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L’economia spaziale varrà 500 miliardi di dollari nel 2030, la banda larga rappresenterà il 50% della crescita

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Gli investimenti in automobili a guida autonoma e connesse in rete, l’internet delle cose, l’industrial internet, l’automazione, l’intelligenza artificiale, la realtà aumentate e virtuale, non faranno altro che aumentare la domanda di internet dallo spazio. Quanto vale la space economy italiana.

L’uomo da sempre guarda alle stelle per orientarsi. Oggi lo fa anche per rilanciare un’economia soffocata dalla pandemia di Covid-19, minacciata sempre di più dalla crisi climatica, indebolita dagli strascichi della crisi finanziaria di 10 anni fa e da innumerevoli conflitti commerciali tra superpotenze globali.

Economia spaziale in crescita, c’è anche l’Italia

Secondo uno studio pubblicato da Morgan Stanley, l’economia spaziale nel 2030 potrebbe arrivare a valere circa 500 miliardi di dollari, con un tasso di crescita medio annuo del +8%.

Un settore in rapida espansione, che impiega già 1 milione di addetti e che garantisce un ottimo ritorno sugli investimenti: 11 dollari di guadagno per ogni dollaro speso in queste tecnologie.

Tanto che le proiezioni per il 2040 stimano il mercato mondiale delle tecnologie spaziale attorno ai 1.000 miliardi di dollari di valore (contro i 370 miliardi di fine 2018).

Un trend estremamente positivo per questo settore industriale, che coinvolge anche l’Italia, secondo la pubblicazione del ministero dello Sviluppo economico dal titolo “L’industria italiana dello spazio”, con 200 aziende attive (otto su dieci Pmi) e un giro di affari di 2 miliardi di euro.

Siamo stati la terza nazione al mondo ad aver lanciato un satellite in orbita – si legge nella nota che accompagna la pubblicazione ministerial – e ad oggi una delle poche nazioni ad avere competenze su tutta la filiera industriale dai lanciatori, ai satelliti alle tecnologie per utilizzare i dati attraverso applicazioni per industria, agricoltura, pubblica amministrazione, società”.

La domanda di internet dallo spazio

Secondo il Rapporto di Morgan Stanley, almeno il 50% (ma nello scenario migliore anche il 70%) della crescita dell’economia spaziale entro il 2040 è da attribuire alla domanda di banda larga, quindi di rete e connettività.

Secondo un nuovo studio Gsma, dal titolo “Advancing toward a connected world: the role of non­terrestrial innovations”, quasi la metà della popolazione mondiale ancora non ha accesso a internet, più o meno parliamo di 4 miliardi di persone che sono escluse da ogni tipo di vantaggio sociale, culturale ed economico attribuito a internet (oltre che un diritto universale, visto quando stabilito dalle Nazioni Unite).

Grazie alle tecnologie satellitari si può portare internet ovunque, anche e soprattutto dove le imprese non ci vedono un guadagno diretto, come zone rurali e montuose, o economicamente depresse.

Portare internet ovunque significa portare la scuola dove non c’è con le lezioni online, consentire la nascita di imprese che fanno economia digitale, tra cui l’ecommerce ovviamente, favorire occupazione con nuove figure professionali.

Ad oggi, la maggior parte delle persone non connesse a internet vive nell’Africa subsahariana (40%), nel Sud Est asiatico (16%), in Medio Oriente e Nord Africa (11%).

I settori più interessati

La fame di dati nel mondo sta accelerando gli investimenti in queste soluzioni “space oriented”: “La domanda di dati sta crescendo a un ritmo esponenziale, mentre il costo dell’accesso allo spazio (e, per estensione, ai dati) sta diminuendo in maniera estremamente rapida”, è spiegato nello studio.

Gli investimenti in automobili a guida autonoma e connesse in rete, l’internet delle cose, l’industrial internet, l’automazione, l’intelligenza artificiale, la realtà aumentate e virtuale, non faranno altro che aumentare la domanda di internet dallo spazio.

I ricercatori stimano che il costo per megabyte dei dati wireless sarà inferiore all’1% rispetto ai livelli odierni.