Finestra sul mondo

Macron incontra Xi a Pechino, Crisi Catalogna, E.on vende Uniper sottocosto, Elezioni in Italia

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Francia-Cina, Macron incontra Xi a Pechino

09 gen 10:58 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese Emmanuel Macron ha compiuto ieri a prima tappa del suo viaggio in Cina, dove ha incontrato il suo omologo cinese, Xi Jinping. Ne parla la stampa francese, sottolineando la popolarita’ di cui il capo dell’Eliseo e sua moglie Brigitte godono tra gli abitanti locali. “Le Figaro” afferma che Macron e’ visto come un personaggio “forte” che ha saputo tenere testa ad altri leader come il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e quello russo, Vladimir Putin. “Macron da’ un’impressione positiva perche’ e’ giovane e dinamico. Ha delle idee ed e’ carismatico” ha affermato Wang Yiwei, professore di relazioni internazionali all’Universita’ di Pechino. “Les Echos” scrive che nel corso del colloquio con il suo omologo cinese, il leader francese ha piu’ volte “difeso i benefici del multilateralismo”. Le imprese occidentali hanno spesso denunciato l’impermeabilita’ dei mercati cinesi agli investimenti esteri richiedendo una maggiore apertura. Pechino e’ pronta a lanciare l’imponente progetto di infrastrutture terresti e marine per collegare la Cina, l’Europa e l’Africa intensificando gli scambi commerciali. L’Europa, pero’, e’ divisa sull’argomento, tra coloro che temono un’ingerenza troppo forte della potenza orientale negli affari economici del vecchio continente e chi, invece, e’ pronto ad usufruire degli investimenti cinesi. Dal canto suo, Macron ha dato il suo sostegno all’iniziativa.

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E.on vende Uniper sottocosto

09 gen 10:58 – (Agenzia Nova) – Johannes Teyssen, amministratore delegato di E.on, dovra’ presentarsi preparato alle critiche all’assemblea generale annuale del 9 maggio, per la decisione di vendere le quote rimanenti di Uniper alla societa’ energetica finlandese Fortum. Come previsto, infatti, E.on lo scorso lunedi’ ha venduto il suo pacchetto azionario del 46,65 per cento al prezzo di 22 euro per azione, ricavando in totale 3,76 miliardi di euro, considerato un valore sottostimato per l’azienda produttrice di energia verde. Teyessen aveva stretto l’accordo con il capo di Fortum, Pekka Lundmark, in autunno, e se avesse cambiato idea avrebbe dovuto pagare una penale fino a 1,5 miliardi di euro. Il capo di Uniper, Klaus Schaefer si e’ battuto in tutti i modi affinche’ l’accordo non andasse in porto e al riguardo era stata fortemente critica anche l’Associazione tedesca per la tutela dei valori borsistici. Quando l’accordo fu stretto Uniper valeva solo 10 euro ad azione, per un controvalore complessivo di soli 1,7 miliardi di euro. Nel frattempo i prezzi dell’elettricita’ generati dalla compagnia con le sue centrali a carbone e gas sono aumentati in modo significativo. Il miliardario statunitense Paul Singer si era assicurato piu’ del sette per cento delle azioni attraverso il suo fondo Elliott alla fine di dicembre. Il gestore patrimoniale Knight Vinke ha anche aumentato la sua partecipazione in Uniper al 5 per cento ed ha annunciato che non vendera’ ai finlandesi.

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Argentina, a febbraio inizia l’era delle low cost

