La sentenza

Foto sui social dei figli con più di 14 anni? Il Tribunale di Chieti: “Decidono loro se pubblicarle”

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La sentenza del Tribunale fa chiarezza sui tanti casi di genitori divorziati che contestano le foto sui social dei figli minorenni postate dall’ex.

Un figlio di almeno 14 anni può autorizzare o meno i genitori divorziati a pubblicare sui social sue fotografie. L’ha deciso una sentenza del Tribunale di Chieti, riportata oggi dal Sole24Ore, che prevede il consenso esplicito del figlio per postare sui social fotografie che lo ritraggono.

Cosa ha deciso il Tribunale di Chieti

Infatti, il Tribunale di Chieti ha affidato al figlio di 17 anni la possibilità di negare il consenso alla madre e al padre per la pubblicazione delle proprie fotografie sui social network.

Ogni volta occorre il consenso esplicito del giovane

Così, il giudice per la prima volta ha dato risalto alla volontà del figlio, affidando proprio a quest’ultimo – seppur minorenne – la gestione della propria immagine social: sarà lui, ogni volta, a dire “questa sì – questa no” per postare sui profili dei genitori foto che ritraggono anche lui.

La sentenza è in linea con il decreto legislativo che ha adeguato la normativa italiana al GDPR e che fissa a 14 anni la soglia minima per iscriversi a un social network senza il consenso dei genitori. Gli under 14 hanno, invece, bisogno del consenso di chi esercita la responsabilità genitoriale.

La sentenza si basa, dunque, proprio sull’età del ragazzo che, avendo 17 anni, è entrato in quella fascia in cui è possibile – per molti aspetti – autodeterminarsi.

I rischi di pubblicare sui social le foto dei bambini

Al di là della sentenza, molti genitori con un semplice click pubblicano le foto dei propri figli minorenni sui social, ormai diventati una vetrina per metterli in mostra. Una gara tra foto e commenti per condividere ogni momento dei propri figli con i più cari.

La condivisione di foto dei propri minori da parte di molti genitori, nonni e zii è all’ordine del giorno e rischia di essere una vera e propria ossessione senza limiti.

Ma le persone che pubblicano foto o informazioni di individui minorenni sono al corrente dell’esistenza delle numerose insidie presenti sui social network?

E, cosa più importante, sono consapevoli che questo gesto, apparentemente ingenuo e motivato dall’affetto verso il proprio figlio o nipote, possa mettere in pericolo i minori esposti, anzi spesso esibiti in ogni forma ed in ogni occasione?

Rischio adescamento dei minori online

La pubblicazione di foto di minori può generare una gran quantità di rischi.

Intanto fornisce informazioni di dettaglio sulla persona (età, caratteristiche fisiche, colore dei capelli, altezza, nome), tutti elementi utili ad una sua eventuale individuazione fisica.

L’adescamento dei minori online è infatti diventato un fenomeno ricorrente, soprattutto da quando sempre più ragazzi minorenni navigano sui social e spesso le loro storie sono contestualizzate nelle dinamiche familiari, attraverso gli account degli altri membri della famiglia.

Un numero enorme di foto dei vostri bambini sui social è finito in cataloghi pedofili”

Inoltre “Un numero enorme di foto dei vostri bambini sui social è finito in cataloghi pedofili”, questo è l’allarme lanciato da Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, che si rivolge direttamente così ai genitori che postano sui social le foto dei figli minorenni: “continuate se avete coraggio a pubblicare le foto dei vostri figli sui social, ma a spese loro: gli inquirenti l’hanno ribattezzato ‘La Bibbia 3.0’ ed era un colossale catalogo online pedopornografico scoperto dalla Polizia Postale. Le immagini erano catalogate con specifiche chiavi di ricerca per agevolare la consultazione e, in alcuni casi, erano riportati anche elementi utili ai fini dell’identificazione del soggetto ritratto[Avete capito?]. È emerso che l’archivio era alimentato dai diversi utenti mediante la sottrazione delle immagini pubblicate sui profili dei social network o a seguito dell’invio, da parte delle stesse vittime, delle proprie immagini di nudo a soggetti conosciuti prevalentemente su Internet, che provvedevano alla successiva diffusione dei file così ricevuti“.