Il Report

Il mercato high-tech italiano vale 115 miliardi di euro, resiliente alla crisi. Cresce anche al Sud

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Un dato in crescita del 2,9% (+1,6% nel 2016), secondo lo studio Intesa Sanpaolo, con i migliori risultati tra le imprese ICT servizi, seguite da quelle farmaceutiche e dall’ICT manifatturiero. Cresce l’export delle imprese del Mezzogiorno.

Se c’è un settore che sembra esser riuscito ad attraversare gli anni della crisi economica continuando a crescere è quello dell’high tech, dell’alta tecnologia e innovazione. In Italia, le imprese high-tech hanno registrato un fatturato di 115 miliardi di euro, in base alle rilevazioni del secondo monitor del Centro studi e ricerche di Intesa Sanpaolo relativo al 2017.

Un dato in crescita del 2,9% (+1,6% nel 2016), come riportato oggi dal quotidiano Il Giorno, con i migliori risultati tra le imprese ICT servizi (64,8 miliardi di fatturato), seguite da quelle farmaceutiche (25,9 miliardi), dall’ICT manifatturiero (15,3 miliardi), biomedicali (6,8 miliardi) e dell’aerospaziale (2,2 miliardi).

Lo studio ha coinvolto 12.566 imprese italiane specializzate in diversi settori dell’alta tecnologia, partendo dai bilanci e focalizzandosi su te voci principalmente: performance economico-finanziarie nel 2017, evoluzione delle esportazioni, alta tecnologia nel Mezzogiorno.

La bella notizia è proprio la tenuta delle imprese high-technology del Mezzogiorno. Qui le 24 mila imprese presenti sui territori, con circa 114 mila addetti, hanno registrato esportazioni per 5,7 miliardi di euro.

Un dato incoraggiante, visto il panorama economico del momento, ma ancora piuttosto basso, rispetto all’export nazionale che vale 53,6 miliardi, che cresce del 5,1% e che vale il 12,1% delle esportazioni nel manifatturiero nel suo complesso (era il 9% nel 2016).

Le imprese high tech, inoltre, sono riuscite a crescere anche nel decennio 2008-2017, cioè durante gli anni successivi al grande shock economico-finanziario, con un incremento cumulativo dei ricavi del 16,2%.

Secondo il Report, alla base di questa performance c’è l’alta capacità di resilienza economica del settore, da un lato grazie al suo carattere anti ciclico, appunto in grado di resistere alle perturbazioni finanziarie, dall’altro per l’elevato livello di competitività raggiunto, che consente alle organizzazioni di reggere l’onda d’urto della concorrenza dei mercati internazionali.