Lo scontro

Di Maio-Agcom, tagliente botta e risposta sulla pubblicità del gioco d’azzardo

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Luigi Di Maio: “L'Agcom ha talmente annacquato il divieto, che sta praticamente dicendo alle famiglie, ‘il Ministro ha vietato la pubblicità, ma noi la rimettiamo, in modo che tuo figlio giochi ancora, e ancora’. Invito i signori dell’Autorità a dimettersi’. La replica di Cardani, presidente dell’Authority: ‘Nostro lavoro per rendere efficace il divieto’.

Scontro diretto tra Luigi Di Maio e il presidente dell’Agcom sulla segnalazione che Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha inviato al Governo, in materia di pubblicità del gioco a pagamento. Si tratta delle misure entrate in vigore, e quindi operative e applicate, con il Decreto Dignità per il contrasto alla ludopatia, tra cui il divieto di pubblicità dei giochi, con esclusione della Lotteria Italia e dei contratti in corso per il massimo di un anno, e lo stop delle sponsorizzazioni.

La segnalazione dell’Agcom all’esecutivo, che evidenzia una serie di “criticità” al legislatore, “nessuna riguardante gli spot“, ha precisato il commissario Agcom Antonio Nicita, sollecitando “una auspicabile riforma organica della materia”, è stata aspramente criticata dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico.

Ricordate il divieto di pubblicità del gioco d’azzardo? Il gioco d’azzardo è come una droga: rovina ragazzi, adulti e intere famiglie. Ora l’Agcom, che è l’autorità per le comunicazioni, ha talmente annacquato il divieto che sta praticamente dicendo a tutte quelle famiglie “sì, il Ministro ha vietato la pubblicità, ma noi la rimettiamo, in modo che tuo figlio giochi ancora, e ancora.” Perché di fatto è così”, ha scritto Di Maio sulla pagina Facebook.

“Invito i signori dell’Agcom a dimettersi”, ha aggiunto il vicepremier, “se a loro non sta a cuore la vita dei ragazzi e delle loro famiglie, ma evidentemente si occupano di altri interessi, è un problema loro. A me importa che in Italia ci siano persone che scommettono su sé stesse, non sul gioco d’azzardo. Tanto che a settembre cambieremo i vertici”.

Di Maio ha poi così concluso: “Che cavolo di Paese siamo se un Ministro vieta la pubblicità e una authority la permette di nuovo? Si stanno mettendo di traverso in tutti i modi. Il cambiamento è una battaglia dura e lunga. Ma se pensano di rallentarci, hanno sbagliato governo. Questa battaglia la vinciamo”.

La risposta del presidente dell’Agcom a Di Maio è stata altrettanto tagliente.

“Le parole del Ministro Di Maio,  lanciate su un social network, seppure per rivolgere da ministro critiche ad un’istituzione indipendente, risultano completamente distorsive del lavoro dell’Autorità, che ha provato in primo luogo a tenere insieme e dare un senso a differenti disposizioni di legge, sforzandosi di rendere efficace il divieto introdotto dall’art. 9 del d.l. n. 87/2018, anche attraverso una proficua interlocuzione con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, per poi segnalare – come è accaduto in tante altre occasioni – le difficoltà di coordinamento che impediscono una piena applicazione del divieto di pubblicità nel settore”, ha dichiarato, in una nota, Angelo Marcello Cardani.

“Prima di insultare l’Autorità”, ha aggiunto il presidente Cardani, “il ministro Di Maio avrebbe dovuto confrontarsi nel merito ed eventualmente collaborare nell’interpretazione dei contenuti della legge per l’esercizio della funzione di controllo attribuita all’Agcom”.

“Quanto alla richiesta di dimissioni dei vertici dell’Autorità”, ha concluso il presidente dell’Agcom, “oltre a richiamare la terzietà in difesa dell’indipendenza, vorrei ricordare al Ministro che il Consiglio dell’Autorità è scaduto – dopo sette anni – il 24 luglio e, in questa fase di prorogatio necessaria alla continuità dell’esercizio delle funzioni di garanzia, sta sopperendo all’inazione del Parlamento e del Governo nelle nomine del nuovo vertice, continuando a prestare il proprio servizio al Paese. L’Agcom è una istituzione di garanzia di tutti i cittadini italiani, i cui criteri di selezione delle competenze e nomina dei vertici attraverso l’azione parlamentare rispondono all’esigenza di rappresentare in modo ampio e corretto la collettività e non singoli interessi.”