Ripresa

Fase 2, ma nessuno sa cosa si potrà davvero fare da lunedì 18 maggio

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Covid-19: caos crescente, nessuno sa “chi” e “cosa” si può fare, nella quotidianità, da lunedì prossimo 18 maggio. Le Regioni possono adottare “misure derogatorie, ampliative o restrittive”, e fioriranno mille “linee guida”.

Da lunedì 18, tutti in libertà o quasi, e da mercoledì 3 giugno liberi tutti, ma comunque subordinatamente alla discrezionalità dei Presidenti di Regione: queste le novità, invero radicali, che usciranno verosimilmente dal cappello magico dell’odierna riunione del Consiglio dei Ministri, secondo le bozze del cosiddetto “Dl Quadro”, ovvero il Decreto Legge che, insieme ad un novello Dpcm, dovrebbe definire giustappunto il “quadro” della nostra quotidianità nelle prossime settimane.

In sintesi, libertà semi-totale (fatte salve alcune norme elementari di precauzione), con la fisarmonica dei doveri e dei diritti del cittadino che passa di mano: dallo Stato centrale alle Regioni.

La situazione è ai limiti dell’incredibile, anzi questi limiti li ha proprio superati, nella mala gestione governativa dell’emergenza Covid: il policentrismo cresce, la confusione aumenta, i Presidenti di Regione tirano il Premier per la giacchetta, e non da meno sono i Sindaci (attraverso l’Anci).

Il ruolo della Task Force coordinata da Vittorio Colao si confonde con il ruolo del Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile promossa da Angelo Borrelli… Non si capisce bene “chi” deve fare “cosa” (in verità, non s’è mai chiaramente compreso), ed entra prepotentemente in scena la Cabina di Regia, nella quale siede il Governo (ovvero il Premier ed il Ministro della Salute) e la Conferenza Stato-Regioni e l’Istituto Superiore di Sanità.

Se prima la parola-chiave era “Dpcm”, ora la novella parola-chiave è “linee guida”… Si affianca ad un’altra parola magica: “protocolli”.

Questa mattina alle 12, si attendevano i risultati scientifici relativi ai risultati dei primi 10 giorni della “Fase 2” avviata lunedì 4 maggio, ma la conferenza stampa del Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) Silvio Brusaferro è stata stranamente annullata e rimandata a mercoledì 20 maggio: quindi, nessuno (se non – si immagina anzi si spera – il Premier e pochi suoi fiduciari) può sapere se i provvedimenti di allentamento del “lockdown” hanno determinato gli effetti attesi almeno dal punto di vista epidemiologico.

E quindi?!

La decisione di rimandare la conferenza stampa dell’Iss è stata improvvida (in termini di trasparenza), e sicuramente dettata da valutazioni di opportunità assunte direttamente dal Governo: probabilmente Conte, già esausto, ha preferito che non venissero diffuse informazioni che avrebbero potuto mettere ancora più in difficoltà il “decision making” di queste convulse giornate.

Ma “gli scienziati” non erano la bussola assoluta (anzi esclusiva) del Governo Conte?!

Nel mentre, l’Inail (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro) pubblica documenti la cui valenza normativo-regolamentativa non è ben chiara, ma questi documenti sono stati finora elaborati specificamente per gli stabilimenti balneari ed i parrucchieri: e tutti gli altri settori?!

Dovrebbero attenersi alle “linee guida” generali, ma sembrerebbe che queste indicazioni siano suscettibili di interpretazioni da parte dei Presidenti delle Regioni e dei Sindaci…

Le linee-guida sono tassative o sono simpatici inviti alla auto-responsabilità dei singoli, cittadini ed imprenditori?! Non è dato sapere…

Regole per il distanziamento sociale uguale per tutti o a discrezione dei Governatori?!

Alle ore 13:30 di oggi venerdì è iniziato il Consiglio dei Ministri e sarà necessario attendere la sua conclusione per capire cosa ha deciso di Governo in un tira-e-molla di annunci piuttosto generici.

