Gli investimenti

I 10 punti dell’azione Ue a sostegno dell’industria audiovisiva e dei media

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Sostegno immediato al settore per far fronte al calo delle entrate pubblicitarie, al crollo del box office al cinema, alla stagnazione della produzione, ma anche per tutelare i principi democratici che animano la società dell’informazione europea.

La pandemia di Covid-19 ha messo a dura prova anche il settore dei media e dell’audiovisivo. Si pensi solo al calo delle entrate pubblicitarie (gli introiti pubblicitari sono diminuiti tra il 30% e l’80%), al crollo delle sale cinematografiche (con perdite stimate in 100.000 euro per schermo al mese) e la stagnazione della produzione.

La Commissione europea ha appena adottato un nuovo piano d’azione in 10 punti per accelerare il processo di trasformazione dell’industria e per il sostegno alle imprese che vi operano.

Al centro del piano europeo di rilancio del settore media e audiovisivo c’è certamente la tecnologia digitale, un accesso ai finanziamenti più semplice, lo stimolo degli investimenti privati, favorire un maggiore livello di resilienza e di sostenibilità ambientale.

I 10 punti

Nell’ambito del meccanismo finanziario “Recovery and resilience facility”, è previsto che ogni Stato dovrà presentare un piano di ripresa e resilienza, destinando almeno il 20% della spesa prevista alle tecnologie digitali e al loro impiego, compresa la produzione e la distribuzione di contenuti digitali.

Dieci i punti chiave contenuti nel piano d’azione della Commissione:

  • facilitare l’accesso al sostegno dell’UE attraverso uno strumento dedicato che consenta alle imprese del settore dei media di trovare tutte le opportunità di finanziamento;
  • stimolare gli investimenti nel settore audiovisivo;
  • lanciare un’iniziativa “NEWS” per raggruppare azioni e sostenere il settore dei mezzi di informazione;
  • favorire la condivisione e l’innovazione dei dati;
  • promuovere una coalizione industriale di realtà virtuale per aiutare i media a trarre vantaggio da queste tecnologie immersive e lanciare un laboratorio per i media di realtà virtuale su progetti per nuove modalità di narrazione e interazione;
  • favorire discussioni e azioni per aiutare l’industria a diventare climaticamente neutra entro il 2050;
  • avviare un dialogo con l’industria audiovisiva per migliorare l’accesso ai contenuti audiovisivi e la loro disponibilità in tutta;
  • promuovere la diversità culturale per agevolare i talenti mediatici europei;
  • dotare i cittadini di maggiori strumenti e capacità, anche rafforzando l’alfabetizzazione mediatica;
  • rafforzare la cooperazione tra le autorità di regolamentazione.

Media pilastri della democrazia

A sostegno del piano europeo è intervenuta Vera Jourova, vicepresidente per i Valori e la trasparenza, che ha dichiarato: “I media non sono solo un settore economico, ma sono un pilastro della nostra democrazia. Per questo motivo il piano è così importante”.

Questo piano industriale costituirà la nostra tabella di marcia per la ripresa, la trasformazione e il rafforzamento della resilienza dei mezzi di informazione. Fornirà all’industria i mezzi per contribuire e trarre vantaggio dalle transizioni digitale e verde“, ha dichiarato il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton.

La disinformazione online, le fake news, la propaganda avvelenata, l’odio online, sono tutti sintomi di una società dell’informazione che non gode di ottima salute.

L’acuirsi dell’emergenza sanitaria, l’incertezza economica e le spinte negazioniste ed antieuropeiste, non fanno che aggravare il quadro generale. Per questo l’azione della Commissione è ancora più centrale in questo momento storico.

I deserti informativi

Si parla non a caso di pericolo “desertificazione informativa”, creata da un lato dalla disinformazione, dall’altro dalla frammentazione estrema del mercato, dalla dispersione delle risorse finanziarie e dalla mancata innovazione tecnologica che ne ha minato i livelli di competitività.

In un momento in cui le piattaforme online di paesi terzi stanno guadagnando quote di mercato considerevoli, tutta questa situazione può compromettere l’autonomia strategica del settore dei media e degli audiovisivi dell’Unione.