Finestra sul mondo

La Gran Bretagna prepara sanzioni contro la Russia, Marine Le Pen propone un nuovo nome per il Front National, Traffico di migranti e Mafia

di Agenzia Nova |
Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Guerra di spie, la Gran Bretagna prepara sanzioni contro la Russia

12 mar 10:56 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro britannico Theresa May potrebbe accusare apertamente la Russia per il tentato assassinio in Gran Bretagna dell’ex spia sovietica Sergei Skripal e di sua figlia Yulia e decidere un pacchetto di sanzioni contro il governo del presidente russo Vladimir Putin, a cominciare da una raffica di espulsioni di diplomatici: ne parlano oggi lunedi’ 12 marzo tutti i principali quotidiani inglesi; il “Times” in particolare scrive che l’annuncio potrebbe arrivare al termine della prevista riunione del Consiglio di sicurezza nazionale, durante la quale stamattina i ministri saranno aggiornati sugli ultimi risultati delle indagini condotte sulla vicenda dai servizi di controspionaggio britannici. Autorevoli fonti governative hanno detto al “Times” che ormai ci sono sufficienti prove per collegare il Cremlino al gas nervino utilizzato per cercare di uccidere l’ex agente segreto sovietico emigrato in Gran Bretagna agli inizi degli anni Novanta e la sua 33enne figlia. Tra le possibili “dure risposte” che i governo britannico potrebbe adottare, il giornale elenca: l’immediata espulsione di importanti diplomatici russi e la revoca del visto di ingresso in Gran Bretagna concesso ad oligarchi legati al Cremlino; sanzioni economiche nei confronti di finanzieri vicini al presidente russo Putin, mettendo in pratica anticipatamente le misure attualmente all’esame del Parlamento; il ritiro della delegazione ufficiale britannica dai Campionati mondiali di calcio in programma per la prossima estate in Russia; un immediato simbolico aumento della partecipazione militare della Gran Bretagna alle operazioni della Nato gia’ in essere nell’Europa Orientale, a cui successivamente si aggiungerebbe la richiesta britannica di intensificare la presenza di tutta l’Alleanza atlantica. La premier May inoltre starebbe cercando di convincere i principali alleati europei, a cominciare dal presidente francese Emmanuel Macron e dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, ad emettere una dichiarazione congiunta di condanna contro la Russia: consapevole della necessita’ che la reazione della Gran Bretagna sia spalleggiata dagli alleati nella diatriba Mosca, il governo di Londra avrebbe chiesto anche il supporto di Washington; ma finora, riferisce il “Times”, l’amministrazione del presidente Usa Donald Trump e’ rimasta in silenzio.

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Ecuador e Peru’ lanciano programma congiunto di sminamento

12 mar 10:56 – (Agenzia Nova) – Ecuador e Peru’ collaboreranno nella rimozione delle mine anti uomo al confine dei due paesi. Lo hanno deciso le autorita’ militari peruviane ed ecuadoriane, riunite all’Istituto geografico militare (Igm) di Quito. Zona di principale interesse per l’operazione e’ quella, al confine, di Tiwintza, striscia particolarmente segnata dagli ordigni bellici presenti fin dal conflitto del 1995. “Le attivita’ saranno svolte dall’unita’ di sminamento binazionale che opera dal 2015 in quel chilometro quadrato”, ha detto il comandante dell’Unita’ di sminamento umanitario Ignacio Fiallo al quotidiano “El Telegrafo”. L’operazione intende “distruggere o neutralizzare circa 200 mine anti uomo, permettendo di riabilitare circa sette chilometri quadrati di terreno che saranno utilizzati per attivita’ produttive e sviluppo”. Fiallo ha anche spiegato che “questo processo rappresenta un impegno” e richiede una pianificazione “precisa e esauriente”, perche’ e’ un “compito delicato e ad alto rischio”. Secondo le stime iniziali, durante il conflitto, che fini’ definitivamente nel 1998 dopo la firma dell’ accordo di pace fra i due paesi, in quella zona sono state utilizzate 41mila mine.

