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DL Semplificazioni e agricoltura. Sfide e opportunità delle nuove tecnologie

di Filippo Moreschi, avvocato e socio AIDR |

Il recente Decreto semplificazioni si occupa, tra l’altro, della complessa materia dell’erogazione delle risorse
pubbliche in agricoltura e dei relativi controlli, con importanti connessioni con il mondo della tecnologia e del digitale. Tutto quello che c'è da sapere.

Il recente D.L. 76/2020 (c.d. “Decreto semplificazioni”) si occupa,  
tra l’altro, della complessa materia dell’erogazione delle risorse  
pubbliche in agricoltura e dei relativi controlli, con importanti  
connessioni con il mondo della tecnologia e del digitale.

Cosa prevede nel dettaglio

L’art. 43, comma 1, infatti, prevede, nell’ambito del Sistema  
Informativo Agricolo Nazionale (SIAN):

– l’istituzione di un nuovo sistema unico di identificazione delle  
parcelle agricole (SIPA), basato “sull’evoluzione e sviluppo di  
sistemi digitali che supportano l’utilizzo di applicazioni grafiche e  
geospaziali” (comma 1, lett. a);

– l’aggiornamento annuale dei singoli fascicoli aziendali che,  
insieme, compongono l’anagrafe nazionale delle aziende agricole, “in  
modalità grafica e geospaziale” (comma 1, lett. b);

– la verifica della superficie aziendale sulla base del sistema unico  
di identificazione delle parcelle agricole per mezzo delle modalità  
digitali menzionate ai punti precedenti (comma 1, lett. c).

L’antecedente logico-giuridico di questa norma si trova nel  
Regolamento del Parlamento e del Consiglio UE n. 1306/2013  
(Regolamento sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio  
della politica agricola comune), che disciplina il sistema di  
identificazione delle parcelle agricole ai fini delle domande di aiuto  
e delle misure di sostegno e sviluppo in agricoltura. A tale dettato  
normativo è stata data pratica attuazione, in sede europea, con il  
Sistema Integrato di Gestione e Controllo (SIGC) per l’identificazione  
delle parcelle agricole, la corretta quantificazione della superficie  
massima ammissibile, il confronto tra la superficie dichiarata e la  
superficie massima ammissibile all’interno delle parcelle di  
riferimento. Il tutto finalizzato all’attività degli organismi  
pagatori (art. 5, Reg. della Commissione UE n. 640/2014).

In capo agli Stati membri corre l’obbligo di valutare annualmente la  
qualità del sistema di identificazione delle parcelle agricole “ai  
fini del regime di pagamento di base e del regime di pagamento unico”  
(art. 6, Reg. UE n. 640/2014).

Operativamente, il Sistema Integrato di Gestione e controllo, prevede  
l’utilizzo di immagini aeree e satellitari, disponendo che, qualora  
non diano risultati apprezzabili, vengano sostituite da controlli in  
loco sul campo (Reg. Commissione UE n. 809/2014).

Già solo il lessico utilizzato rende evidente il mutamento concettuale  
di prospettiva in cui si è posto il legislatore, prima europeo e poi  
italiano, in questi ultimi anni.

Il Reg UE del 2013 parla infatti del Sistema di Identificazione delle  
Parcelle Agricole costituito “sulla base di mappe, documenti catastali  
o altri riferimenti cartografici”, per mezzo di tecniche  
informatizzate che comprendano “ortoimmagini aeree o spaziali” (ossia,  
tecnicamente, corrette per compensare la distorsione geometrica, c.d.  
“ortorettificazione”).

Di contro, il Decreto Semplificazioni abbandona ogni riferimento alle  
mappe ed ai documenti catastali per rivolgersi ai “sistemi digitali  
che supportano l’utilizzo di applicazioni grafiche e geospaziali”.

Un cambio di rotta importante che potrà dirsi completo quando il  
Ministro delle Politiche agricole adotterà, entro i 60 giorni  
successivi all’entrata in vigore del decreto (o, più verosimilmente,  
della legge di conversione), i provvedimenti attuativi necessari, come  
previsto dal comma 2 dell’art. 43 del Decreto semplificazioni.

Tuttavia si può già dire che il percorso e l’evoluzione sono stati già  
segnati in questi anni e sono stati resi più urgenti e stringenti  
dall’emergenza sanitaria.