09 gen 10:58 – (Agenzia Nova) – Inizia a febbraio anche in Argentina l’era delle compagnie low cost. Lo ha affermato questo fine settimana il ministro dei Trasporti argentino, Guillermo Dietrich, presentando i lavori di ristrutturazione ed adeguamento dell’aeroporto “El Palomar” per convertirlo nel principale hub operativo di questo settore commerciale. “Duplicare la quantita’ di passeggeri, generare impiego e raggiungere piu’ gente”, sono questi gli obiettivi principali fissati dal ministro nell’ambito di quella che ha definito come “la rivoluzione aerea” argentina. In quest’ottica sono iniziati i lavori di rifacimento dello scalo di “El Palomar”, aeroporto nella zona ovest della capitale argentina che fino ad oggi funzionava come base operativa esclusivamente militare, lavori per i quali sono stati stanziati all’incirca 900 milioni di dollari. “Si tratta di un momento storico per l’industria che ha piu’ potenziale di crescita in Argentina” ha affermato Dietrich, sottolineando inoltre che il nuovo scalo sara’ l’unico in tutto il paese che sara’ possibile raggiungere in treno , uno dei fattori decisivi per il quale e’ stato scelto tra diverse opzioni. La crescita del mercato aereo “low cost” e’ una delle grandi scommesse del governo del presidente Mauricio Macri, che lo scorso settembre ha dato il via alla “rivoluzione aerea” con la gara di assegnazione di 503 nuove rotte commerciali alla quale hanno partecipato sette imprese pronte a mettere sul piatto oltre 6 miliardi di dollari. Lo scorso mese di luglio, con la vendita di un milione e duecentomila biglietti aerei e’ stato registrato il record assoluto di passeggeri nei voli interni, con un aumento delle vendite del 36 per cento rispetto allo stesso mese del 2016. Le compagnie che si sono presentate alle udienze di assegnazione delle nuove rotte sono Flybondi, Argenjet Aviacio’n, Servicios y Emprendimientos Aerona’uticos, Buenos Aires International Airlines; Grupo Lasa; Just Flight; Norwegian Air Argentina; Servicios Ae’reos Patago’nicos; Polar Li’neas Ae’reas, y Avian. Secondo le dichiarazioni del ministro Dietrich sara’ quindi “Flybondi” la compagnia destinata ad inaugurare il prossimo 10 febbraio i voli del nascente settore low cost dal fiammante scalo nella provincia di Buenos Aires. Il ministro ha precisato che, per mantenere ridotti i costi di esercizio, l’aeroporto sara’ dotato di servizi di base ma che nonostante questo, una volta entrato in piena operativita’ la struttura sara’ in grado di generare fino a 11 mila posti di lavoro dei quali 2000 diretti e 9000 indiretti. Secondo quanto annunciato dal governo, il progetto dei lavori consiste di tre diverse tappe: la prima consiste in lavori di mantenimento soprattutto della pista di oltre 1100 metri e nel miglioramento dei collegamenti esterni, la seconda iniziera’ a luglio e prevede la riconversione di due hangar militari, mentre la terza prevede la costruzione di un terminal completamente nuovo. La liberalizzazione delle rotte e’ tuttavia fortemente osteggiata dai sindacati interni alla compagnia aerea di bandiera Aerolineas Argentinas, attualmente gestore quasi monopolista dei voli di cabotaggio. I sindacati della compagnia di bandiera denunciano il probabile impatto commerciale negativo della “deregulation” per l’impresa di Stato e il forte rischio conseguente della perdita di posti di lavoro. La rivoluzione aerea si inserisce in un contesto di forti controversie sindacali all’interno di “Aerolineas Argentinas” e diversi scioperi sono gia’ stati messi in atto sia contro la trasformazione del mercato aereo sia per quanto riguarda la politica salariale del governo.

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Russiagate, procuratore Mueller anticipa che potrebbe sentire il presidente Trump

09 gen 10:58 – (Agenzia Nova) – Il procuratore speciale Robert Mueller avrebbe concordato con i legali del presidente Donald Trump di sentire il presidente stesso nelle prossime settimane nell’ambito dell’inchiesta conosciuta anche come Russiagate sulle presunte interferenze russe sulla campagna elettorale per le presidenziali del 2016. Lo riferisce il quotidiano “Washington Post”, precisando che Mueller aveva chiesto di poter interrogare Trump nel dicembre 2017. Fonti anonime vicine al presidente ritengono che il capo della Casa Bianca non temerebbe l’interrogatorio, che, anzi, gli consentirebbe di metter fine alle speculazioni sul coinvolgimento del Cremlino durante la sua campagna elettorale. I legali di Trump, tuttavia, stanno negoziando per ottenere che il presidente risponda per iscritto a parte delle domande degli investigatori e vogliono anche che Mueller provi che non puo’ procedere nell’inchiesta se non ascoltando direttamente Trump. Il procuratore e i legali del capo della Casa Bianca si incontreranno presto per meglio definire la tipologia di domande dell’interrogatorio, nonche’ la durata complessiva dell’inchiesta, aggiunge “Wp”. Il 6 gennaio scorso lo stesso presidente aveva dichiarato di non aver problemi da essere sentito in quanto non ha nulla da nascondere, “non c’e’ stata alcuna collusione, nessun crimine, non sono sotto inchiesta”, ha precisato Trump, aggiungendo “quando non hai fatto niente di sbagliato, non devi temere di parlare, cosi’ ci togliamo questa questione di torno”.