È sufficiente segnalare quel che ha dichiarato nel pomeriggio di oggi venerdì il portavoce dei Sindaci, ovvero il Presidente dell’Anci (e Sindaco di Bari), Antonio De Caro rispetto all’esigenza che le “regole del distanziamento siano uguali per tutti”: si tratta di “una posizione espressa in Cabina di Regia dal Presidente della Lombardia Attilio Fontana e che noi sindaci abbiamo condiviso. Ha senso che in Emilia-Romagna gli ombrelloni siano distanti 2 metri e in Puglia 4? È giusto che in un ristorante di Forte dei Marmi si ceni a 1 metro di distanza e in uno di Roma a 2? E perché, per far ripartire fabbriche e cantieri sono stati sottoscritti protocolli nazionali, e per le spiagge si dovrebbe seguire un modello che cambia da Regione a Regione?”. Il Presidente dell’Anci rimarca che certamente “la situazione del contagio è diversa tra le Regioni, ma le modalità di diffusione sono le stesse, e quindi anche le regole per interromperne la diffusione dovrebbero essere le stesse”.

Eppure, il documento dell’Inail non sarebbe modificabile, ma le Regioni avranno la possibilità di intervenire con propri “protocolli”, assumendosi la responsabilità e rispettando in ogni caso le “linee-guida” sui criteri di sicurezza: questa la premessa utilizzata questa mattina dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, durante la riunione con i Presidenti di Regione, che è servita ad indicare la cornice dentro la quale i governatori potranno muoversi da lunedì prossimo riguardo alle misure sulle attività commerciali.

L’unico vero paletto, rispetto al “liberi tutti” da lunedì 18 maggio resta quello del “no agli spostamenti” tra Regioni (alcuni hanno provato a chiedere un passaggio graduale prima dell’ulteriore allentamento previsto per mercoledì 3 giugno fissato nel Decreto Legge in gestazione), per il resto i governatori avranno margini per operare in autonomia, di anticipare quindi le riaperture e di adottare proprie misure.

Dal 3 giugno, ci si potrà spostare anche tra una Regione e l’altra

I governatori che non utilizzeranno protocolli regionali dovranno invece avvalersi delle indicazioni dell’Inail. La possibilità di intervenire ognuno per conto proprio non è comunque una soluzione apprezzata da tutte le Regioni.

La confusione è totale: il Consiglio dei Ministri odierno dovrebbe quindi approvare sia un Decreto Legge “Quadro” sia un altro Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri; il secondo atto dovrebbe fornire delle indicazioni più precise. In ogni caso, oggi molti Presidenti di regione hanno manifestato le proprie perplessità sulla nuova “Fase 3”.

È infatti latente il rischio che si possano aprire dei contenziosi, addirittura qualche Regione – in primis Veneto, Puglia e Campania – ha paventato il pericolo di una responsabilità penale che possa essere scaricata proprio sui governatori.

Al Consiglio dei Ministri odierno dovrebbe essere approvato, quindi, un decreto legge sulle riaperture delle attività a partire dal 18 maggio, a cui seguirà a stretto giro (se non oggi stesso, sicuramente entro domenica sera) un decreto del Presidente del Consiglio. Questo sarebbe lo schema che sarebbe stato convenuto tra Governo e Regioni.

Con il Decreto Legge, saranno strutturati i rapporti tra lo Stato centrale e le Regioni, prevedendo che i governatori possano anche emanare disposizioni “più espansive” rispetto a quelle nazionali, mentre attualmente il Decreto cosiddetto “lockdown” – che era la base giuridica dei precedenti Dpcm – prevedeva che le Regioni potevano assumere decisioni soltanto più restrittive.

Ci mancava il Tavolo Tecnico, cioè il Comitato Ristretto delle Regioni… e Totò sorride

Durante la conferenza delle Regioni che si è tenuta questa mattina subito dopo la riunione con l’esecutivo sulla “Fase 2” ovvero sulla “Fase 3”, i governatori hanno deciso di formare un Tavolo Tecnico, una sorta di Comitato Ristretto, per cercare di arrivare ad un protocollo unitario, con linee comuni, da sottoporre al premier Conte, sulle misure riguardo le riaperture da lunedì prossimo…