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“New York Times”, amministrazione Trump ha quasi ultimato il suo piano di pace in Medio Oriente

12 mar 10:56 – (Agenzia Nova) – L’amministrazione Trump sta ultimando il suo tanto atteso piano di pace in Medio Oriente e il presidente degli Stati Uniti probabilmente lo presentera’ presto, nonostante il rischio di un rapido rifiuto da parte dei palestinesi e dopo aver gia’ affrontato una delle controversie piu’ spinose al mondo con la Corea del Nord. Lo scrive il “New York Times” citando tre alti funzionari Usa. La data esatta della presentazione del piano non e’ ancora stabilita e la sfida piu’ immediata per la Casa Bianca e’ come prepararlo in modo che non sia gia’ dichiarato morto alla nascita. I palestinesi sono infatti ancora furiosi per la decisione di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele, e hanno rifiutato di tornare al tavolo delle trattative. L’amministrazione Usa sta considerando di rivelare semplicemente il documento, nella speranza di esercitare pressioni sui palestinesi affinche’ ritornino a sedersi attorno a un tavolo. Un altro fattore che sta complicando la questione e’ la situazione politica in Israele. Il primo ministro Benjamin Netanyahu, accusato di frode, potrebbe convocare le elezioni anticipate per cercare di ottenere un mandato popolare e sostenere cosi’ la sua posizione. I suoi problemi giuridici, hanno detto gli analisti, lo renderanno ancora meno incline a fare concessioni ai palestinesi perche’ cio’ potrebbe alienare la sua base elettorale di destra.

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Usa, impegno per formare insegnanti su armi ma stop su innalzamento eta’ d’acquisto

12 mar 10:56 – (Agenzia Nova) – La Casa Bianca ha promesso di contribuire a fornire una “formazione rigorosa sulle armi da fuoco” per gli insegnanti e ha formalmente appoggiato il disegno di legge per rafforzare il sistema federale di controllo. Allo stesso tempo ha messo da parte la precedente proposta del presidente Donald Trump di alzare l’eta’ minima per l’acquisto di alcune armi da 18 anni a 21 anni. Lo riporta la “Washington Post” ricordando che l’amministrazione, dopo l’ultima strage del mese scorso in una scuola superiore della Florida, che ha provocato 17 morti, ha lanciato una serie di proposte politiche che si concentrano soprattutto sulla sanita’ mentale e su iniziative per la sicurezza scolastica. La proposta di armare alcuni insegnanti e’ stata molto dibattuta e ha suscitato una forte opposizione da parte della National Education Association, il piu’ grande gruppo di insegnanti del paese. Molti degli studenti sopravvissuti hanno esortato Washington a inasprire le restrizioni sull’acquisto di armi. Il presidente Usa sta istituendo una Commissione federale per la sicurezza scolastica, che sara’ presieduta dal segretario all’Educazione Betsy Devos, che esplorera’ possibili soluzioni, come il requisito di eta’ per l’acquisto di armi.

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Francia, Marine Le Pen propone un nuovo nome per il Front National

12 mar 10:56 – (Agenzia Nova) – Nel corso del 16imo Congresso del Front National che si e’ tenuto a Lille questo fine settimana la presidente Marine Le Pen e’ stata confermata alla guida del partito per la terza volta e ha proposto un nuovo nome per la sua famiglia politica: Rassemblement National (Unione Nazionale, ndr). Ne parla la stampa francese, spiegando che adesso il partito si mostra aperto a nuove alleanze. Secondo “Les Echos” il “movimento non vuole cambiare una virgola della sua linea politica”. Il quotidiano economico parla di una Marine Le Pen “rinvigorita” dopo la sua depressione post-presidenziale”. Il nuovo nome verra’ sottoposto ai militanti attraverso una votazione, anche se ci sono pochi dubbi sull’attuazione della proposta. La fiamma rimarra’ nel logo del Front National. In un questionario inviato agli iscritti del partito lo scorso autunno, il 52 per cento dei militanti si e’ detto favorevole a questo cambiamento. “Questo 16imo Congresso del Front National conferma un ritorno del movimento sui suoi fondamentali” scrive “Le Figaro”. “Libe’ration”, che apre con questo argomento nell’edizione odierna”, parla delle alleanza previste da Le Pen, scrivendo che il partito di estrema destra vuole essere ormai l’architetto della riunione delle destre”, anche se per il momento sono pochi i partiti che si sono mostrati disponibili ad eventuali accordi.

