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Energia pulita: quattro Paesi al mondo 100% green con l’idroelettrico, ma li clima si fa minaccioso

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La forza dell’acqua ci aiuta a tagliare la CO2, ma i cambiamenti climatici ridurranno piogge e portata dei fiumi, depotenziando l’idroelettrico e disincentivando gli investimenti in dighe. Oggi solo pochi Paesi al mondo hanno raggiunto un mix energetico 100% pulito.

Oggi il mondo ha fame di energia, soprattutto di energia elettrica. Dopo il vertice di Parigi del 2015 e gli accordi sul clima della COP21, l’obiettivo di tutti è generare elettricità a zero impatto ambientale, 100% pulita.

Al momento, solo quattro nazioni al mondo possono vantarsi di aver raggiunto l’obiettivo di generare energia elettrica solo da fonti rinnovabili, quindi senza emissioni di diossido di carbonio (CO2) o altri gas climalteranti: Albania, Lesotho, Nepal e Paraguay.

Questi, grazie soprattutto all’idroelettrico, sono Paesi 100% green, mentre molti altri, che sfruttano a pieno tale fonte rinnovabile, sono sulla buona strada, con traguardi rilevanti fissati per il 2050.

A livello globale, secondo dati dell’International Energy Agency (IEA) riferiti al 2016, l’idroelettrico genera il 75% dell’energia elettrica, contro il 7% scarso degli impianti solari fotovoltaici ad esempio.

In Brasile si genera da rinnovabili il 73,9% dell’energia elettrica, in Norvegia l’89% e con l’idroelettrico molti altri Paesi dell’Africa Centro occidentale potranno avviarsi su questa strada di grande cambiamento, di decarbonizzazione dell’economia.

In Italia, in Alto Adige l’idroelettrico copre il 91% del mix energetico pulito, il 4% da fotovoltaico, il 5% da biomasse.

Si stima che sono attualmente in costruzione, o lo saranno a breve, circa 3.700 dighe nel mondo, soprattutto concentrate tra Brasile, regioni balcaniche, Sud Est asiatico e Africa occidentale.

Il problema, si legge su ozy.com, è che i cambiamenti climatici giocano a sfavore di questo tipo di fonte energetica rinnovabile.

Fino ad oggi, la Norvegia ha sfruttato il suo grande bacino idrico, sia solido (i ghiacci), sia liquido (le grandi piogge), il Brasile ha dalla sua parte un livello di precipitazioni medio annuo molto elevato, così come tutti i Paesi che si trovano lungo le fasce climatiche tropicali.

Ma cosa accadrebbe se il clima accelerasse i mutamenti atmosferici e la pioggia caduta diminuisse sensibilmente e costantemente nel tempo? Cosa accadrebbe se i ghiacciai si sciogliessero? Se i fiumi diminuissero la loro portata?

In base ai dati diffusi dall’IEA World Energy Outlook, l’idroelettrico è stimato in crescita anche consistente fino al 2040, poi rimarrà stabile, prima di vedere la curva scendere precipitosamente.

Gli investimenti in questo tipo di infrastrutture (deviazioni di corsi d’acqua, opere di presa, tubazioni, tunnel, centrali, dighe) tenderanno a diminuire fortemente a partire dal 2030, maggiormente dopo il 2040, senza contare che l’acqua stagnante, come quella delle dighe, produce metano, tanto metano, che è assieme alla CO2 il nostro peggior nemico in termini di gas serra.

Il metano, infatti, resite di meno in atmosfera, rispetto al diossido di carbonio, ma nel periodo in cui è attivo ha un potenziale 25 volte maggiore della CO2 nel riscaldamento dell’aria, con un’elevata capacità di incidere nell’equilibrio climatico terrestre.