Già infatti nel 2018 la Commissione UE dava conto del fatto che le  
“nuove tecnologie, quali i sistemi aeromobili senza pilota, le  
fotografie geolocalizzate, i ricevitori GNSS collegati ad EGNOS e  
Galileo ed i dati rilevati dai satelliti Sentinel di Copernicus ed  
altri dispositivi, forniscono informazioni pertinenti, gratuite e  
liberamente accessibili sulle attività svolte sulle superfici  
agricole”, tanto da rendere opportuno ridurre le ispezioni fisiche del  
personale ed i controlli in campo (Reg. della Commissione UE n.  
746/2018, considerando 2). Con lo stesso provvedimento la Commissione  
ha introdotto i controlli tramite monitoraggio sulla base dei dati  
satellitari o di altri dati “almeno equivalenti”, come quelli ricavati  
dai droni, dalle fotografie georeferenziate e da altri satelliti  
diversi dai Sentinel (l’art. 1 par 10 inserisce nel corpo del Reg Ue  
809/2014, a mo’ di novella, l’art. 40bis).

Questo sistema è destinato a sostituire i controlli in loco, con il  
vantaggio di non svolgere più verifiche a campione ma a tappeto su  
tutte le domande di aiuto (e non solo su una minima percentuale di  
esse). Il frequente aggiornamento delle immagini satellitari consente  
di seguire passo passo il lavoro nel campo, evidenziando la conformità  
o meno alle condizioni di ammissibilità all’aiuto richiesto (ad es.  
tipologia e tempistica delle coltivazioni).

Più di recente, la Relazione speciale della Corte dei Conti  
dell’Unione Europea n. 4/2020 fa il punto dell’evoluzione del sistema  
unionale dei pagamenti in agricoltura, dell’incremento degli standards  
di qualità e delle frequenze delle immagini satellitari, dando conto  
che 15 organismi pagatori di diversi paesi dell’Unione, nel corso del  
2019, hanno utilizzato i controlli mediante monitoraggio per alcuni  
dei loro regimi.

Secondo la valutazione della Corte dei Conti, il monitoraggio,  
contrariamente al precedente sistema sequenziale basato sulla  
scansione domanda-controllo, consente agli agricoltori di rettificare  
le proprie dichiarazioni prima che siano finalizzate, alla luce  
dell’evoluzione del campo coltivato.

Inoltre la Corte sottolinea le importanti implicazioni economiche ed  
ambientali dei dati generati dalle osservazioni satellitari ed  
equivalenti, che attraverso le informazioni rilasciate consentono agli  
agricoltori di ottimizzare la produzione e l’utilizzo delle risorse  
naturali oltre che il dosaggio dei fertilizzanti (in relazione, ad  
esempio, alla quantità di azoto nel campo o lo stress da siccità).

La Commissione, recependo le osservazioni della Corte, ha sottolineato  
come l’art. 68 della proposta di regolamento che andrà a sostituire il  
Reg. 1306/2013 nella nuova PAC stabilisce che gli Stati membri  
istituiscano un sistema di monitoraggio delle superfici, ossia una  
procedura periodica e sistematica di osservazione, sorveglianza e  
valutazione delle attività agricole tramite i dati di Sentinel di  
Copernicus.

Come impiegare le tecnologie

Peraltro, sempre secondo la Commissione, le tecnologie dovranno  
servire anche e soprattutto per studiare gli aspetti climatici ed  
ambientali, ed in questo senso molto potranno fare i dati, disponibili  
per tutti gli operatori, forniti da Copernicus e consultabili  
attraverso la piattaforma DIAS.

Il provvedimento preso dal Governo Italiano nel decreto  
Semplificazioni sopra esaminato si colloca perciò nel quadro di un  
sistema normativo e tecnico europeo in veloce evoluzione, che la  
pandemia ha vieppiù accelerato.

Non sono mancate, in questi anni, molte iniziative pubblico-private di  
studio approfondito dei territori agricoli, onde ricavarne un insieme  
di dati funzionali sì alla buona produzione ma anche al buon governo  
del territorio. Si pensi, a titolo di esempio, alla “zonazione” delle  
zone viticole a Denominazione di origine della regione Veneto, svolta  
da ARPA Veneto in collaborazione e su iniziativa dei rispettivi  
Consorzi di tutela. Azioni che hanno avuto il merito di catalogare in  
modo sistematico intere porzioni di territorio vocate alla viticoltura  
di qualità.

Oggi, l’aiuto massivo di tecnologie, satellitari e non, sempre più  
performanti può davvero creare le premesse per una conoscenza  
integrata del territorio, sulla base di grandi quantità di dati ed  
unità di misura condivise ed uniformi.

L’auspicio è che sia il legislatore comunitario che quello interno  
raccolgano integralmente la sfida lanciata delle nuove tecnologie, che  
non devono solamente essere funzionali ai controlli ma anche  stimolo  
di una sempre più rinnovata agricoltura, al servizio del paesaggio,  
dell’ambiente, della biodiversità e della salute di tutti.