Le reazioni

Immuni. Pd, FI, Lega e FDI in coro ‘L’app sia votata in Parlamento’

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Giudizio unanime e trasversale di Pd, FI, Lega e FDI su Immuni: 'L'app sia discussa in Aula, serve una legge. La libertà non è in vendita e non basta un'ordinanza del commissario all'emergenza'.

Immuni, l’app scelta dal Governo per contrastare la diffusione del virus, finisce nel mirino dei partiti e mette d’accordo tutte le forze politiche nel chiedere un dibattito parlamentare sulla soluzione che tanti dubbi sta sollevando fra gli esperti di Data Protection, tanto che anche il Copasir vuole vederci chiaro e con ogni probabilità convocherà il commissario per l’emergenza Covid 19 che l’ha scelta Domenico Arcuri.

Pd e Forza Italia sono d’accordo. La app va votata in Parlamento, perché – come spiega Graziano Delrio, capogruppo del Pd alla Camera – si tratta di “un terreno tanto delicato, che riguarda i diritti e le libertà costituzionali delle persone, non può essere affrontato esclusivamente con lo strumento dell”ordinanza commissariale”, A fargli eco, la senatrice di Forza Italia Fiammetta Modena. “Urge – ha detto a Repubblica.it – un confronto serio in Parlamento sulla libertà e tutela della privacy, l’utilizzo dell’app non può cadere sulle nostre teste per circolari e decreti una semplice ordinanza che il commissario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, ha firmato qualche giorno fa”.

“Già lo scorso primo aprile il sito dell’Inps, che doveva gestire le domande per il bonus partite Iva previsto dal decreto «Cura-Italia», è andato in crash, impedendo l’accesso alle persone – prosegue la senatrice di FI – Questa volta il governo ce la farà a garantire il rispetto della privacy? Da chi verranno gestiti tutti i dati sensibili? Il Governo pensa anche a delle limitazioni alla circolazione per chi sceglierà di non fare il download dell’app. Urge un confronto serio in Parlamento sulla libertà e tutela della privacy, non può cadere sulle nostre teste per circolari e Dpcm una semplice ordinanza che il commissario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri ha firmato qualche giorno fa”.

A fare discutere, nel Partito Democratico, sono anche alcune indiscrezioni che parlano di incentivi e premialità o, al contrario, di restrizioni agli spostamenti a seconda che si decida di utilizzare o non utilizzare l’applicazione. “Leggo di restrizioni per chi non scaricherà la app di tracciamento, un robusto nudge per incentivare il download. Decisioni che mettano capo a cittadini di serie A e di serie B sono contro la Costituzione. Il sistema a punti lasciamolo ai paesi autoritari. Sicurezza è libertà“, sottolinea il deputato dem Filippo Sensi. Per chi non scaricherà la app sullo smartphone si sarebbe ventilata l’ipotesi di adottare il braccialetto elettronico, si legge sul Corriere della Sera.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il segretario della Lega Matteo Salvini convinto che si tratti di “una tecnologia utile, ma la libertà non è in vendita”. Salvini sostiene che “nell’uso dell’applicazione sono evidenti alcune gravi criticità, da molti sollevate, tra le quali: chi gestisce i dati raccolti, dove vengono conservati e per quanto e di chi è la proprietà dei dati?”.

Dello stesso avviso è la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “Benché l’installazione dell’app sia volontaria, quando si entra nella sfera del trattamento dati – soprattutto quelli sanitari – occorre andarci con i piedi di piombo perché il rischio è sempre molto alto. Per questo è assolutamente impensabile che basti una semplice ordinanza per diffondere il software: un passaggio in Parlamento è d’obbligo. Tutti sanno che uno dei più grandi business del nostro tempo sono i dati personali, ed è bene che in un contesto come quello del Covid-19 i dati sensibili dei cittadini siano tutelati e non entrino in nessun modo nelle disponibilità di società private. Auspico che almeno su questa materia il Governo provveda subito ad avviare il confronto con il Parlamento”, conclude Meloni.

Ancora però dem e azzurri dovranno aspettare, perché l’ultima parola è data al Copasir (la Commissione parlamentare per la sicurezza della Repubblica) che ha già promesso di approfondire alcune questioni sull’app, “sia per gli aspetti di architettura societaria, sia per quanto riguarda le forme scelte dal commissario Arcuri per l’affidamento e la conseguente gestione dell’applicazione”.

Nuove convergenze politiche quindi intorno alla app anti virus, che vedono Pd e FI mettere nel mirino il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.