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Drone smart a idrogeno, la Cina inaugura l’aviazione del futuro

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Batterie al litio supplementari di nuova concezione, componenti stampate in 3D e guida autonoma: Pechino guarda ai velivoli del futuro che saranno a zero impatto ambientale e ad alto contenuto tecnologico.

Il velivolo si chiama LQ-H ed è un drone autonomo con un’apertura alare di 6 metri. Fin qui niente di nuovo rispetto a molti altri Unmanned aerial vehicle, se non fosse che il sistema principale di alimentazione è una cella ad idrogeno.

La Commercial Aircraft Corporation of China, nella sua ricerca ed esplorazione nel settore dell’aviazione di nuova generazione, ha annunciato il completamento dei voli di prova del nuovo velivolo senza pilota ad alimentazione alternativa.

Oltre all’idrogeno, il mezzo è alimentato da propulsione elettrica, grazie ad un sistema di batterie al litio supplementare.

Una nuova concezione di volo, quindi, alternativa ai combustibili fossili e a impatto ambientale zero: “L’idrogeno è abbondante e lo possiamo ottenere dall’energia solare, eolica e da altre fonti energetiche rinnovabili e sostenibili”, ha affermato in un articolo su chinadaily.com il capo progetto, Yang Zhigang.

In futuro, un sistema di trasporto sostenibile a basse emissioni di carbonio potrebbe essere strutturato utilizzando l’idrogeno come fonte di energia: si tratta di uno sviluppo importante nell’industria aeronautica globale“.

Altro elemento di massima rilevanza, in termini ambientali e di contenuto tecnologico, è che ogni parte dell’aeromobile a guida autonoma può essere sostituita da componenti stampate in 3D, con materiali compositi ed ecosostenibili, che rende più semplice sia la produzione, sia la manutenzione.

Anche sul fronte dello sviluppo sostenibile, la Cina ha lanciato l’anno scorso un imponente programma di recupero, riciclo e riuso delle batterie utilizzate nei veicoli elettrici a batteria e ibridi.

In base a quanto deciso già nel 2016 dal Consiglio degli Affari di Stato, il Ministero dell’Industria e dell’Information technology ha infatti chiamato a raccolta l’industria automotive e gli enti locali, in collaborazione con altri dipartimenti governativi, per varare delle linee guida e attivare un pacchetto di azioni tese a promuovere e sviluppare un’economia circolare relativa alle batterie ed i sistemi di accumulo di energia elettrica.

D’altronde, la Cina, tra il 2018 e il 2020, potrebbe ritrovarsi a dover gestire tra le 120.000 e le 200.000 tonnellate di batterie esauste, fino a 350.000 tonnellate entro il 2035, secondo le ultime stime del Centro nazionale di ricerca sulle tecnologie automobilistiche.

Il 60% circa del mercato dei sistemi di accumulo è ormai controllato dalle aziende cinesi e presto arriveranno a produrre più di 2 milioni di veicoli elettrici all’anno entro il 2020.

Nel 2018 in Cina sono stati prodotti 37,3 milioni di KW/h di batterie per auto elettriche, ora deve partire il piano di riciclo e riuso, anche perché i materiali preziosi di cui si compongono sono rari e la loro estrazione comporta un altissimo costo in termini umani, sociali e ambientali (il cobalto, ad esempio, si trova principalmente in Congo, ma non è infinto e soprattutto la sua estrazione sta provocando enormi problemi sociali e ambientali).

Un capitolo questo della nuova mobilità alternativa o smart mobility e dei sistemi di accumulo, centrali in molti altri segmenti del sistema dei trasporti nazionale e mondiale, come quello aeronautico, di massima rilevanza per l’economia e l’industria, ma anche in termini di sostenibilità ambientale e sociale.