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Francia-India, la visita del presidente Macron rafforza il partenariato strategico

12 mar 10:56 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese, Emmanuel Macron, termina oggi una visita di quattro giorni in India, dove ha incontrato il premier locale, Narendra Modi. Lo riporta la stampa transalpina, spiegando che durante il suo soggiorno il titolare dell’Eliseo ha annunciato una serie di contratti, ha incontrato un gruppo di giovani e ha visitato il Taj Mahal. Il viaggio e’ stato un’occasione per “rafforzare il partenariato strategico dei due paesi” scrive “Les Echos”, sottolineando che Macron ha “ricevuto tutti gli onori”. Macron e Modi hanno presenziato il primo summit dell’Alleanza solare internazionale, un’iniziativa franco-indiana volta a sviluppare l’energia solare nei paesi in via di sviluppo. Il presidente francese ha promesso un miliardo di euro in aiuti entro il 2022. In totale sono stati firmati piu’ di 20 contratti per una cifra complessiva di 13 miliardi di euro, di cui 10 esclusivamente per Safran, che insieme ala General Electric si occupera’ della manutenzione dei motori degli aerei appartenenti alla compagnia Spice Jet. La cooperazione e’ avanzata anche nel settore nucleare, con un accordo firmato per la realizzazione di una centrale nucleare a Jaitapur da parte di Edf e Nuclear Power Corporation of India. “Libe’ration” nota che Nuova Delhi non ha firmato nessun contratto per l’acquisto di altri aerei da caccia Rafale dopo i 36 acquistati nel 2016.

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E.on, Rwe, EnBw e Vattenfall, importanti cambiamenti nel mercato energetico tedesco

12 mar 10:56 – (Agenzia Nova) – Nel mezzo della notte di domenica l’annuncio che E.on vorrebbe acquistare la concorrente Innogy, societa’ produttrice di energia verde del gruppo Rwe. Se cio’ accadesse, si verificherebbero grandi cambiamenti in Germania nel mercato dell’energia. Innanzitutto, Innogy rinuncerebbe alla produzione di energia da fonti rinnovabili, attivita’ che dovrebbe passare a Rwe, mentre porterebbe a E.on la parte piu’ redditizia delle reti di distribuzione e milioni di clienti. Le reti di distribuzione sono considerate la chiave del successo della transizione energetica tedesca: dovrebbero diventare “intelligenti”, per conciliare offerta e domanda di energia, data l’incostanza delle fonti rinnovabili. Il capo di E.on, Johannes Teyssen, sta scuotendo il settore energetico. In autunno il gruppo ha accettato un’offerta dal gruppo finlandese Fortum per la controllata Uniper. A causa degli alti ammortamenti, nel 2016 E.on ha registrato un deficit di 15 miliardi di euro. Grazie al rimborso della tassa nucleare e alla vendita delle azioni di Uniper, Teyssen ha finalmente il potere di muoversi nel “nuovo mondo” dell’energia. Il gruppo e’ il maggior nemico degli ambientalisti, essendo il maggior produttore di energia dal carbone in Germania e promuovendo l’uso della lignite nel distretto della Renania. Nessun’altra azienda in Europa emette CO2 quanto Rwe. L’amministratore delegato dell’azienda, Rolf Martin Schmitz, punta alle centrali elettriche a carbone e gas, ritenendo l’eolico e il solare non affidabili. Questo in ogni caso sara’ il colpo di grazia per Innogy. Uniper, che e’ stata fondata nel 2016, ha invece rilevato le attivita’ delle centrali elettriche a carbone e gas e il commercio all’ingrosso. L’amministratore delegato, Klaus Schaefer, e’ riuscito a tenere sotto controllo i debiti e le spese e ha messo con successo la societa’ sul mercato azionario. Nel panorama energetico tedesco c’e’ poi EnBw, diretta da Frank Mastiaux e che occupa 22 mila persone, con un fatturato di 19 miliardi di euro all’anno. L’ad vuole posizionare l’azienda come un “partner infrastrutturale sostenibile ed innovativo” per clienti grandi e privati. In quanto tale, dovrebbe guadagnare denaro con parchi eolici, reti di trasporto e di distribuzione e offerte intelligenti per i propri clienti. Il gruppo intende utilizzare il proprio know-how nella gestione di sistemi rilevanti per il sistema, che ha dimostrato nel funzionamento di centrali nucleari o nelle linee elettriche, al fine di penetrare in altre aree infrastrutturali. Queste includono, ad esempio, l’espansione della banda larga o l’elettromobilita’. Ma l’azienda si muove anche nel quadro dell’energia rinnovabile. In Germania il gruppo vuole costruire il primo parco eolico offshore in grado di operare senza sussidi. E ora vuole anche esportare il suo know-how in Asia. Infine c’e’ la societa’ energetica svedese Vattenfall, che si e’ impegnata pubblicamente per la protezione del clima: entro il 2050 vuole raggiungere la neutralita’ climatica. A tale scopo intende ridurre gradualmente la propria produzione di energia fossile e investire nelle energie rinnovabili. L’anno scorso ha scorporato le sue attivita’ connesse alla lignite. Vattenfall ha anche una vasta attivita’ di distribuzione in Germania. L’azienda rifornisce i clienti principalmente ad Amburgo e Berlino, ma e’ attiva a livello nazionale. Inoltre investe anche in energie rinnovabili e costruisce parchi eolici offshore.

