Finestra sul mondo

La guerra commerciale tra Cina e Usa, Puigdemont rilasciato su cauzione, Ondata di violenza di strada a Londra

di Agenzia Nova |
Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Usa-Cina, “Nyt”: perche’ Pechino e’ fiduciosa di poter battere Trump in una guerra commerciale

06 apr 10:42 – (Agenzia Nova) – I leader cinesi sono estremamente fiduciosi di poter vincere una guerra commerciale con il presidente Usa, Donald Trump. I media di stato hanno descritto l’inquilino della Casa Bianca come un bullo spericolato intento a minare il sistema commerciale globale, e dall’altro lato presentano il governo cinese come un paladino del libero scambio. E il leader cinese, Xi Jinping, ha usato questa situazione per rafforzare il messaggio del Partito Comunista, ovvero che gli Stati Uniti sono determinati a fermare l’ascesa della Cina, ma che ormai e’ troppo tardi. La Cina e’ gia’ troppo forte, la sua economia troppo grande. “La Cina non ha paura di una guerra commerciale”, ha dichiarato il viceministro delle Finanze, Zhu Guangyao, nel corso di una conferenza stampa per discutere di possibili contromisure, sottolineando che Pechino “non si pieghera’ mai alle pressioni esterne”. Ma la Cina e’ piu’ vulnerabile a una guerra commerciale di quanto non ammettano i funzionari. Le esportazioni rappresentano una quota importante della crescita economica cinese. Poiche’ gli Stati Uniti acquistano cosi’ tanto dalla Cina, Washington ha molti altri modi per colpire i produttori cinesi. Al contrario, le tariffe di ritorsione proposte da Pechino coprono gia’ piu’ di un terzo di quanto la Cina acquista dagli Stati Uniti, lasciandole meno possibilita’ di fare passi indietro.

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Siria, “Washington Post”: per Trump e i suoi generali la “vittoria” ha significati diversi

06 apr 10:42 – (Agenzia Nova) – L’annuncio del presidente Usa Donald Trump in merito al ritiro delle truppe statunitensi dalla Siria ha evidenziato una fonte importante di tensione tra il presidente e i suoi generali. Trump – spiega il “Washington Post” – ha fatto della vittoria sui campi di battaglia di Iraq, Siria e Afghanistan un principio centrale della sua politica estera. Il presidente e il Pentagono, pero’, hanno spesso idee opposte su cosa significhi esattamente vincere. Queste differenzeo, eo. E hanno contribuito al licenziamento il mese scorso del generale Herbert McMaster, ex consigliere per la sicurezza nazionale. Le parole di Trump, sostiene la “Washington Post”, descrivono un’opinione secondo cui le guerre dovrebbero essere brutali e rapide, condotte con una potenza di fuoco schiacciante e, in alcuni casi, con scarsa considerazione per le vittime tra la popolazione civile. La vittoria sui nemici dell’America per il presidente e’ spesso una questione di bombardamenti. Ma per i generali statunitensi, piu’ di 17 anni di combattimenti sono serviti come lezione sui limiti di una forza schiacciante per porre fine a guerre alimentate da faide settarie, alleati inaffidabili e corruzione persistente dei governi locali. “La vittoria e’ una sorta di concetto sfuggente in quella parte del mondo”, ha detto il generale Sean MacFarland, che ha guidato le truppe in cinque missioni in Iraq e Afghanistan. “Chiunque entri e cerchi una vittoria decisiva se ne andra’ deluso”.

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Usa, Trump: invieremo fino a 4000 militari della Guardia Nazionale al confine con Messico

06 apr 10:42 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato che sta pensando di inviare “da 2.000 a 4.000” truppe della Guardia Nazionale al confine meridionale con il Messico. Trump – scrive la “Cnn” – ha spiegato che l’amministrazione sta ancora studiando quanto potrebbe costare il dispiegamento delle truppe, e ha insistito sul fatto che resteranno li’ fino a quando il muro di confine da lui proposto non sara’ completo. Le cifre annunciate da Trump rientrano nei precedenti storici, considerano che nel 2006 il presidente George W. Bush ha inviato 6.000 soldati della Guardia nazionale per contribuire alla sicurezza delle frontiere. E il presidente Barack Obama ha mandato 1.200 militari nel 2011. Le due operazioni sono costate complessivamente piu’ di 1,3 miliardi di dollari.

