Salute e ambiente

L’“impronta digitale” dell’inquinamento, in Italia possibile trovare le fonti dei veleni

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Strumento a disposizione dell’Istituto superiore di sanità, loe sue applicazioni sono numerose e si va dal biomedico al tossicologico, dall’ambientale al geochimico, dalla tracciabilità degli alimenti all’indagine forense.

Si chiama “Neptune Plus ICP-MS”, il multi-collettore ad alta risoluzione di cui si è dotato l’Istituto superiore di sanità finalizzato all’individuazione delle fonti di emissione dell’inquinamento attraverso lo studio della loro “impronta digitale”.

Lo strumento, sostanzialmente, individua le fonti e traccia il percorso dei veleni, sia dal punto di vista ambientale, sia biologico, adottando le adeguate azioni di prevenzione e di intervento di bonifica/cura.
Le sue applicazioni sono numerose e si va dal biomedico al tossicologico, dall’ambientale al geochimico, dalla tracciabilità degli alimenti all’indagine forense.

La tecnica, è spiegato sul sito dell’Istituto superiore di sanità (Iss), si basa sulla misura dei diversi “isotopi stabili di uno stesso elemento chimico”, ad esempio di metalli come il piombo e il mercurio: “La struttura isotopica degli elementi dipende strettamente dall’origine e dall’evoluzione bio-geochimica dei composti di cui fanno parte, le piccole deviazioni dalla distribuzione isotopica media sono la chiave per differenziare un campione dall’altro”.

La vera “firma” di un contaminante deriva dalla sua particolare composizione isotopica, che consente di tracciarne senza dubbio l’origine, le vie di trasporto e la distribuzione nell’ambiente e nella popolazione. Prendiamo il caso del rapporto isotopico del piombo: “può essere utilizzato come tecnica diagnostica per valutare l’impatto ambientale di differenti sorgenti antropogeniche in diverse matrici come sedimenti, suoli, acqua, piante e, soprattutto, campioni biologici umani. Tutto ciò permette di identificare le fonti dei possibili contaminanti e quantificare il contributo di ognuna di esse allo scopo di adottare adeguate azioni di prevenzione primaria. Il contributo inquinante di una sorgente emissiva, infatti, non può essere attribuito con certezza dalla concentrazione totale misurata alla sorgente, nell’organismo (ad es. nel sangue) o nei compartimenti ambientali (aria, acqua, suolo)”.

Questa tecnica consente anche di effettuare studi di metabolismo tracciando, per esempio, la sostanza di cui vuol evidenziare la “tossicocinetica”, cioè, evidenziare cosa succede ad essa una volta che è nel corpo e come si distribuisce nei vari tessuti e organi.