il commento

Mentre il decreto ‘Cura Italia’ dimentica i consumatori, resta il problema disdette

di Massimiliano Dona, Presidente dell'Unione Nazionale Consumatori |

Nonostante i molti miliardi elencati nel decreto 'Cura Italia', per aiutare tour operator e organizzatori di eventi, di fatto, il sacrificio è chiesto al consumatore.

E alla fine la montagna partorì il topolino: accanto ad alcuni meritori interventi volti a potenziare la risposta del sistema sanitario, il Decreto “Cura Italia” si dilunga in iniziative estemporanee (come il finanziamento della comunicazione digitale di Palazzo Chigi, il sostegno a Rai e Alitalia e persino il sostegno al Made in Italy), lasciando però a bocca asciutta i consumatori che non vedranno realizzarsi nessun concreto aiuto alle loro difficoltà contingenti: pochi interventi a sostegno della domanda, pressochè tutti di minima entità (per lo più riservati al corrente mese di marzo). Ben poca cosa davanti alla gravità del momento economico.

Così, nonostante annunci stampa roboanti (si era parlato di una moratoria di 18 mesi sui mutui) scopriamo che solo una ridottissima platea di beneficiari potrà sospendere le rate sulla prima casa (e solo per 9 mesi); le scadenze fiscali del 16 marzo sono rinviate solo fino alla fine del mese; nessuno “sconto” arriva per le bollette elettriche dove ancora paghiamo oltre il 50% tra tasse e oneri di sistema.

A ciò si aggiunga che alcuni provvedimenti arrivano persino a comprimere i diritti dei cittadini: come già avvenuto per i pacchetti turistici, infatti, anche per il rimborso degli alberghi e per i biglietti di spettacoli e musei si stabilisce una deroga rispetto al rimborso in denaro, prevedendo solo voucher (per di più da utilizzare entro un anno dall’emissione).

E’ solo un esempio per dire che nonostante i molti miliardi, per aiutare tour operator e organizzatori di eventi, di fatto, il sacrificio è chiesto al consumatore. Ma così ci perdiamo tutti e soprattutto la nostra economia: non è certo privando gli utenti dei loro diritti che si invoglierà lo spettatore o il turista a fare nuove prenotazioni!

E per concludere, cadono nel nuovo anche i nostri appelli a regolamentare i contratti in essere che rischiano di costare caro ai consumatori visto che la maggior parte degli operatori si rifiuta di rimborsare gli utenti: dalle compagnie aeree (con Ryanair ed EasyJet in testa) alle palestre, passando per finanziamenti, asili, scuole private, etc. Tutti cercano di difendere il proprio orticello a discapito del consumatore. E si moltiplicano i contenziosi!

Ecco perché, con l’Unione Nazionale Consumatori abbiamo elaborato un vero e proprio vademecum sulle spese correnti: un primo elenco dei “costi rimborsabili” da quando sono vietati per legge gli spostamenti, le vacanze, tutte le manifestazioni sportive, ogni tipo di evento, la frequentazione di palestre, corsi, scuole, università; a ciò si aggiunga che sono stati chiusi gl’impianti nei comprensori sciistici e anche musei, bar, ristoranti e la maggior parte dei negozi.

Questi provvedimenti, pur doverosi per la salute pubblica, hanno generato, però, un ampio contenzioso: i consumatori, non potendo usufruire di un determinato servizio, ci chiedono come comportarsi nei confronti dei fornitori con i quali hanno sottoscritto un abbonamento o l’ordine di acquisto di un’auto o ancora la prenotazione della location per un matrimonio che non si potrà celebrare.

Per scoprire nel dettaglio i rimborsi previsti per le diverse tipologie di servizio, leggi l’articolo “Coronavirus: come disdire viaggi, scuole e palestre”.

Così, se è vero che tra le tante difficoltà di questa emergenza Covid-19, certamente quelle sanitarie stanno -giustamente- monopolizzando l’attenzione (la prima battaglia da vincere è quella contro la diffusione del virus e per questo siamo tutti chiamati al rispetto rigoroso delle prescrizioni), tuttavia era lecito attendersi di più dal Governo a sostegno delle imprese e dei consumatori!