psicoterapeuta

L’importanza di scrivere a mano per i nativi digitali

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"per i più piccoli occorre ripercorrere alcune nozioni delle tappe evolutive per continuare a sostenere l’importanza di continuare a promuovere la scrittura sul foglio bianco come base di partenza anche per una competenza digitale maggiormente funzionale".

Come ci ricorda Maria Montessorila scrittura si svolge come un’esplosione; tutto il linguaggio fatto di suoni si traduce in segni e si raddoppia per opera di un’energia che ha un’origine interiore. Tutto il linguaggio e lì; le parole non fuggono più non si cancellano” (2017, pag. 25). 

La fase dei ‘perché’

Dal momento in cui il bambino raggiunge la fase del sé narrativo intorno ai due anni inizia la sua voglia di lasciare la sua traccia nel mondo, di narrare le sue esperienze, di raccontare a mamma e papà quanto accade nella sua mente e nel mondo intorno a lui. È l’inizio della lunga fase dei perché che porterà gradualmente alla discriminazione tra realtà e finzione. Verso i tre-quattro anni scopre che può lasciare traccia del suo discorso interiore sul foglio bianco e, oggi sull’ordine sequenziale dello schermo vuoto, che permette subito di scrivere come i grandi e con le stesse lettere che si è visto nella scatola dei biscotti preferiti, nella cover del gioco online, sulla tastiera del pc che è l’unica a poter emettere suoni in quel tip tap così familiare quando i genitori chiedono di “stare zitti” per poter lavorare nell’ormai consolidato smart working

L’importanza di continuare a promuovere la scrittura sul foglio bianco come base di partenza anche per una competenza digitale maggiormente funzionale 

Con l’apprendimento della scrittura le parole non fuggono più e lo scrivere costituisce il secondo linguaggio che abbiamo per poter comunicare con l’altro ma anche con noi stessi, per apprendere, formarci e sviluppare il pensiero da quando l’uomo ha deciso di lasciare traccia di sé. Scriviamo per comunicare, per raccontarci, per ricordare, per apprendere e formarci. Oggi nell’era digitale possiamo alternare le due modalità che sono strettamente interconnesse per i più grandi che hanno sedimentato nella loro memoria a lungo termine l’apprendimento della scrittura con carta e penna e che possono giovarsi della scelta di utilizzare, a seconda delle motivazioni e delle circostanze le due modalità, mentre per i più piccoli occorre ripercorrere alcune nozioni delle tappe evolutive per continuare a sostenere l’importanza di continuare a promuovere la scrittura sul foglio bianco come base di partenza anche per una competenza digitale maggiormente funzionale. 

I vantaggi della scrittura a mano

Quando il bambino impara a parlare non ha ancora completato la sua capacità di assorbire il linguaggio. Con gradualità una volta stabilizzata la lingua orale diventa in grado di assimilare i segni grafici relativi ai rispettivi suoni all’interno delle parole. E da qui grazie al movimento della mano, del polso e del braccio, all’attenzione, alla concentrazione all’uso del pensiero conquisterà con grande entusiasmo la scrittura. Anche se in alcune scuole statunitensi e in Finlandia si tende a sostituire la scrittura a mano fin dall’inizio della scuola primaria con i caratteri a stampa e promuovendo l’uso del computer nella convinzione questo metodo possa facilitare l’apprendimento della letto-scrittura, le ricerche scientifiche mettono in evidenza come lo scrivere a mano presenti maggiori vantaggi per la motricità fine, così come la capacità di riconoscere e di memorizzare le lettere, maggiore competenza nella lettura e nella scrittura in termini di qualità e di quantità rispetto alla modalità di scrittura digitale.

