Facebook-Whatsapp: Almunia passerà la palla al nuovo Commissario antitrust?

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Preoccupazione da parte di telco, web company e Garanti privacy, che aspettano il 3 ottobre per sapere se la Ue darà l’Ok al merger considerando la decisione come un test per capire come le norme antitrust saranno applicate ai social media.

Telecoms – Il prossimo 3 ottobre, l’Antitrust europeo, ancora diretto da Joaquin Almunia, dovrà decidere se approvare la proposta di fusione Facebook-Whatsapp o se, al contrario, aprire un’indagine approfondita per dare risposta ai dubbi di chi sostiene che il matrimonio da 15 miliardi di euro creerà un monopolio nel settore dei social network, del messaging e nell’uso dei dati dei consumatori a fini pubblicitari.

Era stato lo stesso Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, a chiedere una valutazione dell’antitrust europeo, lo scorso maggio, per evitare problemi con i singoli Paesi dell’Unione. La Commissione, dal canto suo, ha proceduto consultando due volte i rivali del social network, una pratica inusuale nelle fasi preliminari di un’indagine antitrust.

L’unione tra Whatsapp e Facebook inquieta non pochi – dalle telco agli altri fornitori di servizi di messaging, fino ai Garanti privacy: Whatsapp, che in tutto il mondo conta 600 milioni di clienti, è di gran lunga il servizio più usato in Europa e in alcuni paesi, come la Spagna, la sua diffusione sulla piattaforma iOs arriva al 97%. Nel Regno Unito, più della metà degli utenti Android usa Whatsapp, contro il 16% che usa Skype e il 12% di Viber (dati Nielsen). Il social network di Mark Zuckerberg, che conta 1,2 miliardi di utenti, è dominante in 130 Paesi sui 137 monitorati in uno studio Alexa.

Ovvio quindi che vi sia preoccupazione e attenzione da parte delle società tlc, delle internet company e delle associazioni per la tutela della privacy, che considerano questa decisione come un banco di prova per capire in che modo la Commissione intenda applicare le norme antitrust al settore dei social media e dei servizi di messaggistica online.

Questi ultimi, in particolare, sono tra i responsabili del costante declino dei ricavi degli operatori mobili, avendo praticamente sostituito gli sms come forma di comunicazione preferita tra gli utenti mobili, e hanno ‘sottratto’ alle tlc qualcosa come 25 miliardi di euro a livello globale, visto che gli sms portavano denaro nelle casse degli operatori, i servizi come Whatsapp lo portano in quelle dei cosiddetti over-the-top, che però non sono sottoposti agli stessi vincoli di legge e hanno ricreato, in sostanza dei regimi monopolistici.

Una contrapposizione che non poteva non entrare con forza nel dibattito sull’approvazione della fusione tra Facebook e Whatsapp. Operazione che poche settimane fa Almunia aveva definito ‘non la più difficoltosa che abbiamo affrontato’, salvo poi correggersi pochi giorni fa, spiegando che il merger “stava sollevando parecchie domande impegnative”.

In molti credono che Almunia deciderà di rimandare la decisione e di passare la patata bollente al suo successore, Margrethe Vestager, che entrerà in carica il 1° novembre.

Sarà la Vestager, probabilmente a decidere se la concentrazione di potere, in un settore tanto sensibile quale la raccolta dei dati sensibili degli utenti (e qui parliamo di numeri di telefono e contatti nel caso di Whatsapp e di tutto quello che immettiamo su Facebook) crei o meno dei problemi.

Diversi esperti in materie antitrust sostengono che non vi siano le basi per un’indagine antitrust, visto che l’indagine della Ue scatta quando le aziende coinvolte hanno un fatturato di almeno 100 milioni di euro in tre paesi europei, mentre Facebook sta comprando una società che genera ricavi per circa 100 milioni a livello globale.