi di trasporto nell’ottica dell’intermodalità a zero emissioni”.
Spetterà poi alle amministrazioni locali procedere alla scelta delle aree della città più idonee per avviare la sperimentazione e disciplinarne l’utilizzo.

Di fatto, oltre a dare un evidente spinta in avanti alla nuova mobilità urbana, soprattutto in chiave di decarbonizzazione e di smart mobility, la micromobilità elettrica è un mercato in crescita, con aziende che investono e che sviluppano nuove soluzioni, con startup che innovano e una lunga filiera che offre rilevanti occasioni di crescita e di business, dal manifatturiero ai servizi, passando per le infrastrutture.

Un recente studio McKinsey Germany ha calcolato in 150 miliardi il valore del mercato della micromobilità elettrica nella sola Europa entro il 2030, mentre a livello mondiale la cifra potrebbe salire a 500 miliardi di collari circa.

Ecco perché è importante che il nostro Paese acceleri sul decreto attuativo. Dal 2015 ad oggi, a livello globale, sono stati investiti nel settore quasi 6 miliardi di dollari, di cui l’85% della spesa destinata agli impianti produttivi cinesi.
In pochissimi mesi, numerose startup della micromobilità elettrica sono riuscite a superare il miliardo di dollari di valutazione sui mercati internazionali.
Questo significa che c’è un elevato dinamismo nel settore e una crescente attenzione degli investitori, ma servono delle regole, un quadro normativo chiaro, seguendo cui è possibile da un lato assicurare i massimi livelli di sicurezza in strada e dall’altro far crescere modelli di business, competenze e competitività.

Gran parte degli spostamenti in città (fino al 60% dei casi) sono tutti entro gli otto chilometri, si legge nello studio, per una velocità media non superiore ai 15 km/h, dato che favorisce l’utilizzo di questi mezzi di trasporto personali al posto dell’automobile, perché sono puliti e decongestionano il traffico.
Per questo il mercato europeo è stimato poter raggiungere un valore compreso tra 100 e 150 miliardi di dollari, contro i 200-300 miliardi degli Stati Uniti e i 30-50 miliardi della Cina.
Al momento i prezzi stanno scendendo rapidamente, tanto che oggi un monopattino elettrico, ad esempio, in Europa costa il 50% in meno rispetto agli Stati Uniti e in Cina addirittura l’80% in meno.

Un trend che comunque, ci tengono ha spiegare i ricercatori, vedrà nei prossimi anni un rapido livellamento dei prezzi, soprattutto in Cina.
Sarà proprio la micromobilità, inoltre, a far crescere ulteriormente in ambito urbano la mobilità condivisa (sharing mobility), settore che Research and Markets, nel suo nuovo “Shared Mobility Market Report”, stima a livello globale attorno ai 139 miliardi di dollari di valore entro il 2023.

Ma anche in questo caso le regole sono fondamentali e un quadro regolatorio efficace, condiviso e teso all’innovazione è necessario quanto funzionale ad cambio di paradigma nella mobilità privata e cittadina, prossima ormai ad un punto di svolta.