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E dopo il Coronavirus? Una Protezione Civile Digitale

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Diciamolo chiaramente per la Protezione civile, come per buona parte della PA, la trasformazione digitale, come indicata dal Codice dell’amministrazione digitale, non è mai partita. L’Italia, caso unico al mondo, è come il Paese dei balocchi: si vogliono fare riforme ed innovazione a costo zero. Così non andremo lontani.

1.Protezione civile e sanità: due modelli “scarsamente” innovativi e digitali

Il Coronavirus ha “costretto” la Protezione civile a svolgere le proprie funzioni in situazioni totalmente diverse rispetto ad altri eventi critici come, per esempio, terremoti, alluvioni, ecc.

Le funzioni di protezione civile e della sanità (servizio sanitario nazionale) sono svolte da articolazioni istituzionali, organizzative e tecniche totalmente diverse.

I sistemi informativi dei due sistemi “protezione civile” e “sanità” sono stati progettati e realizzati per operare al proprio interno e non nella logica della interrelazione, dell’interscambio dei dati e della cooperazione informatica (questa solo in modo marginale).

Nei due sistemi i dati formati per le diverse attività amministrative, gestionali e sanitarie sono misti (analogici e digitali): quindi difficili da gestire in modo funzionale, efficace, con costi sostenibili; scarsamente finalizzati a supportare la programmazione, il governo, la direzione, la gestione, il monitoraggio.

Non esistono modelli digitali di protezione civile e dei servizi sanitari (a tutti i livelli istituzionali ed organizzativi): in entrami i settori esistono infatti “applicativi informatici” per gestire in modo frammentario una serie di dati/documenti e di attività amministrative, gestionali, tecniche. Non esistono sistemi informativi integrati. Per creare modelli/prototipi digitali è necessario investire le necessarie risorse che non sono mai state destinate alla trasformazione digitale. Infatti, in Italia le riforme e l’innovazione si fanno sempre “a costo zero” (il Paese dei balocchi!).

Tutti e due i sistemi corrispondono a modelli organizzativi superati.

Dopo questa pandemia la Protezione civile dovrebbe essere sottoposta ad una profonda revisione informativa, organizzativa e tecnica. La sanità dovrebbe avviarsi verso un profondo cambiamento istituzionale, organizzativo e tecnico. I nostri operatori sanitari garantiscono ancora una sanità tra le migliori al mondo. Come il Dipartimento della Protezione civile ha consolidato “prassi” di intervento in situazioni critiche di alto livello.

Ma la pandemia di oggi può ripetersi: abbiamo pertanto bisogno di un sistema di protezione civile e di un sistema sanitario moderni: e per essere moderni devono essere riprogettati, riorganizzati, digitalizzati.

2. La Protezione Civile Digitale

Come procedere per progettare, realizzare e gestire modelli digitali di “protezione civile” finalizzati a formare, gestire, utilizzare, conservare dati nativamente digitali per le attività e funzioni di “protezione civile” intesa appunto come sistema.

Le funzioni della interessano le seguenti fasi:

  1. Previsione
  2. Prevenzione
  3. Emergenza
  4. post- emergenza
  5. ricostruzione (Codice della protezione civile, art. 2).

Abbiamo già trattato alcuni aspetti relativi alla Protezione civile nella attuale crisi drammatica della pandemia di Coronavirus.

Riprendiamo il tema del ruolo delle tecnologie della informazione e della comunicazione in ragione della centralità dei dati, della necessità di utilizzare procedure amministrative e gestionali nativamente digitali, di operare in un sistema integrato di risorse informative, banche di dati, comunicazioni, tecnologie avanzate di supporto alle diverse fasi di previsione, prevenzione, emergenze, mitigazione, post-emergenze (IOT, intelligenza artificiale, robotica, sistemi esperti, ecc.).  

Un sistema integrato digitale permette di organizzare in modo efficiente ed efficace le funzioni operative di assistenza e protezione sociale: il sistema integrato digitale diventa anche “sistema trasparente e di comunicazione” verso tutti i soggetti coinvolti nelle situazioni critiche (cittadini, istituzioni, strutture di protezione civile, volontariato, strutture sanitarie, imprese, ecc.).

3. Operare per “modelli” e “prototipi”

Per operare rispetto a diverse situazioni critiche è necessario fare ricorso a:

  1. “modelli” di analisi ed operativi diversificati
  2. sistemi di classificazioni di dati relativi a situazioni critiche diverse
  3. nuovi profili professionali da introdurre e formare per la protezione civile nazionale, regionale, locale.

