La situzione

Il coronavirus si può riprendere, primo caso in Giappone. Si rischia nuovo blocco forniture per l’Europa

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Riammalarsi di coronavirus, è successo a Osaka. Se l’epidemia peggiora in Corea e Giappone c’è serio rischio di nuovo blocco nella catena di approvvigionamento europea e non solo. Aziende cinesi a rischio chiusura. Scambi commerciali tra Asia ed Europa al minimo, già ridotti del 46%.

Cina, Corea del Sud e Giappone sono i primi tre Paesi al mondo per casi di coronavirus accertati (al quarto posto, purtroppo, c’è l’Italia). I contagiati in Cina sono 78.631, in Corea del Sud 1.766 e in Giappone 918. Se l’epidemia di covid-19 non accenna a diminuire in questi tre Paesi, l’economia globale potrebbe non riuscire a mitigare l’impatto negativo del virus sui mercati e a rilanciare la produzione.

Giappone e Corea

In particolare, gli analisti di Guotai Junan Securities guardano con molta attenzione l’espansione del coronavirus in Corea e in Giappone. Se in Cina, per il momento, la situazione sembra attestarsi su un numero di contagi in progressiva diminuzione (ben al di sotto dei 500 giornalieri), lo stesso non si può dire per gli altri due Paesi.

In Corea la situazione si fa drammatica, di ora in ora, mentre in Giappone c’è il primo caso al mondo accertato di ricaduta di una paziente: guarita il 1° febbraio, è stata trovata di nuovo positiva al virus. Se così fosse, fanno sapere da Osaka, potrebbe trattarsi anche di un nuovo tipo di virus.

Non è un segreto, d’altronde, che a Tokyo si attendono ulteriori sviluppi negativi dall’epidemia e il Premier Shinzo Abe ha ordinato la chiusura di tutte le scuole da lunedì 2 marzo per le successive due settimane.

In Corea, fino alla settimana scorsa, erano pochissimi i casi di coronavirus, ma nel giro di pochi giorni si sono moltiplicati, arrivando addirittura al secondo posto al mondo dopo la Cina. Dopo la scoperta del contagio all’interno della congrega/setta di Shincheonji di Gesù, che nel complesso conta oltre 200 mila seguaci, le autorità di Seoul hanno lanciato l’allarme rosso per tutto il Paese.

Nessuno conosce il numero esatto di contagiati, ma si pensa che in Corea siano molti di più di quelli ufficialmente riconosciuti tali. I membri della setta, infatti, non sono molto favorevoli ai controlli sanitari, ritenendo la malattia un segno di debolezza e una mancanza verso Dio.

Le interdipendenze

I tre Paesi messi assieme contribuiscono per circa un quarto dell’economia globale e vantano scambi reciproci combinati per un valore approssimativo di 720 miliardi di dollari, costituendo uno dei blocchi economici più rilevanti al mondo.

Parte da qui la riflessione degli analisti, che vedono la Corea e il Giappone come due possibili Paesi a rischio epidemia coronavirus. Un fatto che, se confermato nei prossimi giorni, potrebbe causare un nuovo e più imponente blocco delle forniture di componenti e semilavorati alle industrie manifatturiere di tutto il mondo, andando a peggiorare le stime negative per il primo e il secondo trimestre 2020.

Se l’epidemia peggiora in Giappone e Corea del Sud, porterà un secondo colpo alla supply chain globale, con probabili ripercussioni anche in Cina“, ha affermato Song Xuetao, economista di Tianfeng Securities.

Dopo l’inizio della guerra dei dazi con gli Stati Uniti, la Cina ha subito guardato al Giappone e alla Corea, creando una nuova area di scambi e stringendo i legami di interdipendenza economica. Gli scambi commerciali tra Giappone e Cina valgono circa 315 miliardi di dollari, mentre tra Cina e Corea circa 284 miliardi di dollari.

I rischi

In caso di recrudescenza dell’epidemia in Giappone, ad esempio, verrebbero subito a mancare parti per automobile e macchinari industriali, componenti di apparecchiature elettroniche e per la robotica industriale, per i motori e le telecamere, le tv e molto altro.

Secondo stime TSR, società giapponese di ricerche di mercato, sette aziende su dieci in Giappone (su un oltre 12 mila intervistate) ha già subito perdite e blocchi o rallentamenti nella produzione, o li avrà a breve.

Gli analisti della China International Capital, hanno affermato che se l’epidemia colpirà duramente la Corea, un gran numero di imprese cinesi non riuscirebbe ad andare avanti, molte dovrebbero chiudere e altre sarebbero obbligate a fermare o ridurre sensibilmente la produzione.

Lo scorso fine settimana, Samsung è stata costretta a chiudere una fabbrica di cellulari in Corea del Sud, dopo aver confermato che uno dei suoi dipendenti era stato infettato, mentre LG Electronics ha chiuso temporaneamente un complesso di ricerca, nella giornata di lunedì, dopo aver confermato un contagio all’interno del team che coordina i progetti.

Questo stato di cose sta compromettendo i commerci marittimi tra Cina e resto del mondo, con il risultato che il 46% delle spedizioni programmate tra Asia ed Europa settentrionale sono state cancellate, secondo dati Alphaliner.

L’interruzione degli scambi commerciali possono causare uno shock nelle catene di approvvigionamento europee e americane. Un minor numero di merci in arrivo dall’Asia significherà anche un minor numero di esportazioni intraeuropee dalle regioni costiere verso i Paesi più interni”, ha affermato Timme Spakman, economista di ING.