tecnologie

Immuni, Zanella (FI): ‘ Il Governo vuole l’app obbligatoria? Arcuri venga in Commissione Tlc’

di on. Federica Zanella, componente della Tlc, Camera dei deputati |

Siamo sicuri che l'app Immuni sarà a base volontaria? Oggi si scopre che per farla scaricare almeno al 60% degli italiani (ma c'è chi parla di soglie assai più alte) affinché il controllo sia efficace, se ne potrebbe "incentivare" l'utilizzo, imponendo limitazioni della mobilità a quanti non la scarichino.

Da giorni, dagli ambienti dell’Esecutivo e dei vari esponenti delle sue ormai innumerevoli task-force, ci viene assicurato che l’utilizzo dell’app “Immuni”, e il conseguente tracciamento, saranno su base volontaria. Condizione posta come vincolante dal Garante Privacy, dal Consiglio d’Europa e molto più umilmente da “noi”, che in ogni sede, e da subito, lo abbiamo ribadito a gran voce.

Oggi si scopre però – con la solita, poco commendevole giravolta – che per farla scaricare almeno al 60% degli italiani (ma c’è chi parla di soglie assai più alte) affinché il controllo sia efficace, se ne potrebbe “incentivare” l’utilizzo, imponendo limitazioni della mobilità a quanti non la scarichino. Ora, credo che non servano particolari conoscenze tecniche o giuridiche per comprendere la differenza fra misura volontaria e misura obbligatoria; per capire che la categoria del “quasi obbligatorio” non esiste, specie quando il premio/sanzione è la limitazione di un diritto costituzionale, in questo caso la libertà di circolazione: chiamiamo le cose col loro nome, perché questa sarebbe, a rigore, una sorta di “sanzione”/penalizzazione, che tipicamente accompagnano gli obblighi, non certo le facoltà.   

Auspichiamo che queste intenzioni riportate dai giornali rimangano sulla carta stampata, e che vengano smentite nel più breve tempo possibile da chi di dovere. Non vogliamo essere presi in giro: il trattamento dei dati personali è subordinato al consenso, che per essere valido, deve essere libero; l’obbligatorietà surrettizia o indiretta è pur sempre una coercizione, non basta un bel nome a cambiarle natura.

Non vogliamo scivolare verso il modello cinese: grazie al cielo, non siamo, e non vogliamo essere la Cina, ci teniamo stretti, assieme alla nostra salute, anche la salute delle nostre Istituzioni, della nostra Costituzione, dei nostri diritti, della nostra civiltà.

E, ultimo ma non meno importante, ci teniamo alla salute della nostra democrazia parlamentare: troppo spesso sentiamo dire, per via prevalentemente mediatica in vece delle sedi istituzionali, dai cosiddetti “tecnici” che tutti i nodi saranno poi sciolti dal Governo, o da Conte, magari in magnifica solitudine. Ma questo è inammissibile: il Governo deciderà assieme al Parlamento, che rappresenta i cittadini ed è la prima istanza di tutela e garanzia del loro diritti. 

Anche su questo punto più volte abbiamo chiarito che quando si vada con un provvedimento a vincolare le libertà costituzionalmente garantire, questo debba per forza passare dal Parlamento che ne determini anche le modalità applicative attraverso una norma di rango primario, dettagliata e contenente le adeguate garanzie.

Per chiarire tutti gli aspetti critici bene la convocazione al Copasir del Commissario Arcuri, che poi aspettiamo quanto prima anche in Commissione trasporti e Telecomunicazioni.

Per darci risposte puntuali sui tanti, troppi aspetti ancora “oscuri” relativi a questa app. Per esempio, legati a quale soggetto pubblico (aspetto imprescindibile su cui contiamo non si assista a un’ennesima marcia indietro) sarà affidata la gestione di tutta la complessa filiera del tracciamento e conservazione dei dati. Nonché la loro subitanea cancellazione al termine dell’emergenza. 

Detto poi che l’invio dei dati andrà appunto a un server “statale” (ma la app consente invio teoricamente a più server anche privati, cosa che andrà scongiurata per certo) che peraltro deve essere conservato in Italia, condizione non negoziabile, chi farà la manutenzione del server, e a chi sarà affidata la disaster recovery, che in caso di guasto importante avrebbe pieno accesso ai medesimi? Altri punti più o meno tecnici, come il fatto che si dovranno utilizzare delle interfacce di programmazione di Google e Apple per bypassare le limitazioni che i sistemi operativi prevedono al funzionamento di app in background, ad esempio delle funzionalità del bluetooth.

Come impediremo che queste Api (interfaccia) non usino i dati raccolti? Si prevederà un reato specifico per utilizzo improprio di questi dati, come proposto anche dal Garante della Privacy?

In sostanza, noi teniamo al fatto che questa app possa essere operativa quanto prima, e sia veramente in grado di accompagnare in modo importante l’Italia verso la sospirata fase 2, continuando a ricordare che deve comunque essere associata a una campagna di testing seria non alle viste. Il tutto però non in spregio totale della libertà e sicurezza dei cittadini.