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La giustizia tedesca nega alla Spagna di giudicare Puigdemont per ribellione

06 apr 10:42 – (Agenzia Nova) – Il tribunale territoriale dello Schleswig-Holstein ha deciso ieri di rilasciare l’ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont con una cauzione di 75.000 euro. La notizia e’ stata riferita e commentata da tutti i principali quotidiani spagnoli che definiscono la decisione della Corte tedesca come la peggiore batosta subita dalla giustizia spagnola da un paese alleato e membro dell’Unione europea. I tre giudici hanno ritenuto infatti di escludere il reato di ribellione nell’ambito della richiesta di estradizione presentata dal giudice della Corte suprema spagnola Pablo Llarena. Il reato di alto tradimento preso in considerazione dal codice penale tedesco non corrisponderebbe, secondo la conclusione del tribunale tedesco, a quello di ribellione indicato dal giudice Llarena. La decisione della giustizia tedesca impedisce cosi’ alla Spagna di giudicare Puigdemont per un reato che non sia quello dell’appropriazione indebita di fondi pubblici. Le sanzioni per questo crimine, ricorda il quotidiano “El Mundo”, possono arrivare anche a 12 anni di carcere, pena che rimane comunque lontana dai 30 anni previsti per il reato di ribellione. Nonostante il governo spagnolo abbia cercato di mantenere un ruolo istituzionale di rispetto delle decisioni giudiziarie tedesche, fonti del Partito popolare (Pp) consultate da “La Vanguardia” hanno descritto la decisione come un “disastro per la Spagna” perche’ mette in discussione l’intero sistema giudiziario spagnolo davanti a tutta l’Europa e regala nuove speranze al movimento indipendentista.

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Continua a Londra l’ondata di violenza di strada, sei ragazzi accoltellati in poche ore

06 apr 10:42 – (Agenzia Nova) – Non accenna a placarsi a Londra l’ondata di violenza di strada che ha gia’ mietuto 50 vittime assassinate dall’inizio dell’anno: lo scrive il quotidiano laborista “The Guardian”, il quale riferisce che nella serata di ieri giovedi’ 5 aprile ben sei persone sono state accoltellate in poche ore in quattro diverse localita’ della capitale britannica; cinque di loro sono teenager ed il piu’ giovane ha addirittura appena 13 anni. Mentre il paese si interroga sulle ragioni di questa eccezionale ondata di fatti di sangue e sulle possibili soluzioni per contrastarla, sempre ieri sera una piccola folla si e’ radunata nel quartiere londinese di Hackney, sul luogo in cui il giorno prima era stato accoltellato a morte un giovane 18enne: la manifestazione, convocata dal gruppo Guiding a New generation (“Guidare una giovane generazione”, comunemente nota come Gang; ndr), e’ stata organizzata per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza giovanile. Il “Guardian” pubblica anche la denuncia di un ex ufficiale di polizia, Victor Olisa, che e’ stato a capo della sezione “Diversita’ etnica” e del distretto di Tottenham di Scotland Yard (soprannome per la Metropolitan Police, la polizia londinese; ndr): Olisa indica nel disagio sociale la principale causa dell’ondata di violenza; a suo parere, sono i tagli di bilancio che hanno fatto perdere alla polizia londinese il controllo delle strade della capitale e ne accusa i vertici di aver fin qui opposto solo un “assordante silenzio” di fronte all’allarmante situazione della pubblica sicurezza. Quanto alle possibili soluzioni per fronteggiare il fenomeno, dalle colonne del “Guardian” arriva l’avvertimento dell’autorevole commentatore S‭imon Jenkins, ex leader del disciolto Partito socialdemocratico: rispondendo alle voci di quanti chiedono al governo di prendere misure piu’ severe contro la violenza giovanile, Jenkins avverte che “bisogna resistere alla tentazione di ricorrere a soluzioni solo apparentemente semplici”; l’ex leader socialdemocratico sottolinea come la “linea dura” non abbia mai funzionato ed afferma che “la soluzione piu’ ovvia e semplice” sarebbe quella di depenalizzare il consumo di droghe, che e’ alla base della violenza di strada.

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Francia, sale la protesta nelle universita’ dopo alcuni episodi di violenza

06 apr 10:42 – (Agenzia Nova) – Il governo francese segue con attenzione i movimenti di contestazione studenteschi che in questi giorni stanno agitando una decina di istituti in tutto il paese. E’ quanto afferma “Le Figaro”, spiegando che continuano le occupazioni e i blocchi, insieme ad alcuni episodi di violenza. Gli occupanti richiedono un voto minimo di dieci su venti e minacciano di bloccare gli esami. Richieste respinte da Frederique Vidal, ministra dell’Insegnamento superiore, che ha preparato il progetto di legge sull’accesso alle universita’. Nei giorni precedenti si sono verificati una serie di episodi che hanno infiammato la polemica in Francia. Sui muri di alcune universita’ sono apparse scritte come “un poliziotto buono e’ un poliziotto morto”. A Montpellier, un gruppo di uomini a volto coperto e’ entrato di forza in un istituto occupato e ha aggredito gli studenti che protestavano. “Condanno tutte le violenze contro persone e beni” ha affermato il premier Edouard Philippe, commentando gli episodi. Gli eventi di Montpellier hanno contribuito ad allargare la protesta anche ad altre universita’, come quelle di Bordeaux, Nantes, Tours o Nancy. In alcuni di questi istituti si sono verificati degli scontri tra forze dell’ordine e gli occupanti.

