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Le strade per colmare il digital divide, dalla FWA alla FTTH

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Anche se lenta, la tendenza è sempre quella di un minor accesso diretto alla rete fissa in rame (-10,4% rispetto all’anno precedente) a fronte di una crescita degli accessi broadband o ultrabroadband, come dimostra l’osservatorio Agcom.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

L’Italia si trascina da anni la questione del suo digital divide, che con la pandemia è diventata ancora più pressante. Oggi milioni di persone con la fibra ottica possono connettersi ad alta velocità per una riunione di lavoro o una lezione di didattica a distanza, ma è alta in modo preoccupante la percentuale di coloro – soprattutto al di fuori delle grandi città – che anche senza lockdown si trovano a gestire linee ballerine, continue interruzioni nello streaming video, sovraccarico in alcune ore del giorno. E se da una parte le aziende continuano a migliorare la qualità audio e video delle loro piattaforme digitali, questo si traduce molto spesso in notevoli disagi per chi arranca, con tecnologie di accesso obsolete come l’ADSL, che diventano sorpassate ogni giorno di più.

Digital divide: la situazione in Italia

Si rimedia, quando si può, con la telefonia mobile, ma anche in questo caso i problemi sono tutt’altro che risolti in modo duraturo: la ricezione dei diversi operatori è molto variabile, e in più non a tutto si può supplire con una linea che, a parte qualche eccezione, offre un numero limitato di gigabyte mensili (per trovare con il miglior rapporto qualità/prezzo in questo senso basta consultare il comparatore di SOSTariffe.it). Anche qui, maggiore qualità significa una richiesta superiore in quanto a velocità di download e di upload, quindi la situazione peggiora per chi vede il 5G ancora come un miraggio. Incrociando i dati del «Barometro delle connessioni mobili Internet in Italia», il rapporto 2020 della società nPerf, e del quarto Osservatorio sulle comunicazioni del 2020 pubblicato da poco dall’Agcom, si può avere un’idea più precisa di come stia cambiando il panorama dell’accesso alla Rete in Italia dopo il coronavirus.

Le strade per colmare il digital divide, dalla FWA alla FTTH

Anche se lenta, la tendenza è sempre quella di un minor accesso diretto alla rete fissa in rame (-10,4% rispetto all’anno precedente) a fronte di una crescita degli accessi broadband o ultrabroadband, come dimostra l’osservatorio Agcom: la variazione trimestrale è del +0,3%, per una crescita di 48mila accessi ad alta velocità, quella annuale del 2,1%, a significare che 374mila connessioni in più ora fanno parte della cosiddetta banda larga e ultralarga, per un totale di 17,86 milioni di linee. E se a settembre 2016 la maggioranza di questa quota (allora di 15,37 milioni di linee) era imputabili alle “vecchie” connessioni DSL (12,37 milioni, contro i 3 milioni con altre tecnologie), oggi 11,84 milioni di linee totali sono fibra o tecnologie comparabili, e solo 6,01 milioni di linee sono ancora ADSL.

Per quanto riguarda gli operatori, nell’ultimo trimestre si è registrata una leggera discesa di TIM (-1 punto percentuale rispetto a settembre 2019) relativamente alla quota di mercato (dove comunque continua a farla da padrone, col 42,1% complessivo), a fronte di una crescita dei suoi competitor, Vodafone (+0,5, per un totale del 16,7% del mercato) e Fastweb (+0,2 e 15,1%). Interessante la crescita di Eolo, che cresce di uno 0,5 su una quota di mercato però in partenza molto più bassa, e ora è al 3,7% del totale; segno che, con buona probabilità, una parte di coloro che si sono dotati di una connessione ad alta velocità vive in zone remote o isolate e che prima non erano raggiunte da alcun tipo di rete, e che nella tecnologia wireless hanno trovato la soluzione giusta per poter navigare senza dover per forza portare i fili telefonici tradizionali fin dentro alle proprie case.

Per riassumere, a settembre 2020 gli accessi tramite DSL, nell’ambito broadband e ultrabroadband, sono diminuiti del 19,5% rispetto all’anno scorso (totale 6,01 milioni di accessi), mentre quelli tramite FWA (Fixed Wireless Access, la grande novità degli ultimi tempi, rete mista via cavo e wireless) sono aumentati del +11,4% (1,44 milioni di accessi); gli incrementi maggiori sono però arrivati dalla fibra FTTC (+16%, per un totale di 8,81 milioni di accessi) e soprattutto la fibra FTTH, la tecnologia più performante in assoluto (ben il 41,7% in più, per un totale di 1,57% milioni di accessi). Tra le connessioni non DLS, i risultati migliori per la FWA sono arrivati da Eolo (+3,1 punti percentuali per una quota di mercato del 35,4%, contro il -2,2 dell’altro grande operatore del settore, Linkem, a 46,2%) e da TIM; per la FTTC, hanno fatto bene Wind Tre (+1,2) e Vodafone (+0,8), mentre per la FTTH chi deteneva la quota di maggioranza, ovvero Fastweb, l’ha mantenuta pur scendendo di parecchi punti (-6,3, totale 32,1%), a fronte di una grande crescita di TIM (+4,2, totale 14,8%). Al momento le gerarchie per la fibra “to the home” sono comunque invariate: Fastweb è seguita da Vodafone, Wind Tre, TIM e Tiscali.

Digital divide: nella telefonia mobile è Vodafone a spuntarla

Per quanto riguarda le reti mobili, invece, rispetto all’anno scorso si è notata soprattutto la crescita di Iliad (+2,2, per il 6,6% del mercato); abbastanza stabili Vodafone (+0,4) e TIM (-1), ha perso un po’ di più Wind Tre (-2,1). Interessanti i dati sul traffico dati: il volume totale è arrivato, a settembre 2020, a 4.608 petabyte, con 56,9 milioni di SIM (per capire la crescita, basti pensare che a settembre 2018 le SIM erano addirittura di più, 57,7 milioni, e il traffico dati era di “soli” 1.884 petabyte).

Qui aiutano a capire la situazione i dati di nPerf, che evidenziano chi ha fatto meglio sia per quanto riguarda la velocità di download che di upload, entrambe garantite per il 2020 da Vodafone: per il download, una media di 37,49 Mb/s per l’operatore “rosso”, rispetto ai 36,41 Mb/s di Wind, comunque in crescita del 26% rispetto all’anno precedente, e ai 32,43 Mb/s di Iliad (+16%), con in fondo TIM (27,42 Mb/s); per l’upload, Vodafone guida con una media di 10,69 Mb/s, davanti a TIM con 9,59 Mb/s e WindTre con 9,56 Mb/s, ultima Iliad con 7,54 Mb/s. Qui il fenomeno più particolare è, come si vede dalle immagini, il calo di entrambe le velocità nei primi mesi dell’anno, effetto dell’arrivo del Covid che ha colto di sorpresa anche gli operatori, che con il tempo sono riusciti a tornare sui vecchi valori e a migliorarli. Solo per chi è raggiunto dal servizio, ovviamente: per gli altri ci sarà ancora da aspettare.

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