Le misure

Fisco, il Parlamento Ue propone il regime unico e prova ad anticipare la web tax

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“Tassare le imprese lì dove fanno profitti”: Strasburgo guarda ad un nuovo regime fiscale per le imprese dell’Unione e accelera sul tema web tax.

Approvate stamattina dal Parlamento europeo due misure strategiche per il percorso di creazione di un’area di tassazione unica ed equa per tutte le imprese, anche quelle a carattere digitale. Con 438 voti a favore e 145 contrati, i parlamentari hanno dato l’ok alla base imponibile comune consolidata per l’imposta sulle società (Common Consolidated Corporate Tax Base, o CCCTB).

Una seconda misura, invece, passata grazie a 451 voti favorevoli e 141 contrari, riguarda la base imponibile comune per l’imposta sulle società (Common Corporate Tax Base, o CCTB), che secondo i deputati di Strasburgo sarà utile a creare le fondamenta del nuovo regime fiscale unico europeo.

Un voto puramente consultivo, ma di grande impatto politico anche in chiave web tax, che tenta di fissare dei parametri che siano in grado di coinvolgere anche le grandi corporation globali di internet e del digitale, col fine di determinare l’eventuale ‘presenza digitale’ di una o più multinazionali in un Paese dell’Unione ed evitare sia l’elusione fiscale, che la stessa evasione.

Si tratta di una grande opportunità per l’Europa, ha dichiarato il relatore del Report sulla CCCTB e deputato del Partito popolare europeo, Alain Lamassoure, “la misura non solo potrebbe creare un modello più adatto alle economie odierne, attraverso una tassazione più equa dell’economia digitale, ma consentirebbe di superare ogni forma di concorrenza tra diversi sistemi di tassazione all’interno del mercato unico europeo, focalizzandosi lì dove si fanno i profitti, ed evitando ogni possibile elusione/evasione”.

L’attuale sistema di tassazione a carico delle società andava superato, anche perché iniquo nei confronti dei cittadini e delle piccole imprese, ha invece affermato il relatore della CCTB e deputato dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, Paul Tang, ecco perché “era necessaria un’azione internazionale per invertire la tendenza e garantire attraverso l’Unione europea la nascita di un sistema fiscale più giusto e moderno”.

Il fulcro attorno a cui ruotano le due misure è ovviamente l’economia digitale, cioè tutte quelle imprese che grazie alla digital economy fanno grandi profitti pagando al fisco europeo imposte in proporzione molto basse.

Ne consegue, si legge in una nota ufficiale di Strasburgo, che “le imprese dovrebbero essere tassate dove realizzano gli utili, all’interno di un regime armonizzato che utilizza anche le attività online per calcolare il carico fiscale”.

Obiettivo dei provvedimenti fiscali dell’Ue è il tentativo di colmare i vuoti normativi che hanno consentito sino ad ora a diversi giganti del web di non pagare le tasse, o una minima parte, proprio nei Paesi dove però hanno conseguito i profitti più alti.

Allo studio della Commissione europea, sempre su richiesta del Parlamento, anche dei nuovi indicatori e parametri per individuare in tempi rapidi se e quando un’impresa digitale (definita dal Parlamento “digital presence”), che opera su scala nazionale e/o globale, stia facendo profitti in un determinato Paese dell’Unione.

Ulteriore obiettivo comunitario è la creazione di uno sportello unico per le tasse, a cui le imprese dell’economia digitale possono rivolgersi per calcolare le imposte a proprio carico.