I nodi

Frequenze tlc, l’asta per i 700 Mhz entra nel vivo in Germania e Francia. Italia in ritardo

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Entra nel vivo l’asta in Germania mentre in Francia vengono presentate le guidelines. L’Italia ancora in ritardo rischia di non rispettare le scadenze previste per il passaggio delle frequenze ai servizi tlc.

Le aste per i 700 Mhz continuano a restare al centro dell’interesse della Ue che tiene gli occhi puntati in particolare sulla Germania, dove è già partita, e la Francia dove oggi l’Autorità delle tlc, Arcep, ha pubblicato le guidelines per gli operatori tlc che parteciperanno alla prossima gara di novembre.

Il tutto con l’obiettivo di rispettare quando deciso in sede ITU e Ue sul passaggio di questa banda, al momento usata dai broadcaster, agli operatori tlc.

Italia in forte ritardo

Il nostro Paese, secondo il parere di Vincenzo Lobianco della Direzione Reti e Servizi di Comunicazione Elettronica dell’Agcom, riportato nella newsletter Policy Tracker, rischia di non poter rispettare la scadenza del 2020 per il passaggio della banda a 700 Mhz ai servizi di telecomunicazioni.

Per Lobianco, con una tv digitale terrestre che dipende strettamente dai 700 Mhz, in Italia il passaggio alla più efficiente tecnologia DVBT2 potrebbe essere più lungo e costo del previsto.

Lobianco ritiene che potrebbe essere difficile anche rispettare il termine del 2022.

Un eventuale ritardo dell’Italia andrebbe anche in contrasto con la proposta attualmente in discussione nella Ue che prevede la formula del passaggio in tre tappe: 2020-2030-2025.

L’High Level Group, presieduto dall’ex Commissario Ue e Direttore generale della WTO Pascal Lamy, ha pianificato il futuro uso della banda UHF tra i 470 Mhz e 790 Mhz.

Il Gruppo di esperti ritiene che “La Ue dovrebbe adottare una posizione comune contro l’assegnazione co-primaria della porzione centrale della banda dell’audiovisivo (470-694 Mhz) per i servizi mobili in occasione del WRC 2015″.

 

In Germania asta da 5 miliardi

Intanto entra nel vivo in Germania l’asta per i 700 Mhz. Nell’ultimo giorno delle offerte, Vodafone ha alzato notevolmente la posta, mettendo in difficoltà gli altri due partecipanti, Deutsche Telekom e Telefonica.

In palio c’è l’assegnazione dei nuovi lotti sulla banda a 700 Mhz (due lotti da 30 Mhz liberati dal passaggio alla tecnologia DVBT2), ma anche su quella a 900 Mhz e 1800 Mhz per un totale di 270 Mhz.

Vodafone ha presentato la maggiore offerta per tutti e sei blocchi disponibili per un valore di 968 milioni di euro. Più del doppio rispetto al prezzo di partenza, il 17 giugno, che era di 450 milioni di euro.

Lo spettro sarà assegnato in lotti da 2×5 Mhz, con prezzo minimo fissato a 75 milioni di euro per lotto (che è già stato superato) in linea con l’ultima asta frequenze che risale al 2013.

Ha invece subito un rallentamento l’asta per i 900 Mhz. Anche qui però si è già andati oltre al prezzo minimo con Telefonica in testa che ha offerto 201,7 milioni di euro.

La banda 1800 Mhz ha evidenziato il maggiore incremento rispetto al prezzo iniziale di 37,5 milioni di euro, raggiungendo l’offerta più grossa di 249,1 milioni di euro da parte di Vodafone per un singolo lotto.

Il totale di tutte le offerte, compresa la banda a 1500 Mhz, è ora di 4954 miliardi di euro.

Le guidelines per l’asta francese

Giochi aperti anche in Francia dove oggi l’Autorità delle tlc, Arcep, ha svelato il sistema che sarà utilizzato per la vendita agli operatori tlc della banda a 700 Mhz, al momento utilizzata per i servizi audiovisivi.

L’asta sarà a novembre e le assegnazioni saranno rese note dall’Arcep prima della fine dell’anno.

I criteri sono in linea con quanto richiesto dal governo, che ha fissato tre obiettivi: valorizzare al meglio le frequenze che fanno parte del patrimonio dello Stato; migliorare la gestione digitale del territorio; mantenere un adeguato livello di concorrenza tra gli operatori, per le infrastrutture in gara.

Lo Stato ha messo in vendita 30 Mhz della banda 700 che sono divisi in 6 lotti di 5 Mhz.

Per ciascun lotto, il prezzo minimo è di 416 milioni di euro. Lo Stato incasserà dunque un minimo di 2,5 miliardi.

Precisate anche le regole per la gestione dell’asta.

Dopo l’asta, nessun operatore potrà detenere più di 30 Mhz nella banda bassa (700, 800, 900 MHz).

Al momento Bouygues Telecom, Numericable-SFR e Orange possiedono già 20 Mhz e non potranno quindi comprare più di due lotti.

In totale i quattro operatori potranno acquisire solo 45 Mhz (10 per i tre operatori storici e 15 per Free).

Questo dovrebbe garantire una forma di concorrenza all’asta, visto che solo 30 Mhz saranno ceduti.

Secondo gli esperti, l’asta potrebbe durare al massimo tre o quattro giorni.

Una volta ripartiti i vari lotti, gli operatori tlc saranno chiamati a un’altra scelta, quella del livello della banda 700 dove intendono posizionarsi, alto, basso o medio.

L’Arcep chiederà quindi ai vincitori delle aste quanto sono disposti a pagare per scegliere prioritariamente il loro posto. Gli operatori potrebbero rispondere anche ‘zero euro’, ma sicuramente non lo faranno.

Spetterà quindi alle telco verificare con i propri esperti quale parte di banda sono più interessati ad avere.

Un osservatore ritiene che “è meglio essere al centro della banda tra due operatori mobili piuttosto che all’estremità dove si potrebbe avere ‘vicini’ di tutt’altro tipo, come da un lato la polizia o l’esercito e dall’altro i canali televisivi” col rischio di interferenze.

L’obiettivo dell’Arcep è che gli operatori distribuiscano le frequenze a 700 Mhz massicciamente sul territorio e in particolare nelle zone rurali.