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Maturità, didattica a distanza e fratture sociali: l’annus horribilis della scuola

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L’anno scolastico che si è appena concluso verrà ricordato per la disorganizzazione della didattica a distanza e della relativa normativa che dovrebbe sostenerla.

La rubrica “Digital & Law” è curata da D&L Net e offre una lettura delle materie dell’innovazione digitale da una prospettiva che sia in grado di offrire piena padronanza degli strumenti e dei diritti digitali, anche ai non addetti ai lavori. Per consultare tutti gli articoli clicca qui.

Negli ultimi mesi alunni, genitori, insegnanti e personale scolastico sono stati “catapultati” in una nuova realtà caratterizzata dall’improvvisa interruzione delle relazioni fisiche e riadattata a una modalità che possiamo dire di “e-relations”, con tutta la fatica organizzativa, di coordinamento ed esecutiva che essa ha comportato.

In un settore che stenta a procedere in direzione digitale, quando si è iniziato a discutere di didattica a distanza, non si poteva di certo immaginare che ci sarebbe stato un cambio di passo così critico e forse, troppo rapido.

L’anno scolastico che si è appena concluso verrà ricordato per la disorganizzazione della didattica a distanza e della relativa normativa che dovrebbe sostenerla.

Il digital (e non solo) gap

Negli ultimi mesi sono state diverse le criticità da affrontare. Dagli strumenti poco adatti, alla scarsa competenza del personale scolastico, all’inesperienza degli stessi alunni (per non parlare delle difficoltà dei genitori costretti ad affiancarli) alle scarsissime risorse. Il panorama scolastico si è letteralmente spaccato in due, facendo emergere la disparità tra scuole “innovative”, dotate di skills digitali e scuole “primitive” per la prima volta immerse in un modo quasi sconosciuto.

Un vero e proprio digital gap che ha creato non solo disuguaglianze digitali, ma anche sostanziali, radicate, per di più, in alcune zone del Paese, anche a causa delle scarse risorse finanziarie di famiglie ed istituti scolastici.

Le ripercussioni più gravi sono quelle subite dagli alunni nell’ambito del loro percorso formativo: eppure il diritto allo studio rimane, tutt’oggi, un diritto costituzionalmente garantito.

La didattica a distanza: rivoluzione o ostacolo?

La didattica a distanza ha provocato un’autentica frattura sociale. In molte aree del Paese sono emersi antichi ritardi, inadeguatezze infrastrutturali, limiti diffusi nelle competenze digitali che ci hanno posto innanzi ad una ovvia presa d’atto: la didattica a distanza è, forse, ancora per pochi.

Il primo dovere dello Stato dovrebbe essere quello di rimuovere le barriere che impediscono la piena partecipazione alla trasformazione digitale che, ormai, interessa pienamente anche il settore dell’istruzione

Le prospettive della didattica a distanza

Quando la situazione rientrerà alla “normalità”, seppur con mille difficoltà, è importante che la didattica online non sia accantonata, ma diventi parte integrante della nostra scuola.

Occorre far percepire la didattica a distanza quale componente essenziale del metodo di insegnamento e di apprendimento. C’è da chiedersi perché non abbia ancora un posto definitivo nell’ordinamento scolastico, visto i tempi che viviamo.

Per permettere questa trasformazione, lo sguardo deve essere rivolto alla formazione dei docenti, quale elemento imprescindibile. Bisogna essere preparati ad usare piattaforme e tecnologie in maniera corretta e magari continuativa, o si rischia l’esclusione sociale, culturale ed economica.

Soprattutto con tutte le limitazioni relative al contrasto alla diffusione del Covid 19 e con gli strumenti messi a disposizione alle scuole, la dispersione digitale si è rivelata complicata da gestire ed ancora più difficile da contrastare. Non si può parlare di didattica a distanza senza garantire a tutte le famiglie adeguati strumenti e risorse.