Chi redige queste note non ha mai condiviso i toni – spesso esasperati, isterici, certamente teatrali – del Presidente della Regione Campania, ma oggi sente di far propria la sua denuncia odierna: “mille comitati per dire arrangiatevi!”. Sostiene Vincenzo De Luca: “tutto il lavoro di questi giorni dei vari comitati, contro comitati, sotto comitati, è approdato a una conclusione semplice, quella che è riassunta nella parola d’ordine che utilizzava Totò in un film famoso, quando si affacciava dalla finestra di un’ex casa chiusa e diceva: arrangiatevi”. Aggiunge l’effervescente Presidente: “questa è la sintesi del lavoro scientifico e di elaborazione dei mille comitati che abbiamo nominato: arrangiatevi, si salvi chi può. Questa è la mia sensazione, a questo siamo arrivati. In Campania cercheremo di seguire nonostante tutto la nostra linea: riaprire tutto, ma riaprire per sempre, non far finta di riaprire ed essere costretti dopo una settimana a richiudere perché magari esplode il contagio”. Continua De Luca: “solo oggi pare che verranno date dal Governo le linee guida per le attività economiche di vario tipo… fino a oggi, abbiamo avuto solo le linee guida dell’Inail, che sono incompatibili con alcune attività economiche”. Temiamo che l’aspettativa del Presidente della Campania non saranno soddisfatte.

Se le bozze che sono entrate in Consiglio dei Ministri saranno approvate, a partire da lunedì 18 maggio si torna a circolare liberamente nella propria Regione e dal 3 giugno, dopo la Festa della Repubblica, sarà possibile spostarsi da una Regione all’altra. Queste misure resteranno in vigore fino al 31 luglio.

Quel che prevederà il Decreto Legge ed il nuovo Dpcm

Ovviamente, per chi è in quarantena perché contagiato permane l’obbligo di non spostarsi da casa.

Ai Sindaci, è data la possibilità di chiudere i parchi e le aree pubbliche in generale, qualora non vengano garantite le norme di sicurezza, a partire dall’1 metro di distanza tra le persone.

Mentre saranno i Prefetti responsabili dell’osservazione del rispetto di tutte le misure, a partire da quelle previste nei luoghi di lavoro.

Secondo la bozza, spetta a loro anche la possibilità di somministrare le sanzioni. A questo proposito, le attività economiche e produttive “sono consentite a condizione che rispettino i contenuti di protocolli o linee guida, idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di esercizio o in ambiti analoghi, adottati a livello nazionale”.

Se non vengono rispettati i “protocolli” o le “linee-guida” che assicurano adeguati livelli di protezione determina, il decreto prevede “la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza”. È prevista una sanzione amministrativa per chi viola il decreto, ma, se la violazione è commessa nell’esercizio di un’attività produttiva, si aggiunge l’obbligo di chiusura dell’esercizio da 5 a 30 giorni.

La parte senza dubbio più delicata del decreto è quella che riguarda il rapporto con le Regioni.

La bozza permette una certa discrezionalità, legata ai dati della “curva dei contagi”, ma sempre con la supervisione centrale del Ministero della Salute.

In particolare, “le singole Regioni possono adottare propri protocolli nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali”.

Le misure limitative dovranno rispettare, anche in questo caso, “i principi di adeguatezza e proporzionalità”. Formula piuttosto generica e suscettibile di infinite soggettività interpretative.

Ancora, “la Regione, informando contestualmente il Ministro della Salute, può introdurre, anche nell’ambito delle attività economiche e produttive svolte nel territorio regionale, misure derogatorie, ampliative o restrittive”.

Gli aggettivi “ampliative” e “restrittive” sono quelli determinanti il “new deal” che avvia da oggi il Governo.

Il rischio di una espansione della “infodemia”, con le Regioni che debbono “monitorare” a cadenza quotidiana la pandemia. Confcommercio: “caos normativo”

Tuttavia, dopo la concessione, il Governo tira le redini, e obbliga le Regioni a un… report quotidiano.

Si legge infatti nella bozza che, per garantire lo svolgimento delle attività economiche e produttive in condizioni di sicurezza, “le Regioni monitorano con cadenza giornaliera l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e, in relazione a tale andamento, le condizioni di adeguatezza del Sistema Sanitario Regionale”.

I dati del monitoraggio dovranno essere comunicati giornalmente dalle Regioni al Ministero della Salute, all’Istituto Superiore di Sanità e al Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile.

In sostanza, nei prossimi giorni assisteremo sicuramente ad una espansione della “infodemia”, con ogni Regione che diffonderà dati – elaborati verosimilmente a partire da metodologie non proprio standardizzate… – e sarà “divertente” osservare chi curerà la validazione delle informazioni, e, soprattutto, la coerenza tra “data set” e “decision making”.

E che dire della “app” Immuni?! Sembra svanire dallo scenario… Non doveva essere uno degli strumenti fondamentali della nuova fase di “controllo” della pandemia?!

