inversione di tendenza

Facebook lancia Rooms, l’app per i nostalgici delle chat anonime anni ‘90

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L’app, al momento disponibile solo in Usa e Uk, segna il ritorno all’interazione anonima: una mossa quasi obbligata dopo le polemiche che hanno contrapposto Facebook alla comunità LGBT Usa sul 'real name'

Chi ricorda i vecchi forum e le chatroom di internet ‘alla prima maniera’, il cui primario obiettivo era quello di riunire persone con una passione in comune, sarà forse contento di sapere che Facebook – emblema della una nuova era del web – intende tornare a quelle origini con ‘Room’, un’app creata dai Facebook Creative Labs per dare agli utenti un posto dove discutere delle proprie passioni con coloro che le condividono. E, soprattutto, nata per evitare la fuga in massa verso la miriade di social e app anonimi come Ello, nati per intercettare quegli utenti stufi delle politiche ‘real name’ che obbligano a registrarsi in giro per il web col proprio nome di battesimo.

L’app, che al momento non è disponibile in Italia ma solo negli Usa e nel Regno Unito, segna infatti il ritorno all’interazione anonima: le stanze, spiega Josh Miller nella nota ufficiale della società, sono come le chat degli albori del web, “quando cosa dicevi contava più di chi eri e di chi conoscevi” e segnano un ritorno a internet come ‘terzo luogo’, in cui non si interagisce con gli amici e la famiglia ma con gente con cui abbiamo qualcosa in comune.

Le stanze sono curate interamente da chi le crea, che ne sceglie l’argomento, il tema grafico, i colori, anche l’emoticon del bottone Like. Sono concepite, spiega Miller “come uno strumento flessibile e creativo per realizzare il proprio luogo perfetto”, ma soprattutto permettono di essere chi si vuole essere: “E’ per questo che in Rooms puoi chiamarti Wonder Woman o in  qualsiasi modo ti faccia sentire fiero e orgoglioso”, dice ancora Miller, spiegando che anche lui ha scelto identità diverse in base alla stanza: “Nella Room dedicata alla tecnologia sono ‘Josh’ ma in un’altra in cui si parla di viaggi sono ‘jm90403’ in omaggio al CAP della mia città”.

Un ritorno all’anonimato quasi obbligatorio dopo le polemiche che hanno contrapposto il social di Mark Zuckerberg alla comunità LGBT Usa innescate dall’obbligo di tegistrarsi obbligatoriamente al sito con il nome di battesimo. Polemiche che hanno costretto la società a una forzosa marcia indietro con tanto di scuse alla community di drag queens, drag kings e transgender da parte di Chris Cox.

Ma anche il contrattacco al fiorire di social anonimi, come Ello, che speravano in questo passo falso, in realtà recuperato con molto savoir faire per un’azienda molto propensa agli scivoloni, per accogliere gli utenti in fuga verso l’anonimato.