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Spagna, Rajoy mobilita il Pp per frenare l’ascesa di Ciudadanos

09 gen 10:58 – (Agenzia Nova) – I risultati delle elezioni catalane hanno allarmato il Partito popolare (Pp) capeggiato dal primo ministro spagnolo Mariano Rajoy in vista delle prossime elezioni locali previste per la primavera del 2019. In particolare alcuni dirigenti del Pp non hanno apprezzato la mancanza di autocritica di Rajoy che non avrebbe preso sufficientemente in considerazione l’ascesa politica di Ciudadanos, tra le forze politiche uscite vincitrici dalle elezioni catalane. Lo riferiscono oggi i quotidiani spagnoli “El Pais”, “El Mundo”, e “La Vanguardia” che aggiungono come Rajoy abbia reagito alle critiche interne al suo partito con la convocazione, prevista per lunedi’ prossimo, di un incontro del Consiglio nazionale del Pp, il piu’ alto organo di partito, per comunicare il piano d’azione e le strategie politiche in vista delle elezioni del 2019. Rajoy annuncera’ un calendario intenso e serrato di eventi e incontri per contrastare i rivali politici con i migliori candidati a disposizione del Pp. All’incontro di lunedi’ parteciperanno decine di leader uniti da un obiettivo comune: recuperare terreno nei confronti del partito di Albert Rivera che sta trasformando il successo elettorale in Catalogna in un trampolino di lancio per le elezioni generali in tutta la Spagna.

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Gran Bretagna, il modesto rimpasto e’ un’opportunita’ persa per la premier Theresa May ed il Partito conservatore

09 gen 10:58 – (Agenzia Nova) – Tutti i quotidiani britannici oggi martedi’ 9 genaio riportano i dettagli del rimpasto di governo varato ieri sera dal primo ministro Theresa May: un rimaneggiamento assai piu’ limitato di quanto la premier avrebbe voluto e la cui gestazine e’ stata resa problematica dalle polemiche animate da quegli esponenti conservatori licenziati o esclusi e dalle resistenze espresse da altri membri del partito Tory che hanno rifiutato di entrare nell’esecutivo o di cambiare poltrona. Il rimpasto e’ stato assai modesto: lo ammette persino il quotidiano conservatore “The Telegraph”, secondo cui si e’ trattato di una preziosa opportunita’ persa dalla May per rilanciare il suo governo e rinvigorire il Partito conservatore. Innanzitutto, sottolinea il “Telegraph”, nessuno dei principali dicasteri ha visto un avvicendamento: neppure quello alla Sanita’, con il ministro Jeremy Hunt che ha rifiutato di passare al ministero dell’Economia; la May del resto aveva gia’ da giorni rinunciato a muovere il controverso ministro degli Esteri Boris Johnson, il suo principale rivale nel Partito conservatore che e’ fonte di continui imbarazzi per la sua leadership in quanto capofila degli euroscettici piu’ radicali. Poi la ormai ex ministra dell’Educazione Justine Greening a sua volta ha resistito, in due ore e mezza di tesissimo faccia-a-faccia con la May, di accedere alla richiesta di passare al dicastero del Lavoro e delle pensioni: alla fine ha deciso di uscire del tutto dal gabinetto. La premier quindi ha dovuto rinunciare ad una serie di nomine che nelle sue intenzioni avrebbero dovuto riequilibrare la presenza nel governo di donne e di esponenti di minoranze etniche, con l’obbiettivo di rilanciarne l’immagine promuovendo alcuni giovani astri nascenti del Partito conservatore. Il risultato complessivo, commenta il “Telegraph”, e’ che un rimpasto progettato per riaffermare la presa di Teresa May sul governo e sul partito si e’ risolto nel suo contrario: l’autorita’ della premier e’ stata apertamente messa in discussione ed ora e’ persino oggetto di aperte prese in giro da parte di numerosi parlamentari Tory.

