Rete unica Dossier

Golden Power e FiberCop. I paletti del governo posti a KKR sono legittimi?

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Può il governo porre condizioni di politica industriale ad un investitore estero? E lo può fare quando, con la singolare richiesta, cerca di imporre a questo investitore un impegno in favore del ritorno ad un monopolio nel mercato della banda larga fissa?

Il Governo prigioniero del progetto rete unica di Tim?

Può il nostro Governo porre condizioni improprie di politica industriale ad un investitore estero?  

E lo può fare quando, con la singolare richiesta, cerca di imporre a questo investitore un impegno in favore del ritorno ad un monopolio nel mercato della banda larga fissa?

Inoltre, le norme europee sulla concorrenza, in particolare quelle che riguardano aiuti di Stato e concentrazioni, lo permettono?

Infine, cosa c’entra l’obiettivo di restaurare il monopolio della rete con l’emergenza Covid-19, con la sicurezza nazionale e con la prevenzione di take over ostili da parte di società estere?

Pare che tutto ciò sia accaduto in occasione dell’esercizio del Golden Power su FiberCop da parte del governo, che, in quella circostanza, avrebbe imposto a KKR vincoli la cui discrezionalità potrebbe andare ben oltre i limiti consentiti.

Cosa sarebbe stato chiesto a KKR? Dalle dichiarazioni della Reuters del 13 novembre, poi riprese da numerose testate italiane, ma accompagnate dal silenzio della politica, il governo avrebbe espresso il Golden Power di protezione della struttura a patto che KKR favorisca nei prossimi mesi l’ipotesi della rete unica in capo a TIM, ammesso che il progetto prosegua nel suo iter.

Golden Power “ampliato”

La nuova normativa (sempre più estesa) sul Golden Power, che consente al Governo di proteggere le aziende italiane considerate come asset di interesse nazionale e quindi da difendere in caso di investimenti extraeuropei non graditi, è stata lo scudo con cui il Governo sarebbe intervenuto su KKR, il fondo statunitense che si è impegnato ad acquisire un terzo (37,5%) di FiberCop, la società della rete secondaria di TIM (58%), partecipata anche da Fastweb (4,5%).

C’è da dire che tutta la documentazione relativa all’uso del Golden Power da parte del Governo è secretata e pertanto poco trasparente.

L’impegno chiesto a KKR, se effettivamente imposto, rappresenta un pesante problema politico

Se la richiesta imposta al Fondo americano KKR è stata fatta con le modalità descritte dalla Reuters, la circostanza pone un problema politico di non poco conto. Se infatti il Governo avesse posto quella condizioni a KKR per il suo ingresso in FiberCop, allora, come sostenuto da diversi osservatori, sarebbe andato ben al di là delle sue prerogative e della stessa normativa che regola il Golden Power. 

Un eventuale uso, per così dire “ricattatorio”, del Golden Power con impliciti o espliciti dettami di politica industriale non è contemplato e secondo gli addetti ai lavori rappresenterebbe una forzatura grave di questo strumento. L’utilizzo del Golden Power nell’ultimo anno e mezzo è esploso soprattutto nel mercato delle telecomunicazioni, anche per l’inserimento delle reti 5G nel suo perimetro anche per l’introduzione delle reti 5G nel suo perimetro, come peraltro segnalato dall’Osservatorio Golden Power (www.osservatoriogoldenpower.eu).

N el 2018 le notifiche erano state una quarantina, nel 2019 sono raddoppiate a 83 e nel 2020 sono arrivate a più di 200.

Golden power e Bruxelles

Il Golden Power è nato per difendere le aziende strategiche del nostro paese principalmente dal rischio di investimenti extraeuropei non graditi. La pandemia ha spinto il Governo ad ampliare di molto il suo potere di intervento, sul modello di normative analoghe già vigenti in Francia e Germania a difesa dei cosiddetti campioni nazionali, ovvero società a controllo francese o tedesco.

Ma nel caso di FiberCop il controllo degli azionisti è tutto estero e KKR ha in campo Operations in vari paesi europei, il che obbliga a sottoporre l’avvio delle attività di FiberCop, che ha già riunito il primo incontro di CdA, al parere di Bruxelles.

Registriamo invece che FiberCop non è ancora stata notificata a Bruxelles. L’operazione è stata notificata solo ad Agcom e alla Presidenza del Consiglio. Al momento, la società è pertanto solo una scatola al 100% di TIM, cui non sono ancora stati conferiti gli asset in attesa dell’ingresso di KKR e Fastweb. L’operazione va perfezionata entro il primo trimestre 2021. 

Conclusione

Quindi, se tutto ciò corrisponde al vero, come la Reuters indica, c’è il rischio che il nostro governo possa aver usato impropriamente uno strumento come il Golden Power, creato per proteggere settori strategici da take over ostili provenienti da imprese extra-europee, con l’obiettivo tuttora in essere di favorire la ricreazione di un monopolio nel settore delle telecomunicazioni fisse.

Il problema di fondo è di carattere eminentemente politico e riguarda la direzione in cui lo Stato vuole che si muova l’economia.

Si vuole andare verso un’economia aperta dove il caposaldo principale è la libera concorrenza oppure si vuole tornare indietro ai tempi del monopolio?