Allo stato attuale non abbiamo un sistema integrato digitale per l’attuazione piena e funzionale del Codice della protezione civile.

È necessario quindi procedere con metodo: innanzitutto progettare un sistema integrato digitale come prima indicato; quindi attivare percorsi formativi per i nuovi profili professionali con competenze sempre più e meglio definite per la “protezione civile”.

È necessario operare “per modelli” e “prototipi” di dati/processi/organizzazioni.

La funzione dei modelli (a livello teorico) e dei prototipi (a livello di simulazione di modelli operativi) è fondamentale perché permette di “simulare” ed adottare “prototipi operativi” da monitorare in una fase sperimentale per poi passare all’uso dei prototipi in specifiche organizzazioni.

Di solito nel settore pubblico non si opera per modelli/prototipi e si opera in modo incrementale, frammentario, non lineare, con riferimento a prassi, più o meno collaudate da esperienze anche di altre amministrazioni, ma in un “contesto organizzativo” rigido e formalistico, scarsamente flessibile, con “catene decisionali e di comando” molto lunghe, ridondanti, costose, poco efficaci e funzionali.

Tanto per essere molto diretto, si opera sulla base di una norma o di una delibera o di una determina fatte a “tavolino”, mai simulate per l’attuazione e negli effetti. Il formalismo della “regola” (creata “prima” e senza verifiche preliminari) regge sistemi di dati, organizzativi e gestionali su basi astratte, generali e generiche che poi spesso presentano criticità molto forti nella fenomenologia degli eventi critici con costi sociali elevati.

Non è facile procedere per modelli/prototipi perché richiede una capacità di progettazione e profili professionali che non esistono nel sistema di protezione civile come nel resto delle P.A. (ovviamente non è una critica agli operatori del dipartimento guidato da Angelo Borrelli ma alla politica che negli ultimi 30 anni non hanno supportato in modo intelligente lo sviluppo della protezione civile in Italia).

Questo percorso di costruzione di modelli/prototipi comporta l’impegno sia di significative risorse umane (dirigenti, funzionari, profili professionali nuovi), che di risorse strumentali (tecnologie avanzate: AI, robotica, IOT, sistemi esperti, ecc.) ed economiche (i cambiamenti e lo sviluppo senza “soldi” e senza un piano di ricerca permanente nel e per il settore è una offesa alla intelligenza).

4. “Modelli digitali”

Questo percorso è stato avviato (in fase preliminare) con una serie di seminari su “Modelli digitali regionali di protezione civile” progettati dalla Scuola Nazionale di alta formazione di Amministrazione Digitale (SNAD) (diretta da chi scrive ed istituita nel 2017 dall’Università degli studi di Roma, Unitelma Sapienza) con il patrocinio del Dipartimento della Protezione civile.

Lo scopo degli incontri è quello di fare il punto sulla situazione a livello regionale e presentare buone prassi, analizzando aspetti normativi, organizzativi e tecnici.

Il primo incontro è stato dedicato al sistema della protezione civile della Regione Lombardia (22 gennaio 2020).

L’evento pandemico del Coronavirus ha bloccato la serie di seminari programmati per tutte le altre regioni che ci auguriamo di riprendere al più presto.

I relatori di questo seminario hanno trattato diversi aspetti del modello digitale regionale della Lombardia in fase di evoluzione ma di particolare rilevanza:

Il modello di organizzazione della protezione civile della Regione Lombardia, Roberto Laffi Direttore generale della Direzione Generale Territorio e Protezione Civile, Regione Lombardia;

Il modello digitale di protezione civile della Regione Lombardia, Andrea Zaccone – Responsabile della U.O. Protezione civile, Direzione Generale Territorio e Protezione Civile, Regione Lombardia;

La piattaforma tecnologica del modello digitale della protezione civile della Regione Lombardia, Ilario Cosma – Responsabile Sistemi Informativi e Ict, Aria S.p.A.;

Trasformazione digitale e gestione dell’emergenza. Un modello di riferimento. Il punto di vista di un system integrator internazionale. Daniele Napoleone – Head of Digital Consulting – Public Sector – Capgemini Italia.

I lavori sono stati introdotti da chi scrive e sono stati conclusi dal capo del Dipartimento, Angelo Borrelli.