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Germania, nuova politica sui rifugiati da parte dei futuri ministri di governo

12 mar 10:56 – (Agenzia Nova) – Prima ancora del giuramento del nuovo governo, la grande coalizione tedesca si concentra sulla politica dei rifugiati. Il ministro dell’Interno in pectore, il cristiano sociale Horst Seehofer (Csu), ha annunciato un “piano generale per procedure di asilo piu’ rapide e rimpatri forzati piu’ coerenti”. Il numero dei respingimenti dovrebbe essere notevolmente aumentato, “soprattutto nei confronti di delinquenti e di potenziali aggressori tra i richiedenti asilo”, ha dichiarato il futuro ministro all’edizione domenicale del quotidiano “Bild”. Manuela Schwesig, vice premier dell’Spd (socialdemocratici), ha chiesto un confronto per l’incapacita’ di integrare i rifugiati. “Tutti, inclusa la Spd, dobbiamo ammettere che e’ necessario un dibattito sui limiti di fatto dell’integrazione in modo aperto e onesto con i cittadini, senza mettere in discussione l’accoglienza dei rifugiati. Dello stesso avviso il futuro ministro della Famiglia, la socialdemocratica Franziska Giffey (Spd). Il ministro designato per l’integrazione, la cristiano democratica Annette Widmann-Mauz (Cdu), ha detto alla “Sueddeutsche Zeitung” che il governo ha “molto lavoro da fare” e “tutti devono collaborare”. Seehofer ha specificato che in futuro le decisioni sulle domande di asilo dovranno essere “prese in pochi mesi”. Il presidente della Csu ha anche chiesto un’estensione dei controlli al confine tedesco. Solo quando le frontiere esterne dell’Unione europea saranno effettivamente protette, i controlli alle frontiere interne potranno essere revocati, ha dichiarato. Il capogruppo del Ppe al Parlamento europeo, il cristiano sociale Manfred Weber (Csu), ha detto che finora “la sicurezza delle frontiere comuni e’ tutelata da 1.500 funzionari della Ue”. Cio’ di cui l’Europa ha bisogno sono, tuttavia, “almeno 10.000” funzionari operativi.

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Migrazioni, non si puo’ arrivare illegalmente in Europa senza l’aiuto della mafia

