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La Merkel vuole che l’Ue sanzioni la Russia per l’attacco hacker al Bundestag del 2015

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Il governo tedesco ritiene che l'intelligence russa sia alla base dell'attacco hacker al parlamento tedesco avvenuto nel 2015.

Il governo tedesco ha proposto ufficialmente che l’Unione europea imponga sanzioni contro la Russia, Paese responsabile dell’hack al Bundestag avvenuto nel 2015.

Se concordato, questo potrebbe essere il primo utilizzo del sistema di sanzioni informatiche dell’UE adottato nel 2017.

Il governo tedesco ritiene che l’intelligence russa sia alla base dell’attacco hacker al parlamento tedesco avvenuto cinque anni fa.

Nell’hack circa 16 gigabyte di dati, documenti ed e-mail sono stati sottratti dalla rete IT del Bundestag, tra cui migliaia di e-mail dall’ufficio Bundestag della cancelliera tedesca Angela Merkel.

L’attacco è considerato il più grande cyber hacking mai realizzato contro il Bundestag.

L’attacco hacker al Bundestag nel 2015

A maggio, parlando al Bundestag, la cancelliera ha riferito che l’inchiesta della Procura generale ha rilevato “prove schiaccianti” del coinvolgimento russo nell’attacco informatico, dichiarando che la Germania “si riserva il diritto di prendere misure contro la Russia”.

Secondo varie ricostruzioni di stampa, gli investigatori tedeschi ritengono il Gru, l’intelligence militare russa, responsabile dell’attacco informatico. La Procura generale tedesca avrebbe ottenuto un mandato di arresto internazionale nei confronti di un giovane hacker russo, Dmitry Badin, “fortemente sospettato di essere responsabile” dell’attacco.

Chi è Dmitry Badin

Badin ha solo 30 anni ma è già un’autorità nel mondo hacker. E’ un membro del gruppo APT28, un gruppo paramilitare di hacker ritenuti collegati al GRU.

L’agente, secondo un’indagine di Bellingcat, il più famoso team di giornalisti investigativi al mondo, era già nella lista di ricercati dell’Fbi per aver preso parte a diverse operazioni della famigerata unità di spie russe.

Fra queste, l’hackeraggio dell’organizzazione anti-doping Wada, e soprattutto quello del Comitato nazionale democratico e delle elezioni presidenziali del 2016 finite nelle carte del Russiagate.