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La Francia migliora la sua immagine nei mercati finanziari

06 apr 10:42 – (Agenzia Nova) – Parigi approfitta del miglioramento della sua immagine sui mercati finanziari. Lo scrive “Les Echos”, spiegando che l’Agenzia francese del Tesoro, che gestisce il debito di Stato, ha collocato 7,665 miliardi di euro in titoli a lungo termine. Parigi aveva in precedenza fissato una cifra compresa tra 7,5 e 8,5 miliardi di euro. Il quotidiano economico parla di una “luna di miele” tra la Francia e i mercati, cominciata dopo l’elezione del presidente Emmanuel Macron. La diminuzione del rapporto tra deficit e Pil francese al di sotto della soglia del 3 per cento ha rafforzato l’attrattivita’ del paese agli occhi dei creditori. “Questo miglioramento si vede in particolar modo nello spread, lo scarto di tassi a 10 anni tra Germania e Francia” afferma Cyril Regnat, della banca di finanziamento Natixis. Tuttavia, preoccupa l’ipotesi di una ripresa da parte dello Stato del debito di 50 miliardi della Sncf, azienda nazionale ferroviaria. Una cifra che potrebbe sembrare marginale se confrontata al debito pubblico francese, che supera i 2mila miliardi di euro, ma che rappresenta comunque un quarto del programma di emissioni della Francia per il 2018. “Gli investitori potrebbero immaginare che se lo Stato riprende il debito della Sncf, potra’ fare lo stesso con altre agenzie o societa’ pubbliche, come ad esempio Edf” spiega Nicolas Forest, del gruppo Candriam, specializzato nella gestione di investimenti.

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Le Ong internazionali annunciano una Rete di informazioni contro le esportazioni di armi

06 apr 10:42 – (Agenzia Nova) – Piu’ di 100 organizzazioni non governative (Ong) si sono riunite giovedi’ a Berlino per esprimere la loro opposizione al commercio delle armi. Le Ong hanno stabilito di istituire una rete internazionale per investigare sul “traffico di armi legali e illegali in tutto il mondo. Se troveremo casi illegali, lanceremo accuse penali “, ha annunciato Juergen Graesslin, dell’associazione “Ruestungsinformationsburo” (ufficio informazioni sulle armi) di Friburgo. Battezzata “Rete globale – Arresta il commercio di armi” (Gn-Stat), l’iniziativa mira a monitorare le transazioni di armamenti attraverso i confini e rendere queste informazioni disponibili pubblicamente. All’iniziativa dovrebbero partecipare giornalisti, fotografi di guerra, informatori, medici e attivisti. A innescare l’iniziaitiva e’ stata la pubblicazione di un dossier di 58 pagine che trattava del ruolo delle armi tedesche nel genocidio degli armeni durante la prima guerra mondiale. Solo pochi storici in Germania sanno che i fucili e i cannoni impiegati dell’Esercito turco erano per la maggior parte di produzione tedesca. “Centinaia di migliaia di fucili (900.000) Mauser sono stati consegnati all’impero ottomano quando si sono verificati i primi massacri”, ha detto l’autore del dossier e regista Wolfgang Landgrave. Piu’ dei due terzi dei soldati turchi erano equipaggiati con fucili tedeschi. La societa’ siderurgica Krupp consegno’ anche cannoni agli ex alleati del Reich tedesco. “Cento anni dopo, l’Esercito turco sta uccidendo con i carri armati tedeschi Leopard 2. Questa volta i curdi siriani, nella regione di Afrin”, ha dichiarato Graesslin. Anche l’Arabia Saudita ha fatto ricorso alla tecnologia militare tedesca durante la guerra nello Yemen. La nuova “rete”, comunque, non vigilera’ soltanto sui produttori di armi tedeschi. Le Ong che partecipano all’iniziativa intendono approfondire casi internazionali come l’accordo Usa-Arabia Saudita da 110 miliardi di dollari per le esportazioni di armamenti sottoscritto nel 2017. La prossima manifestazione delle Ong sara’ nel Baden-Wuerttemberg a maggio. Proprio a meta’ maggio iniziera’ davanti al tribunale regionale di Stoccarda, il processo a cinque ex dirigenti del produttore di armi Hecker e Koch, che il pubblico ministero ha accusato di vendere armi di guerra illegalmente in Messico.

