la vendita

Metroweb, giochi ancora aperti. Sullo sfondo la partita della fibra

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Il balletto attorno a Metroweb, partecipata anche dalla CDP attraverso FSI, non è nuovo: già nel 2011, quando l’azienda venne acquista da F2i, Vodafone e Wind avevano presentato un’offerta, mentre Telecom Italia smentiva ogni interesse.

Si stringono i tempi sulla vendita della quota del fondo F2i in Metroweb, alla quale sono interessati i due principali operatori tlc italiani, Telecom Italia e Vodafone: la decisione dovrebbe arrivare nel giro di qualche giorno, fa sapere l’ad di Metroweb Alberto Trondoli.

Dopo il polverone suscitato dall’offerta ‘solinga’ di Telecom Italia, Trondoli ha in effetti convenuto che la strada più trasparente è quella dell’asta, precisando comunque che la strada maestra non sarà tanto l’offerta economica quanto la validità dei progetti sul futuro della società.

I giochi sono però ancora da definire, con tutte le alternative aperte – anche quella di non vendere – e il management che intravede possibili sinergie con entrambe le contendenti.

Un messaggio per alzare la posta?

Certo è che il balletto di interesse attorno a Metroweb, partecipata anche dalla CDP attraverso il Fondo Strategico Italiano, non è nuovo: già nel 2011, quando l’azienda venne acquista da F2i, Vodafone e Wind avevano presentato un’offerta insieme al fondo Clessidra, mentre Telecom Italia, allora guidata da Franco Bernabè, smentiva ogni interesse. A un certo, punto, nel 2012, si era anche pensato alla possibilità di avviare un tavolo di concertazione per favorire il raggiungimento di un’intesa tra Telecom Italia, la Cassa depositi e prestiti e il Fondo F2i/Metroweb per avviare la realizzazione di un piano di investimenti nelle NGN su scala nazionale, “nell’interesse dei cittadini e dell’intero sistema economico e produttivo del nostro Paese”, così come svani nel fumo, tra mille ‘liti di condominio’ il progetto di un tavolo di confronto aperto a tutti gli operatori per la realizzazione di una rete in fibra ottica nazionale.

Ora, lo scenario è completamente cambiato, ma su una cosa l’Italia è rimasta tale e quale ad allora: il ritardo nello sviluppo delle reti in fibra ottica, con una quota di connessioni al 2,1% contro una media europea del 6,1%. Il rischio che si corre, oggi come allora, è che si continui a farsi la guerra su chi debba acquisire chi, senza però passare ai fatti. Un balletto che finirà per penalizzarci in termini di competitività e attrattività di investimenti stranieri.

In attesa che il cda di F2i, insomma, valuti il dossier nei prossimi giorni, Trondoli ha fatto il punto sullo stato di salute di Metroweb, che ha fatto di Milano la città europea più cablata e prevede di estendere la sua rete in fibra ottica in altre 30 città italiane, tra cui Genova, Bologna e Torino con un investimento da 4,5 miliardi, che lieviterebbe a oltre 12 miliardi per coprire entro il 2020 l’85% della popolazione con connettività ad almeno 100 mega e il restante 15% a 30 mega, come previsto dal piano strategico governativo di sviluppo della banda larga. A Bologna, peraltro, la società collabora con Vodafone a un progetto che dovrebbe portare la rete FTTH – con prestazioni fino a 300Mbps in download e 20Mbps in upload – a 160 mila famiglie entro il prossimo anno. Nel suo azionariato, aspetto questo non proprio di secondo piano viste le possibili implicazioni sulla vendita, c’è anche Fastweb, rientrata in Metroweb nel 2011 dopo che nel 2003 aveva ceduto il suo 33% a Aem (oggi A2A) e che oggi controlla l’11,1% del capitale.