12 mar 10:56 – (Agenzia Nova) – Alvaro Rodriguez Gaya, capo strategico del Centro europeo contro la tratta di esseri umani, ha dichiarato che questo business nel 2015 ha fatturato circa 4,8 miliardi di euro alle organizzazioni criminali. I maggiori beneficiari, secondo quanto pubblicato dal quotidiano spagnolo “El Pais”, sarebbero le reti internazionali che organizzano la tratta attraverso molteplici Stati e continenti. Lo stesso Europol ha sottolineato che il 90 per cento dei immigrati irregolari ha contattato o e’ stato trasportato dai trafficanti. “Non c’e’ modo di arrivare in Europa illegalmente se non con l’aiuto di una mafia. Neppure i siriani, che in linea di massima sono rifugiati dalla guerra. A un certo punto vengono sfruttati dai trafficanti, che forniscono loro passaporti falsi”, ha aggiunto Rodriguez Gaya. Sono ormai numerose e diverse le rotte per l’immigrazione irregolare e ci sono mafie controllate da cittadini ucraini o russi che fanno viaggiare migranti dalla Turchia all’Italia. “Coloro che gestiscono il traffico hanno tutti i collegamenti necessari: dall’origine, dove reclutano l’immigrato, al transito e alla destinazione finale. Ci sono bulgari, rumeni e turchi che trasferiscono immigrati all’interno dell’Unione europea, nonche’ afghani e pakistani che hanno gia’ la loro quota di affari. E’ la stessa catena di trafficanti – di cui fa parte anche la mafia italiana – che offrono servizi per raggiungere l’Europa dall’Africa, con il Niger come centro nevralgico”, ha dichiarato l’esperto che conclude: “una volta raggiunta la Libia entra in gioco un’altra mafia che si occupa del percorso attraverso il Mediterraneo”.

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“Financial Times”, l’Italia sta accumulando guai per l’Eurozona

12 mar 10:56 – (Agenzia Nova) – Continua la campagna del quotidiano economico britannico “Financial Times” per convincere il mondo degli affari e gli investitori internazionali che, dopo le elezioni di domenica scorsa, l’Italia rappresenta una fonte di rischio per l’Eurozona: una tesi che viene esposta sin dal titolo dell’articolo pubblicato ieri, domenica 11 marzo, dall’autorevole opinionista Wolfgang Munchau al termine di un’analisi in cui esamina i fattori di rischio emersi dalle recenti elezioni italiane. Secondo l’analisi di Munchau, infatti, scartata per fortuna l’improvvida idea di un referendum sulla permanenza dell’Italia nell’euro, dal voto italiano emergono tre pericoli: la possibilita’ che il prossimo governo di Roma, dominato dai partiti populisti ed euroscettici, faccia deragliare il lodevole tentativo messo in atto da Francia e Germania per riformare l’Unione Europea. Il rischio e’ che le proposte in materia fiscale, su cui il Movimento 5 stelle e la Lega hanno costruito il proprio consenso elettorale, facciano esplodere i conti pubblici dell’Italia e l’azzardata idea di istituire nella Penisola una sorta di “moneta parallela” che permetta al paese di sfuggire alla stringenti regole che governano l’Eurozona. In un altro articolo pubblicato sempre ieri dal “Financial Times”, l’inviata a Milano Rachel Sanderson sostiene che dopo l’inconcludente risultato delle elezioni, il mondo degli affari italiano starebbe chiedendo ai partiti di dar prova di moderazione e di una veloce dimostrazione di stabilita’ politica, temendo che l’aumentato appoggio elettorale ai populisti possa minare la fiducia dei mercati nella capacita’ del paese di onorare il suo enorme debito pubblico. Nonostante il fatto che i mercati non abbiano affatto reagito al voto in Italia, secondo il giornale economico britannico gli imprenditori sarebbe preoccupato dal rischio che l’emergere di forze populiste inesperte e con visioni euroscettiche possa risvegliare il fantasma della sfiducia nei confronti della stabilita’ dei conti dello Stato: un fantasma rimasto dormiente dopo la crisi dell’euro che fece impennare in particolare i tassi di interesse dei titoli italiani. A supporto di questa tesi, nel suo reportage Rachel Sanderson ha intervistato diversi imprenditori e top manager: dall’amministratore delegato della banca Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, a Marco Tronchetti Provera di Pirelli e Rodolfo De Benedetti della holding CIR. Nessuno di loro per la verita’ concorda apertamente con la tesi dell’articolo del “Financial Times”, per cui l’autrice Rachel Sanderson si e’ trovata costretta a citare un anonimo top manager, per fargli dire che “sebbene l’Italia sia sempre stata capace di risolvere i problemi piu’ intricati, non c’e’ mai stata una situazione che vede il Parlamento dominato per oltre il 50 per cento dai populisti mentre il debito pubblico e’ arrivato al 131,5 per cento de Pil. La mia paura”, fa dire il “Financial Times” all’anonimo imprenditore, “e’ che i mercati si muovano prima che si formi il nuovo governo”.

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