Expo 2015, arrivano le ‘Città del Bio’: rete internazionale per lo sviluppo sostenibile urbano

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L’Expo 2015 ospiterà a giugno il network internazionale ‘Città del Bio’, per presentare le best practice dell’agricoltura biologica in relazione allo sviluppo sostenibile urbano, la green economy nelle smart city, la qualità della via in città, gli orti urbani, le green/clean technologies applicate al settore e molto altro.

All’Esposizione Universale di Milano ci sarà anche la Città del Bio. Un network internazionale di Comuni ed enti locali per la promozione della cultura alimentare biologica e dell’economia sostenibile urbana a partire dalle migliori best practice in chiave smart city.

Hanno già aderito all’iniziativa città italiane come Torino, Venezia e Roma, mentre la rete europea comprende anche città di medie e grandi dimensioni come Norimberga (Germania), Labin (Croazia) e Bucarest (Romania).

Come spiegano nel sito web ufficiale dell’Associazione, Città del Bio  vuole creare una forte sinergia tra realtà diverse tra loro (come ad esempio sono diversi i territori di produzione dalle aree urbanizzate), ma dalla cui relazione può emergere un forte impulso all’affermazione di scelte orientate alla conservazione dell`ambiente ed alla qualità della vita.

Il progetto, che sarà presentato a giugno all’Expo 2015 di Milano, punta ad incentivare nuovi settori produttivi e a porre le basi per la nascita di un nuovo “mercato alimentare/agricolo cittadino”, con regole produttive per la filiera corta, il cosiddetto ‘Km 0’, l’accesso ai prodotti alimentari di qualità, la bioristorazione, il tessile bio, la biocosmesi, la bioarchitettura, la biomedicina, la bioeconomia e molto altro.

Le città non sono separate nettamente dai territori limitrofi e il mondo rurale. Esistono fasce intermedie in cui i due ecosistemi si integrano, condividono destini, problematiche e risorse. Qui, in questo anello urbano non definito, poco strutturato e scarsamente pianificato, si possono lanciare e realizzare progetti smart city dedicati all’agricoltura urbana (urban farming), orientando i cittadini, gli enti pubblici e le aziende ad un consumo critico delle risorse naturali (terra e acqua), per un modello di sviluppo sostenibile ed ecocompatibile.

Le nuove tecnologie pulite e verdi (green & clean technologies) possono aiutare molto in questo (minori costi e ridotti consumi), sia lato agricolo, sia lato commerciale, con nuove applicazioni mobili dedicate al settore agricolo, del biologico e del cittadino/consumatore.

Un mercato di tecnologie e servizi che richiederà anche nuove competenze digitali ed ICT, per il lancio di startup innovative e la nascita di nuove professioni (green jobs). Un cambiamento di paradigma economico guidato da investimenti pubblici e privati ​​in grado di ridurre le emissioni di carbonio e l’inquinamento, aumentare l’energia e l’efficienza delle risorse, prevenire la perdita di biodiversità e dei servizi ecosistemici (green economy).

Percorsi virtuosi che sono il frutto di quanto deciso dalla Commissione europea in termini di green economy in occasione della conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile nel 2012 a Rio de Janeiro in Brasile.

Entro pochi anni le nostre città cresceranno a  dismisura (fenomeno demografico già in atto) e la gestione delle risorse naturali, alimentari, idriche ed energetiche è centrale per una crescita armoniosa, inclusiva e rispettosa dell’ambiente (stato del quale determina pesantemente la nostra qualità della vita in città).