Il decreto rilancio

Nel cosiddetto decreto rilancio, sono stati resi disponibili 331 milioni, messi “immediatamente a disposizione delle scuole statali per cominciare ad organizzare la ripresa di settembre”.  Tali risorse non dovrebbero essere utilizzate solo per manutenzioni e ristrutturazioni ma, anche per progettare nuovi spazi digitali adeguati all’utilizzo di piattaforme e altri mezzi per favorire l’affermazione di didattica rivolta all’innovazione.

La valutazione finale e i limiti normativi

Ora si è dinanzi all’ impasse delle valutazioni finali e dei relativi voti da attribuire ad ogni alunno in questo nuovo spazio digitale. Ebbene, il vincolo normativo dell’art. 2 del D. Lgs 62/2017 permane e, dunque, le scuole – anche in questa esperienza – sono tenute ad attenersi a norme giuridiche dove si legge “la valutazione periodica e finale degli apprendimenti… è espressa con votazione in decimi che indicano differenti livelli di apprendimento” certamente inadeguate e superate dall’emergenza di oggi.

È il caso, ancora, di ricordare che nella recente Nota 388 del 17/3/2020 si legge “Le forme, le metodologie e gli strumenti per procedere alla valutazione in itinere degli apprendimenti, propedeutica alla valutazione finale… hanno come riferimento i criteri approvati dal Collegio dei Docenti” che ovviamente non possono andare contra legem.

Si discute se sottoporre anche la valutazione finale alla pubblicità online.

I chiarimenti dell’Autorità Garante

Lo scorso 11 giugno il Garante ha chiarito che a differenza delle tradizionali forme di pubblicità degli scrutini, che oltre ad avere una base normativa consentono la tutela dei dati personali degli alunni, la pubblicazione online dei voti costituisce una forma di diffusione di dati notevolmente invasiva, per ciò non coerente con la più recente normativa sul trattamento dei dati personali  nazionale ed europea.

A ben vedere la necessaria pubblicità degli esiti scolastici può essere realizzata, senza violare la privacy degli studenti, prevedendo la pubblicazione degli scrutini non sull’albo online, bensì utilizzando altre piattaforme che evitino rischi.

Una volta esposti, infatti, i voti rischiano di rimanere in rete per un tempo indefinito e possono essere, da chiunque, anche estraneo all’ambito scolastico, e per qualsiasi fine, registrati, utilizzati, incrociati con altri dati presenti sul web, determinando in questo modo una ingiustificata violazione del diritto alla riservatezza degli studenti, che sono in gran parte minori, con possibili ripercussioni anche sullo sviluppo della loro personalità, in particolare per quelli di loro che abbiano ricevuto giudizi negativi.

Conclusioni

È arrivato il momento – dopo 20 anni dal DPR 275 sull’autonomia scolastica – di volgere lo sguardo al nuovo orizzonte dei prossimi anni scolastici.

Una didattica fondata sulla scuola degli ambienti di apprendimento sapientemente integrata nelle emergenze a forma di e-learning con una nuova definizione dei servizi generali in capo alle autonome istituzioni scolastiche e un nuovo modello organizzativo e gestionale del personale scolastico e delle relative risorse.

Sognavo di poter un giorno fondare una scuola in cui si potesse apprendere senza annoiarsi e si fosse stimolati a porre dei problemi e a discuterli; una scuola in cui non si dovessero sentire risposte non sollecitate a domande non poste” (Karl Popper). Forse siamo ancora in tempo.

Un Caffè con… l’Avv. Anna Rahinò

Approfondirò queste tematiche in occasione del prossimo Caffè organizzato dalla Studio Legale Lisi Academy, in programma per giovedì 25 giugno alle ore 11:00.

Per partecipare alla pausa di aggiornamento, iscriviti gratuitamente dal seguente link.

Di Anna Rahinò, Avvocato – consulente Studio Legale Lisi e componente D&L NET