La novità

Diritto all’oblio, nuovo giro di vite dei Garanti Privacy Ue contro i motori di ricerca

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I Garanti Privacy Ue hanno fissato le guidelines. Tra le nuove misure ci sarebbe l’estensione del diritto all’oblio anche ai domini internazionali. Google oppone: ‘Il motore di ricerca .com è sotto la giurisdizione USA’.

Nuovo giro di vite dei Garanti Privacy Ue su diritto all’oblio (Scheda). Due giorni di riunione sull’applicazione pratica delle guidelines e su importanti cambiamenti sulla gestione della rimozione dei link, così come previsto dalla sentenza della Corte di Giustizia Ue del maggio scorso.

La maggiore novità riguarda Google, il motore di ricerca più usato al mondo, che adesso dovrà estendere le richieste anche al dominio google.com mentre prima l’azienda si limitava a rimuovere i link, ritenuti obsoleti o non pertinenti dagli utenti, solo sui domini europei.

Al momento la notizia non è stata confermata dal Gruppo di lavoro Articolo 29, che raggruppa i Garanti Privacy Ue, ma secondo fonti ben informate la guida (13 punti) prevedrebbe l’estensione del diritto all’oblio anche ai domini .com, per Google come per altri motori di ricerca come Bing di Microsoft.

Secondo i Garanti, infatti, i link rimossi possono essere facilmente ritrovati spostando la ricerca sui domini internazionali, che verrebbero di fatto esonerati dalla sentenza della Corte di Giustizia Ue, limitandone l’impatto.

L’estensione del diritto all’oblio al dominio internazionale potrebbe aprire un nuovo braccio di ferro tra Ue e la web company, che sull’argomento ha ribadito non molto tempo fa che google.com è sotto la giurisdizione degli Stati Uniti e che un provvedimento simile rappresenterebbe una violazione del primo emendamento per la libertà d’espressione e di stampa.

Per il presidente di Google, Eric Schmidt, l’allargamento del diritto all’oblio al dominio .com non sarebbe giustificato per via del limitato utilizzo che ne fanno gli utenti europei che rappresentano solo il 5% delle richieste inviate al motore.

A ottobre Google aveva ricevuto in Europa 144.954 richieste in nome del diritto all’oblio con la conseguente eliminazione di 497.695 pagine web dal motore di ricerca. Nel giorno in cui Google ha messo online il modulo per la richiesta di rimozione dei link le domande sono schizzate a 12 mila per continuare a crescere. Il gruppo sostiene di aver levato dall’indicizzazione il 58,2% degli indirizzi segnalati.