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Francia, il governo annuncera’ oggi a riduzione a 80 Km/h delle velocita’ sulle strade secondarie

09 gen 10:58 – (Agenzia Nova) – Il governo francese dovrebbe annunciare oggi una nuova legge che prevede la riduzione del limite massimo di velocita’ consentito da 90 a 80 Km/h sulle strade secondarie. Lo scrive la stampa francese sottolineando che questa mossa rischia di far aumentare “l’impopolarita’” dell’esecutivo. Il premier Edouard Philippe si e’ detto consapevole delle conseguenze che una simile misura avra’ sull’elettorato ma nonostante cio’ ha mostrato fermezza. Scetticismo nella destra e nelle associazioni dei conducenti. I Repubblicani notano che questa legge colpira’ soprattutto territori rurali, i cui abitanti presentano maggiori difficolta’ economiche rispetto a quelli nelle grandi metropoli. Da canto suo, il governo evoca una drastica riduzione delle vittime da incidenti stradali che conseguirebbe a questa legge. Secondo alcuni studi si potrebbero salvare tra le 350 e le 400 vite. Gli studi sono stati effettuati prendendo in considerazione la distanza di frenata, che con una velocita’ minore sara’ piu’ efficace e quindi meno rischiosa. Tra il 2002 e il 2005 a diminuzione di 7 Km/h aveva ridotto del 37 per cento la mortalita’ su strada. Oggi in Francia le vittime da incidenti sono ancora molte. Nel 2016 sono decedute 3655 persone, il 55 per cento su strade secondarie.

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Germania, Heiko Maas “vittima” della sua stessa legge?

09 gen 10:58 – (Agenzia Nova) – Internet non dimentica nulla, nessun commento offensivo postato nei social network. Heiko Maas, il ministro socialdemocratico della Giustizia (Spd) autore della legge contro l’odio nella Rete, otto anni fa aveva dato dell'”idiota” all’ex membro del consiglio della Bundesbank Thilo Sarrazin su Twitter. Il ministro e’ diventato una “vittima” della sua stessa legge contro l’odio in Rete e contro le fake news (NetzDG), entrata in vigore il primo gennaio. Piattaforme come Facebook, YouTube o Twitter sono ora minacciate da pesanti multe se non cancellano commenti con contenuti “chiaramente illegali”. Il tweet di Maas non e’ piu’ presente in Rete e non e’ chiaro come sia avvenuta la cancellazione Lo stesso Maas ha commentato: “Non ho ricevuto alcuna informazione da Twitter sul motivo per cui e’ stato cancellato”. La cancellazione del suo tweet potrebbe anche avere a che fare con il fatto che Twitter “ha cambiato la sua politica” alla fine dell’anno scorso “e vuole prendere piu’ provvedimenti contro gli attacchi verbali in Rete”. Il ministro tuttavia non sembra pentito. Nei giorni scorsi a fare le spese del provvedimento tedesco, accusato da piu’ parti di limitare la liberta’ di espressione e sottoporre la liberta’ dei cittadini all’arbitrio di aziende private, sono stati la deputata dell’AfD (alternativa per la Germania) Beatrix von Storch e la rivista satirica “Titanic”. “La legge proibisce il blocco di un account come conseguenza legale”, ha affermato Maas. In futuro, come previsto dalla legge, le aziende dovrebbero segnalare ogni sei mesi quanto e’ stato cancellato e come funziona la gestione delle segnalazioni. Dopo sette giorni, ha ribadito il ministro dopo le polemiche dei giorni scorsi, non si puo’ dire che la legge abbia fallito l’obiettivo. Anche eliminandola non cambierebbe la situazione legale, perche’ gli operatori hanno l’obbligo legale di eliminare contenuti illeciti in base ad altre leggi gia’ in vigore.

