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Huawei: ‘Attacchi informatici dal Governo Usa per infiltrarsi nell’intranet e minacce ai dipendenti’

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Nel respingere una nuova accusa di furto di tecnologia, Huawei rivela che il Governo statunitense ha utilizzato, tra gli altri mezzi, attacchi informatici, minacce ai dipendenti, invio dell'FBI nelle case dei lavoratori per ostacolare il suo business.

La guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina e in particolare contro il suo simbolo tecnologico, Huawei, è senza esclusione di colpi. Da un caso di presunto furto di tecnologia fotografica per smartphone da parte della società cinese ai danni del produttore portoghese Rui Oliveira è stato aperto un vaso di Pandora. Nel respingere questa nuova accusa da parte degli Usa, Huawei ha rivelato, senza fornire prove concrete, che il Governo statunitense ha utilizzato tutti gli strumenti a sua disposizione – inclusi i poteri sia giudiziari sia amministrativi, nonché una serie di altri mezzi senza scrupoli – per interrompere le normali operazioni commerciali di Huawei e dei suoi partner. Questi includono, scrive la società in una nota:

  • Indicare alle forze dell’ordine di minacciare, costringere, invogliare e incitare sia i dipendenti attuali che gli ex di Huawei a ribellarsi alla società e lavorare per loro.
  • Cercare, trattenere e persino arrestare illegalmente dipendenti e partner di Huawei.
  • Tentare di intrappolare o fingere di essere dipendenti Huawei per stabilire pretese legali per accuse infondate contro la società.
  • Lancio di attacchi informatici per infiltrarsi nell’intranet di Huawei e nei sistemi informativi interni.
  • Invio di agenti dell’FBI alle case dei dipendenti Huawei e pressione su di loro per raccogliere informazioni sulla società.
  • Mobilitare e cospirare con aziende che lavorano con Huawei, o con cui hanno un conflitto commerciale, per portare accuse infondate contro l’azienda
  • Avvio di indagini sulla società basate su false notizie riportate dai media.
  • Ostacolare le normali attività commerciali e comunicazioni tecniche attraverso intimidazioni, negare i visti, trattenere la spedizione, ecc
  • Riprendere vecchi casi civili che sono già stati risolti e avviare selettivamente indagini penali o presentare accuse penali contro Huawei sulla base di richieste di furto di tecnologia.

L’ultima accusa di furto di tecnologia

L’ultima accusa di furto di tecnologia è di questi giorni. 

Il 30 agosto scorso, il Wall Street Journal ha riportato la notizia secondo cui il Dipartimento di Giustizia americano ha avviato un’indagine su Huawei per presunto furto di brevetti per smartphone e fotocamere. La società di telecomunicazioni cinese ha bollato le accuse come “false”, fornendo spiegazioni dettagliate. 

Nel dettaglio Huawei è accusata del furto di tecnologia fotografica per smartphone ai danni del produttore portoghese Rui Oliveira, un’accusa respinta dalla società che ha sporto a sua volta denuncia nei mesi scorsi contro il ceo di “Imaginew”. Il 28 maggio 2014 rappresentanti della consociata statunitense di Huawei hanno incontrato Oliveira, su richiesta di quest’ultimo, spiega in nota nota Huawei, e “durante l’incontro l’imprenditore ha presentato a Huawei il design della sua fotocamera, affermando di essere in attesa di brevetto negli Stati Uniti. Huawei non era interessato al suo prodotto e non sono stati presi ulteriori contatti”, recita ancora il comunicato stampa dell’azienda cinese, che mostra le differenze tra la sua fotocamera EnVizion 360 per smartpnone, accusata del furto tecnologico, e quella presentata alla società cinese dall’imprenditore portoghese Oliveira: 

  1. Il design di Oliveira, fa notare Huawei, ha un solo obiettivo zoom espandibile su un lato del dispositivo.
  2. Il dispositivo Huawei ha obiettivi su entrambi i lati e sono contenuti in un ampio alloggiamento convesso. Nessuno dei due si espande dalla superficie del dispositivo.

Ma il Dipartimento della Giustizia e la procura federale newyorchese portano avanti le inchieste su Huawei sia su questa vicenda sia sulle altre in cui è accusata di furti di proprietà intellettuale.