immunità online

Darroch (Sky Group) all’Ue: “Per i social servono le stesse regole dei broadcaster”

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Il ceo di Sky Group Jeremy Darroch mette in evidenza “i danni della Rete” causati dall’assenza di responsabilità dei social network sui contenuti postati dagli utenti e all’Unione europea chiede di “aggiornare le regole del web, perché i social non sono ‘host’, ma dovrebbero essere responsabili dei contenuti, come i broadcaster”.

Jeremy Darroch, il ceo di Sky Group, con un editoriale pubblicato su Politico.eu, si rivolge alla nuova Commissione europea per evidenziare “i danni della Rete” causati dall’assenza di regole per il web e la richiesta di un ‘level play field’ con il mercato dei media tradizionali.

Di fatto c’è un trattamento speciale per i social media. Un’immunità online. Infatti, non sono considerati responsabili dei contenuti postati dagli utenti come previsto dalla direttiva sul commercio europeo, diversamente da come lo sono i broadcaster.

“Per le società Internet che dichiarano semplicemente di ‘ospitare’ i contenuti,”, spiega Darroch, “la responsabilità può sorgere solo se conoscono o sono consapevoli dell’attività o delle informazioni illegali e non riescono ad agire ‘rapidamente’ nel rimuoverli. “E queste aziende”, continua, “non sono tenute a monitorare o cercare attivamente attività illegali. In confronto, un broadcaster come Sky è legalmente responsabile del contenuto che i nostri clienti vedono sui nostri canali”.

Le conseguenze dell’assenza di responsabilità per i social media

Il ceo di Sky Group fa capire alla prossima Commissione europea che senza la l’attribuzione di responsabilità su ciò che viene veicolato sulle piattaforme, “le aziende di social media non sono incentivate ad agire per proteggere la società dai danni causati da contenuti illegali online”. “Poiché essere consapevoli dei contenuti illeciti può comportare esserne responsabili, è meglio affermare di non sapere”, scrive Jeremy Darroch, che aggiunge: “E in assenza di regole trasparenti e obiettive che disciplinano l’identificazione e la rimozione di tali contenuti, stanno creando codici di condotta elaborati, controllati solo da loro stesse, che si sono dimostrati di volta in volta insufficienti per prevenire gravi danni. L’autoregolamentazione chiaramente non ha funzionato”.

Cosa fare?

Dunque, ha fatto il suo tempo l’autoregolamentazione degli OTT.

Il ceo di Sky Group indica 4 proposte di riforme e aggiornamenti delle norme sulla responsabilità delle aziende di social media “per garantire che il diritto europeo rifletta adeguatamente le preoccupazioni pubbliche e quelle della politica e che mantenga l’integrità del Mercato Unico”.

La riforma dovrebbe basarsi, secondo Jeremy Darroch, su alcuni principi chiari:

  • I social media le cui attività comportano la raccolta, la catalogazione e la pubblicazione di contenuti online e che generano ricavi, dovrebbero essere definite chiaramente come qualcosa di più che semplicemente “host”.
  • I danni dell’online devono essere chiaramente definiti e misurati correttamente in modo che la normativa venga applicata laddove è più necessaria.
  • Piuttosto che concedere un esonero di responsabilità basato sull’ignoranza riguardo alle attività illegali, tale esonero dovrebbe invece essere concesso solo alle aziende che si assumono la responsabilità di scoprire e rimuovere i contenuti dannosi.
  • Poiché i contenuti dannosi non rispettano i confini, gli Stati membri devono agire in modo coordinato per verificare il rispetto di queste regole.

“Se questi principi venissero applicati”, spiega il ceo di Sky Group, “porterebbero un’adeguata parità normativa tra i mondi dei media online e offline convergenti in cui vi è un’incoerenza confusa e pericolosa riguardo alle garanzie esistenti per proteggere i consumatori”.

Si può pensare che il messaggio di Darroch sia un attacco a Facebook&Co., in realtà è l’invito a rendere il web più sicuro. Infatti, spiega che solo con “l’introduzione di un sistema che sia proporzionato ai fini della individuazione della responsabilità, consentirà alle aziende Internet di continuare a crescere, ma in modo responsabile a livello sociale”.