Finestra sul mondo

Crolla la Popolarità del presidente Trump, Crisi Catalogna, Il ritorno in politica di François Hollande, UE e migranti

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Usa, la popolarita’ del presidente Trump crolla al 38 per cento, il punto piu’ basso dal suo insediamento

30 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – Secondo un recente sondaggio, la popolarita’ del presidente statunitense Donald Trump e del suo operato ha toccato il punto piu’ basso dal suo insediamento. Lo riferisce il quotidiano “Wall Street Journal” che unitamente all’emittente “Nbc” (National broadcasting company) ha commissionato il sondaggio. Crolla al 38 per cento la popolarita’ di Trump, perdendo cinque punti percentuali dal dato di settembre scorso. Il 58 per cento degli intervistati ha dichiarato di disapprovare il lavoro fatto dal presidente sino ad ora. Oltre otto su dieci repubblicani, si ritiene soddisfatto. Il sondaggio ha registrato un calo tra gli elettori indipendenti e segnali di erosione dello zoccolo duro degli elettori di Trump. In particolare, il 40 per cento delle donne bianche con una laurea breve approva l’azione di governo di Trump, mentre il 54 per cento la disapprova. Uno spostamento drastico rispetto alle proporzioni del mese scorso: 50 per cento a favore e 46 per cento contrari. Il sondaggio e’ stato realizzato in un momento in cui l’economia statunitense ha certificato una crescita del 3 per cento l’anno, raggiungendo i suoi migliori sei mesi da tre anni a questa parte. I dati sulla crescita economica, secondo i sondaggisti, hanno sospinto il consenso nei confronti di Trump.

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Spagna, le reazioni internazionali alla dichiarazione di indipendenza catalana

30 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – Il voto di venerdi’ scorso nel Parlamento catalano per dichiarare l’indipendenza della Catalogna dalla Spagna ha provocato la risposta immediata di varie autorita’ ed enti internazionali, che hanno dichiarato il proprio sostegno al governo spagnolo in questo momento di crisi nazionale. Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha dichiarato che “la Spagna e’ ancora l’unico interlocutore” e ha espresso la speranza che il governo spagnolo favorisca “la forza degli argomenti e non l’argomento della forza”. Anche il presidente della Commissione europea Jean Claude Junker si e’ schierato a favore di Madrid affermando che “non bisogna interferire nel dibattito spagnolo, ma nessuno vuole che l’Unione europea abbia domani 95 Stati membri”. Sulla stessa linea anche Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo che definisce la dichiarazione di indipendenza catalana contraria allo stato di diritto. Anche il dipartimento di Stato degli Usa ha emanato un comunicato in cui si sottolinea l’amicizia con la Spagna e il sostegno statunitense alle misure costituzionali che verranno intraprese dal governo spagnolo per mantenere l’unita’ nazionale. Dichiarazioni di sostegno al governo di Madrid sono arrivate anche dalla Germania, dalla Francia, dal Regno Unito, dall’Italia, dal Portogallo, e da quasi tutte le nazioni europee, oltre all’America Latina, all’Australia, al Canada e all’Iraq. L’unica voce fuori dal coro rimane quella della Russia che si mantiene nella linea della diplomazia, considerandola una questione prettamente interna, ma sottolineando tramite il portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zajarova, che la posizione di solidarieta’ russa alla Catalogna non e’ cambiata.

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Bolivia, documenti segreti Usa svelano obbligo del Cile a cedere terreno per accesso al mare

30 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – Per il presidente Evo Morales la storia “lo riconosce”: il Cile e’ debitore nei confronti della Bolivia di un accordo sull’accesso al mare. Il capo di Stato, scrive “la Razon” rilanciando un post pubblicato su twitter, ha svelato che tra i nuovi documenti desecretati dal presidente degli Usa Donald Trump ce n’e’ uno che risale al dicembre del 1975, nel quale l’ex dittatore Augusto Pinochet offriva al suo omologo Hugo Banzer un “accordo segreto”: un corridoio di dieci chilometri in cambio della possibilita’ di avere da La Paz diritti sull’acqua dolce e su alcuni territori. Un’intesa con la quale i due paesi, freschi di riapertura delle relazioni diplomatiche, avrebbero superato la resistenza del Peru’ a partecipare a un accordo di risistemazione dei territori su cui la regione si confronta da decenni. Questi documenti, spiega Morales, provano che il Cile contrariamente a quanto sostengono gli attuali governanti, riconosce di avere una pendenza nei confronti della Bolivia. La causa dell’accesso al mare e’ questione che domina da tempo le relazioni tra i due paesi. Nell’aprile del 2013, la Bolivia ha presentato formalmente la domanda alla Corte internazionale di Giustizia che, ad oggi, ha emesso un primo verdetto nel quale – respingendo le eccezioni di Santiago del Cile – riconosce la propria competenza sul caso. Secondo la Bolivia, paese nel cuore del continente sudamericano, il Cile ha in diversi documenti diplomatici promesso a La Paz un accesso all’Oceano Pacifico. Santiago ribatte dicendo che i confini binazionali sono quelli fissati dall’accordo di pace del 1904, che attribuiscono al paese vicino la piena possibilita’ di accesso ai porti cileni, ma non la sovranita’ territoriale sulle zone in cui questi insistono.