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Ue, la Germania fornisce il maggior numero di personale Frontex

06 apr 10:42 – (Agenzia Nova) – 114 funzionari della polizia federale tedesca e delle dogane hanno controllato le frontiere esterne della Ue sotto l’egida di Frontex nel corso del 2017. Quello tedesco e’ il contingente piu’ grande dell’Agenzia europea per le frontiere (Frontex), secondo quanto riportato dalla polizia stessa e dall’agenzia stampa “Dpa”. Il totale dei giorni di missione effettuati dai funzionari tedeschi ammonta a 41.582, il che equivale al 21,8 per cento del totale effettuato da Frontex, seguiti dai giorni di servizio della Romania, della Francia e dei Paesi Bassi. Frontex e’ stata fondata nel 2004 come agenzia congiunta della Ue con sede a Varsavia, responsabile della vigilanza congiunta delle frontiere esterne dell’Unione. L’agenzia conta su circa 1.500 uomini e donne in un pool di reazione rapida, dispiegate, tra le altre cose, nel Mediterraneo e nei Balcani. “Le cifre dimostrano l’importanza della missione tedesca”, ha detto il presidente della polizia federale Dieter Romann. I due terzi delle missioni sono a carico dei poliziotti federali, mentre un terzo dei doganieri. Il ministro federale della Sanita’, il cristiano democratico Jens Spahn (Cdu), ha chiesto un aumento del coinvolgimento tedesco nell’agenzia europea: “Frontex ha bisogno di 100.000 uomini e dovrebbe davvero proteggere i confini”, ha dichiarato in un’intervista pubblicata mercoledi’ dalla “Neue Zuercher Zeitung”.

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Si intensifica la battaglia per il controllo di Telecom Italia

06 apr 10:42 – (Agenzia Nova) – Si intensifica la battaglia per il controllo di Telecom Italia: lo scrive il quotidiano economico britannico “The Financial Times”, riferendo che il governo italiano acquistera’ una partecipazione del 5 per cento nella storica societa’ telefonica attraverso il braccio della Cassa Depositi e Prestiti (Cdp). Le azioni Telecom Italia ieri hanno guadagnato oltre il 5 per cento chiudendo a 80 centesimi di euro in seguito alle voci dell’ingresso di Cdp nello scontro per il controllo della societa’: le voci sono state poi confermate in serata dal voto del consiglio di amministrazione di Cdp che ha dato il via all’acquisizione di una quota significativa nello storico operatore telefonico italiano. Sempre ieri il gruppo multimediale francese Vivendi, che con il 24 per cento delel azioni controlla Telecom Italia, ha presentato la lista dei suoi candidati al consiglio di amministrazione della societa’ in vista della cruciale assemblea degli azionisti del 4 maggio prossimo: quel giorno, scrive il “Financial Times”, si capira’ se Vivendi riuscira’ a mantenere l’attuale presa sul management della societa’ telefonica davanti alla sfida lanciata dal fondo d’investimento statunitense Elliott Management, che a sua volta ha acquisito una consistente partecipazione azionaria del 6 per cento ed ha chiesto un totale cambio di rotta nelle strategie aziendali. La lista di Vivendi e’ capeggiata dall’amministratore delegato Amos Genish, che attualmente non e’ membro del consiglio di amministrazione, e dal presidente non-esecutivo Arnaud de Puyfontaine; la lista conferma la candidatura di Franco Bernabe’ e di altri quattro attuali membri del consiglio che fanno riferimento al gruppo francese. Eliott invece aveva gia’ presentato la sua lista di candidati: sono tutti note figure del mondo degli affari della Penisola, con l’obbiettivo di coagulare attorno a essi il consenso dei soci minori italiani. La decisione del governo di Roma di far scendere in campo la Cassa Depositi e Prestiti, scrive il “Financial Times”, e’ finalizzata a proteggere l’interesse nazionale in un settore strategico e ha allarmato Vivendi soprattutto dopo che il presidente di Cdp, Claudio Costamagna, la scorsa settimana si e’ incontrato con i vertici del fondo Elliott. Il quotidiano economico britannico fa capire quindi che si sta delineando un asse italo-statunitense sul futuro di Telecom Italia, basato sostanzialmente sulla diffidenza di Roma per l’eccessiva influenza che i francesi di Vivendi si trovano a esercitare in un settore cruciale come quello delle telecomunicazioni.

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