Rinvio agli atti del seminario (https://elearning.unitelma.it/course/view.php?id=3903)

5. Il modello generale di protezione civile digitale

Le prime conclusioni del seminario hanno contribuito a definire gli elementi caratterizzanti il modello generale di protezione civile digitale (a tutti i livelli istituzionali ed organizzativi e con riferimento al Codice della protezione civile, dlgs 1/2018 sm). Il sistema di comprende:

  1. Politiche sulla e della protezione civile (le politiche possono evolvere utilizzando dati sempre più aggiornati, completi, validati, accessibili, sicuri, in rete)
  2. Linee strategiche di intervento (a tutti i livelli istituzionali ed organizzativi)
  3. Il sistema deve considerare “tutte” le fasi di previsione, prevenzione, mitigazione dei rischi, gestione delle emergenze e post-emergenze)
  4. Metodologie di operatività (diffusione in rete di metodiche e buone prassi)
  5. Normative e regole tecniche (Codice della protezione civile e Codice dell’amministrazione digitale sono le norme di riferimento)
  6. Risorse informative nativamente digitali (Data-driven, centralità del dato, i dati costituiscono il “motore” necessario ed indispensabile per tutte le attività della protezione civile; “narrazione” degli eventi critici per costituire casi di studio)
  7. Risorse umane (formare in modo “permanente” le risorse umane impegnate nella protezione civile)
  8. Risorse finanziarie (risorse finanziarie per “tutte” le attività, funzioni, fasi di protezione civile digitale)
  9. Risorse strumentali (risorse tecnologiche informatiche per la protezione civile)
  10. Piani di sicurezza informatica per il patrimonio informativo pubblico e la protezione dei dati personali nell’ambito di piani nazionali di sicurezza delle persone, delle infrastrutture, dei sistemi di reti, dei sistemi abitativi pubblici e privati, ecc.

Il modello generale deve comprendere tutte le competenze e le attività per tutelare la vita, l’integrità fisica, i beni, gli insediamenti, gli animali, l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo.

6. Il vincolo della trasformazione digitale mai partita

Il contesto del settore pubblico presenta particolari criticità se si considera che:

  1. le organizzazioni pubbliche operano con modelli organizzativi “datati”
  2. i processi di semplificazione amministrativa sono poco diffusi
  3. i processi digitalizzazione e la trasformazione digitale sono in ritardo (siamo al 25 posto della classifica Desi)
  4. la formazione, la gestione e la conservazione informatica dei dati/documenti non rispettano i requisiti di validità, qualità, completezza, aggiornamento, sicurezza, accessibilità (art. 50 e ss. del Codice dell’amministrazione digitale)
  5. la erogazione dei servizi in rete è poco diffusa come l’utilizzo di identità digitali.

In questo contesto la Protezione civile non può operare con efficacia perché non è in grado a tutti i livelli istituzionali ed organizzativi di garantire una informazione digitale completa, aggiornata, accessibile, trasparente, sicura, funzionale alla stessa.

La trasformazione digitale (diciamolo chiaramente) non è mai partita (come indicata dal Codice dell’amministrazione digitale) e l’attuale cultura meccanicistica dell’automazione costituisce un vincolo molto forte per i processi di sviluppo di una sanità digitale oltre della protezione civile.

7. Dopo il Coronavirus (ma subito dopo…anzi ora) cosa fare?

Il Codice della protezione civile ha definito tutti gli aspetti e le funzioni del settore. Come applicare il Codice attraverso modelli organizzativi moderni, funzionali, semplificati, trasparenti, razionali, sostenibili? 

È necessario “rafforzare” (senza fare altre leggi) il Dipartimento nelle funzioni di coordinamento, di indirizzo, di intervento, di ricerca, di previsione, di prevenzione, di intervento nelle emergenze previste dall’art. 8 del Codice. In particolare, è necessario dotare il Dipartimento di risorse adeguate ad avviare processi di trasformazione digitale, di formazione del personale del Dipartimento, di selezione e reclutamento di risorse per nuovi profili professionali specifici per la protezione civile, di ricerca e sviluppo di modelli/prototipi di protezione civile.

Il Presidente del Consiglio (come autorità nazionale della protezione civile e titolare delle politiche, art. 3 e 5 del Codice) ha il potere di avviare un grande progetto complessivo (con tutte le risorse necessarie) finalizzato a creare tutte le condizioni migliori per realizzare un “sistema nazionale” di protezione civile.