Partendo dal bambino che incamera le informazioni del mondo circostante attraverso la motricità ed in sensi è estremamente comprensibile il perché occorre tutelare la traiettoria di sviluppo della scrittura nella circolarità di una linea di apprendimento che dalla penna in mano e la sigla sul foglio passa gradualmente, e solo dopo aver incamerato lettere e parole, alla scrittura digitale. Anche se il digitale facilita infatti nelle scorciatoie in termini di velocità e di ordine a svantaggio dell’attenzione e dell’approfondimento, l’impegno del bambino nell’utilizzare tutto il corpo per scrivere, stando attento al tratto che imprime sulla carta si struttura in modo uniforme ai suoi progressi lenti nello sviluppo, alla fatica di conquistare con la ripetizione dell’esperienza determinati step evolutivi che hanno come sappiamo sempre bisogno del supporto esterno di una guida adulta che supporta sostiene e incoraggia lo sforzo, ma anche l’entusiasmo nello scoprire con cose nuove. 

conoscenza avviene spesso sotto forma di sorprese

Dalla grande empatia di Gianni Rodari con il linguaggio dei bambini sappiamo che la “conoscenza avviene spesso sotto forma di sorprese” (2010, pag. 50) e la sorpresa di un piccolo che si vede capace di scrivere sul foglio il suo nome non regge il paragone dell’anonimo Marco che appare sul tablet. La penna e la matita mantengono il proprio ruolo di strumenti così come la tastiera ma per scrivere con carta e penna o matita il bambino deve impegnarsi per imprimere con forza la penna ed utilizzare la sua motricità fine e sviluppare il proprio personale tratto, quella che sarà la sigla della sua personalità. Sulla tastiera basta riconoscere a livello percettivo la A di Arianna o la soltanto la postazione nella tastiera e premendo il tasto compare magicamente nello schermo, per Arianna e per Alice senza nessuna distinzione. La curiosità di Arianna poi nell’aver sperimentato la scrittura del suo nome con la tastiera dopo varie prove di successo svanisce presto e lo schermo cattura l’attenzione con altro. Nello scrivere sul foglio il bambino non si stanca mai, vuole provare e riprovare nella linea potenziante di un apprendimento che scopre nuove direttive, lascia segni e viene nutrito dall’interazione con i compagni, con la maestra che sorride e incoraggia ben sapendo che: “la magia non sta nelle lettere ma nella personalità del bambino” (Montessori, 1993, pag. 30). 

Scrivere a mano è da tempo immemore terapeutico

Personalità che si mantiene nella scrittura a mano nella linea del tempo per grandi e piccoli. La scrittura a mano dopo essere stata assimilata nei circuiti cerebrali, permette di svincolarsi dall’uso della carta e della penna e di utilizzare anche altre modalità di scrittura come quella digitale ma l’essenza dell’apprendimento e dell’apertura alla conoscenza rimane la base di partenza. L’andamento lento della scrittura a mano permette di riflettere, di fermarsi a pensare, di sviluppare la fantasia e l’immaginazione in un percorso di narrazione che oggi più che mai viene diretta nel digitale verso l’esterno rischiando di depauperare l’intimità del silenzio della scrittura con i rumors e l’approvazione dopaminergica mediatica.

Scrivere a mano è da tempo immemore terapeutico. La scrittura al di là del mezzo utilizzato, vuoi che sia carta e penna o tablet, permette di fissare il pensiero. Lo sedimenta in “quel fuori di noi”, digitale o manuale, che caratterizza la nostra espressività narrativa. Scrittura veloce più rapida ed intuitiva nel digitale e quando l’invio è nella liquidità, il segno cambia in un tratto incisivo che lascia il segno, non si cancella più e apre le porte all’interpretazione dell’altro che molto spesso risente di un asse deterministico fondato sui valori e linguaggi diversi che si impattano in una poca chiarezza comunicativa se non nell’incomunicabilità che segna la vacuità dei contatti e non dei legami. Andamento lento della scrittura che genera sempre una buona base di partenza per la lettura e per letture dell’altro più profonde e meno superficiali. Lo strumento rimane strumento, quel che cambia è l’approccio nell’usarlo nel rispetto dei tempi evolutivi del bambino e nel bagaglio formativo dell’adulto. Regole di educazione digitale validate su più campi dell’apprendimento e della formazione da tenere in mente sempre. 

Bibliografia

Rodari G. (2010), La grammatica della fantasia, Einaudi. 

Montessori M. (2017), Psicogrammatica, Giunti Editore. 

Montessori M. [1993), La formazione dell’uomo, Giunti Editore.