Netta la odierna denuncia di Confcommercio: “la bozza del Dl Quadro è preoccupante. Dopo circa 8.300 pagine fra leggi e provvedimenti e varie circolari ministeriali, la Fase 2 sta diventando un vero e proprio caos normativo, una condizione resa ancora più difficile dall’arrivo di nuove, pesanti, sanzioni che si aggiungono a responsabilità civili e penali. Così per le imprese sarà sempre più complicato riaprire”.

Si attende un fiorire di “linee guida”…

Che fioriscano mille linee-guida, che si affiancano alle mille task force.

L’Italia è pur sempre il Paese dei “mille campanili”, no?!

E che dire della risposta della Ministra della Famiglia Elena Bonetti ad una domanda posta da SkyTg24, rispetto all’uso dei “braccialetti elettronici” (sic) per garantire la distanza di sicurezza tra i bambini?! Surreale la domanda, surreale la risposta, rispetto alle (sue) “linee guida” per i centri estivi per bambini: “non credo che oggi possiamo definire regole rigide del ‘come’… ci sono indicazioni sul fatto che ci deve essere una distanza, che i gruppi devono essere ridotti. Dopodiché, stiamo parlando di attività che devono svolgersi con tipologie diverse, ci saranno attività che vanno dalla musica al teatro al gioco e allo sport, non dobbiamo oggi imbrigliare e normare la dinamica. Il gioco è il modo attraverso il quale queste regole generali, ma molto puntuali che stiamo dando, verrà implementato e reso possibile nelle diverse situazioni”. Bonetti ha aggiunto: “questo processo vedrà coinvolti Comuni, Regioni, Province e gli altri ministeri, che con me hanno lavorato nella costituzione di queste linee guida e a cui sono molto grata. Poi ci sarà la responsabilizzazione dei livelli locali, perché solo le realtà territoriali possono andare a individuare spazi corretti e a norma”. Quanto alla possibilità che i bambini debbano indossare mascherine, la Ministro ha spiegato che “ci sono delle indicazioni a seconda dei contesti, dipende dal tipo di distanza che si riesce a prevedere di mantenere. Le linee guida sono differenziate, sia in base al contesto che all’età”. Bene, tutto chiarissimo, signora Ministro.

Dinamiche confusionali esponenziali.

E come non dare ragione “oggettivamente” a Matteo Salvini? Ha ragione il leader della Lega, intervistato questa mattina da Radio24: “non è normale che le linee guida arrivino domenica”, a fronte della riapertura pressoché totale delle attività commerciali da lunedì 18. “E’ di buon senso dire che, se devo riaprire il mio locale lunedì, le linee guida mi arrivano di domenica? Qui stiamo su un altro pianeta, non è normale che il Governo dica in una radio, come se fosse la cosa più normale del mondo, che bisogna aspettare domenica per avere i protocolli per capire con quali condizioni di sicurezza riaprire. A me, sembra veramente lontano dall’economia e del mondo reale… Queste linee guida devono valere nella stessa forma in tutta Italia, da Bolzano a Lampedusa. Questo chiedono allo Stato le imprese: e regole chiare. Se posso, riapro lunedì. Se non posso, riapro la settimana prossima. E questo non c’è. E c’è, per assurdo, la responsabilità penale in caso di malattia del lavoratore, e in capo al datore di lavoro, anche per loro spostamento in macchina o autobus per raggiungere il luogo di lavoro. Quindi tutto è sulla testa degli imprenditori”.

Conclusivamente, si dovrà attendere di leggere il testo definitivo di Decreto Legge e Dpcm, ovvero il nuovo “discorso alla Nazione” di Giuseppe Conte, per capire meglio cosa il Governo intende effettivamente fare nelle prossime settimane, ma si conferma l’impressione di un andamento erratico e confuso, e finanche di un ridimensionamento del ruolo degli “scienziati” nei processi decisionali.

Assegnare “discrezionalità” alle singole Regioni, in questa fase, si tradurrà verosimilmente in uno sbraco totale ed in fiorire di estemporanee soggettività.

Ne vedremo delle “belle”, nei prossimi giorni, tra “linee guida” e “protocolli” delle Regioni e dei Comuni. D’altronde, siamo o non siamo il Paese della “commedia dell’arte”, di Pulcinella ed Arlecchino e di tante altre… maschere?!