il Dietrofront

Perché Facebook chiude ‘Esplora’, il feed dedicato ai post virali

di |

Facebook ha due ‘bacheche’, il news feed, quello che siamo più abituati a scorrere, e ‘Esplora’ dedicato alle pagine e ai contenuti virali. La società, dopo un test in 6 Paesi, ha deciso di chiudere questo secondo diario: ‘gli utenti non vogliono due feed separati, perché non aiutano a connettersi con amici e familiari.

Probabilmente molti utenti di Facebook non conoscono neanche il feed Esplora, la seconda bacheca dentro al social sulla quale è possibile, ancora per poco tempo, vedere solo contenuti virali di pagine e personaggi pubblici. Ancora per poco tempo perché la società ha annunciato di eliminarlo dopo un test avviato a ottobre 2017 in 6 Paesi. “Le persone non vogliono due feed separati. Nei sondaggi, gli utenti ci hanno detto che erano meno soddisfatti dei post che stavano vedendo e che avere due feed separati in realtà non li aiutava a connettersi di più con amici e familiari”, ha scritto in un post Adam Mosseri, Responsabile News Feed.

Il News Feed è, invece, l’altra bacheca di Facebook, la principale, quella che siamo più abituati a scorrere. E per questo diario a gennaio Mark Zuckerberg ha annunciato una novità che ha fatto arrabbiare soprattutto molti: cambierà l’algoritmo del news feed per privilegiare post di amici, parenti e gruppi rispetto ai contenuti delle Pagine”. La mossa è stata un duro colpo per aziende, brand e media, per i quali il social network rappresenta, da diversi anni, la principale fonte di visite ai siti e strumento per sponsorizzare prodotti e servizi.

E così anche la chiusura di Esplora riflette la nuova convinzione della società, “il social network è nato per connettere le persone con gli amici e familiari”, un’ennesima porta in faccia agli editori che finalmente sono costretti a pensare a nuovi modelli di business e non affidarsi più ai Like e all’engagement su Facebook perché non remunerativi.
Una delle strade da seguire è quella del New York Times, che ha visto crescere del 20% nell’ultimo anno gli abbonamenti online, ora sono 2,5 milioni con ricavi digitali per 600 milioni di dollari. È la dimostrazione che il giornalismo di qualità non è in crisi.
Quando c’è l’autorevolezza della testata, il prestigio delle firme, il longform journalism, l’edizione digitale multipiattaforma, il fact-checking, e una community raggiunta ogni giorno da una newsletter che racconta la giornata, allora i lettori non scappano, anzi sono disposti anche a pagare l’informazione. E a non pentirsene.