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Elezioni in Europa, leadership economiche forti possono fermare l’ondata populista

09 gen 10:58 – (Agenzia Nova) – L’Unione Europea ha superato la grande rivolta populista del 2017, ma in pochi credono che la minaccia dei partiti euroscettici e contro l’establishment sia svanita. Nessun partito populista lo scorso ano ha vinto le elezioni, ma molti hanno ottenuto significativi avanzamenti. Il quotidiano “Wall Street Journal” ricorda il caso dell’Olanda, dove il partito Liberta’ di estrema destra e’ la principale opposizione del paese, oppure della Germania dove Alternativa per la Germania sara’ la principale opposizione che dovra’ affrontare la prossima coalizione della cancelliera Angela Merkel. In Austria, il partito di estrema destra Liberta’ fa parte della coalizione del nuovo governo, mentre i governi di Polonia e Ungheria continuano a proporre temi di politica interna populisti che Bruxelles ritiene minaccino lo Stato di diritto. Le prospettive di una svolta populista nel 2018 sono scarse. I principali appuntamenti elettorali del 2018 sono in Italia, Ungheria e Svezia. Non ci si attendono particolari novita’ in Ungheria e in Svezia il sostegno al Partito nazionalista del democratici svedesi e’ sceso al 14,5 per cento dal 20 del 2015. L’attenzione e’ tutta, allora, sull’Italia, dove il Movimento 5 Stelle e’ in testa ai sondaggi, e la Lega, euroscettica, acquista consenso. Ma, secondo gli analisti, l’attuale legge elettorale non consegnera’ un vero vincitore, rendendo obbligatorio il ricorso ad una grande coalizione.

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Italia, con l’avvicinarsi del voto i partiti promettono la luna agli elettori

09 gen 10:58 – (Agenzia Nova) – In Italia uomini politici spericolati stanno lanciando soldi agli elettori con un tale abbandono che rischiano di far fallire il banco: lo scrive il quotidiano inglese “The Times” commentando le promesse pre-elettorali fatte in vista del voto del 4 marzo prossimo; gli economisti sono preoccupati dal fatto che i partiti italiani puntano tutto su insostenibili tagli delle tasse, aumenti della spesa pubblica ed innalzamento delle pensioni per conquistarsi un pur minimo vantaggio nel prossimo Parlamento, in cui secondo le previsioni non ci sara’ una chiara maggioranza. Nel reportage, firmato dal corrispondente da Roma Tom Kington del “Times”, si fa un elenco di queste promesse. A partire dal manifesto elettorale presentato l’altroieri domenica 7 gennaio dalla coalizione di centrodestra formata da Forza Italia di Silvio Berlusconi, dalla anti-immigrazione Lega nord di Matteo Salvini e dal partito di estrema destra Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni al termine di un vertice tenuto nella villa alle porte di Milano nota per i famigerati festini bunga-bunga: una flat tax ra il 20 ed il 25 per cento, raddoppio del minimo pensionistico a mille euro al mese e smantellamento della Legge Fornero; quest’ultimo punto costerebbe alle case dello Stato 360 miliardi di euro da qui al 2060. Non e’ da meno il Partito democratico (Pd) di centrosinistra di Matteo Renzi, che ha avanzato l’ipotesi di abolire il canone tv; mentre gli scissionisti di estrema sinistra dal Pd, riuniti nel cartello Liberi e uguali, propongono di cancellare le tasse universitarie. Il populista Movimento 5 stelle (M5s), fondato dal maniacale comico Beppe Grillo ed ora guidato dal 31ene Luigi Di Maio, a sua volta pensa all’istituzione di un “reddito di cittadinanza”, un costoso sussidio per tutti i disoccupati; secondo i sondaggi il M5s e’ ampiamente in testa rispetto a tutti gli altri partiti: ma poiche’ scarta l’idea stessa di possibili alleanze, secondo Tom Kington del “Times” assai probabilmente sara’ battuto nelle urne dalla coalizione guidata da Berlusconi. In generale, commenta il giornalista inglese, l’Italia sta lentamente emergendo dalla recessione ma la crescita della sua economia e’ ostacolata dal debito pubblico e dalla bassa produttivita’: non c’e’ quindi da stupirsi che i mercati tremino quando i partiti parlano di ignorare le regole Ue o di sforare il deficit di bilancio. Se dalle elezioni non emergera’ un chiaro vincitore, conclude il “Times” citando le parole del ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, l’Italia starebbe molto meglio senza i politici spacconi, le loro minacce e le loro promesse.

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