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Internet delle cose driver per la smart city, nel 2030 varrà 6 trilioni di dollari per il PIL americano

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Interne delle cose driver centrale per lo sviluppo delle smart cities negli Stati Uniti. La PA locale avrà modo di utilizzare tali tecnologie per migliorare la qualità della vita dei cittadini, risparmiare risorse pubbliche aumentando l’efficienza dei servizi e ammodernando le infrastrutture.

L’internet of things è una delle tecnologie di cui più si parla al momento, in termini di innovazione urbana e di nascente economia digitale. Le principali società di ricerche di mercato hanno già stimato diversi trend per i prossimi anni e tutti convergono sulla capacità dell’internet delle cose (IoT) di generare risparmi ed enormi opportunità di business in tutto il mondo.

Entro il 2020, calcola Gartner, il mercato prodotti e servizi IoT potrebbe essere in grado di generare ricavi per 300 miliardi di dollari, mentre per IDC tale mercato, tra qualche anno, varrà nel suo complesso non meno di 7 mila miliardi di dollari a livello globale.

Secondo il recente Rapporto IDC “IDC PlanScape: The Essentials of Internet of Things Investment for Smart Cities”, l’internet delle cose è una piattaforma tecnologica che troverà largo utilizzo negli Stati Uniti, soprattutto nei progetti smart city. Nel 2030, potrebbe garantire 6 trilioni di dollari al PIL americano (ricerca Accenture).

L’internet delle cose è una tecnologia emergente e allo stesso tempo una realtà, le città degli Stati Uniti e i loro amministratori non possono evitare di confrontarsi con l’innovazione tecnologica, con l’impatto più che positivo di tali soluzioni sui servizi pubblici, in qualità ed efficienza, sulla qualità della vita stessa dei cittadini”, ha spiegato in una nota  Ruthbea Yesner Clarke, direttore Smart Cities Strategies Program di IDC.

Già dallo scorso anno, secondo ABI Research, il numero di installazioni IoT in tutto il mondo è aumentato del 20% e si prevede, sempre per il 2020, un numero di device interconnessi in rete pari a 50 miliardi. In questa stima va integrato anche il numero di auto connesse a internet (circa 25 milioni nel 2020), gli smart meters (1,1 miliardi nel 2020), le connessioni M2M (7 miliardi nel 2020, per un valore prossimo a 700 miliardi di dollari), nonché i dispositivi indossabili (mercato da 1,5 miliardi di dollari).

La lista potrebbe essere molto più lunga (mancano i sensori digitali interconnessi alle soluzioni M2M), ma già questa è esaustiva l’applicazione dell’internet delle cose alla smart city.

I destinatari sono principalmente le pubbliche amministrazioni locali (PAL) e i decisori pubblici, che hanno spesso in mano progetti smart city e smart community di rilievo nazionale, oltre che locale, e che possono utilizzare tale soluzioni tecnologiche in diversi settori: trasporti, inquinamento, mobilità, energia, infrastrutture idriche, sicurezza, ambiente, industria, economia digitale, PA digitale, cittadinanza digitale, inclusione sociale, istruzione/formazione, sanità digitale, accessibilità e molto altro.