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Usa, due Navy Seal sospettati dell’uccisione di un membro dei Berretti Verdi in Mali

30 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – La Marina militare statunitense sta svolgendo un’indagine su due membri delle Forze speciali antiterrorismo Navy Seal Team 6 (Devgru) che si sarebbero resi responsabili dello strangolamento di un membro dei Berretti Verdi dell’Esercito durante una missione in Mali. E’ quanto riferisce il quotidiano “New York Times”. Il sergente Logan J. Melgar, un veterano di 34 anni che ha servito due missioni in Afghanistan, e’ stato trovato morto lo scorso 4 giugno nell’alloggio che condivideva con militari di altre Forze speciali in Mali, dove si trovavano per assistere le forze locali nell’addestramento e nelle missioni antiterrorismo. L’alloggio nella capitale del Mali, Bamako, era stato assegnato ai militari dall’ambasciata statunitense nel paese africano. I superiori del militare hanno subito pensato ad un omicidio e l’inchiesta interna e’ cominciata 24 ore dopo il ritrovamento del corpo. L’autopsia, in effetti, ha confermato che l’uomo e’ stato strangolato a morte. Due militari del Devgru, di cui non si conoscono i nomi, sono stati rimpatriati e messi in congedo. Restano ancora misteriose le cause del movente. Tra i Berretti Verdi si ipotizza una lite tra coinquilini poi degenerata o che Melgar abbia scoperto il coinvolgimento dei due Seal in attivita’ illecite e per questo sia stato messo a tacere. Le Forze speciali dei Navy Seal furono create nel 1962 e da allora impiegate soprattutto in conflitti e guerre non convenzionali. Tra le loro imprese, l’uccisione di bin Laden, il capo di Al Qaeda, in Pakistan nel 2011. All’interno dei Seal e’ presente una componente specializzata in antiterrorismo, comunemente nota come Seal Team 6 o Dvegru. I Berretti Verdi, il nome rimanda al copricapo che indossano, sono Forze speciali dell’Esercito statunitense, addestrate per la guerra non convenzionale e operazioni speciali.

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Gli stretti legami che uniscono Italia e Russia

30 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – A margine di un importante forum di affari che si e’ tenuto negli scorsi giorni a Verona la principale banca italiana Intesa Sanpaolo ha firmato un accordo con Independent Petroleum Company, una societa’ petrolifera russa colpita dalle sanzioni degli Stati Uniti che e’ alla ricerca di finanziamenti per un nuovo progetto di trivellazioni: l’accordo, benche’ ancora a livello di dichiarazione di intenti, sottolinea gli stretti rapporti commerciali che legano Itala e Russia nonostante le politiche punitive di Usa ed Unione Europea per isolare il presidente russo Vladimir Putin dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2014 ed e’ un chiaro segno della simpatia per Mosca che si puo’ riscontrare in molti ambienti politici ed economici italiani; lo sostiene il quotidiano finanziario britannico “The Financial Times” in un’inchiesta pubblicata ieri domenica 29 ottobre. Un po’ dappertutto in Europa, scrive il giornlale, le sanzioni anti-russe provocano frustrazione tra gli uomini d’affari per aver ridotto le possibilita’ di cooperazione soprattutto nel lucrativo mercato del petrolio e del gas; ma solo in Italia questa frustrazione viene espressa ad alta voce ed in maniera chiara. Nell’articolo firmato dal suo corrispondente da Roma James Politi e dai suoi due inviati a Verona e Milano, Henry Foy e Rachel Sanderson, il “Financial Times” raccoglie queste voci che vanno dal presidente di Intesa Sanpaolo, Antono Falico, fino alla presidente di Eni, Emma Marcegaglia; e dall’amministratore delegato del gruppo aerospaziale e della difesa Leonardo, Alessandro Profumo, fino ad un manager della Sace, l’ente statale per il credito all’esportazione. Mentre dunque i rivali internazionali come ExxonMobil, Royal Dutch Shell, Statoil e BP hanno tutti dovuto congelare i propri progetti in Russia a causa delle sanzioni e diverse banche europee e statunitensi hanno posto fine alle linee di credito all’industria petrolifera russa, molte societa’ italiane stanno invece puntando forte sulle buone relazioni con la Russia, che e’ il secondo partner commerciale dell’Italia in Europa, subito dietro la Germania. Questa tendenza filo-russa secondo il quotidiano britannico non si limita agli ambienti economici italiani, ma si estende al mondo politico che e’ pressoche’ unanime nel considerare essenziale l’obbiettivo di mantenere i legami economici con la Russia; questa determinazione di Roma viene sintetizzata dal “Financial Times” con la citazione di una dichiarazione di Romano Prodi: “In questa fase di scontro geopolitico, i legami economici devono essere una priorita’”, ha detto l’ex presidente del Consiglio ed ex presidente della Commissioe europea, secondo cui addirittura “le aziende devono fare pressione sui governi mettendo sul tavolo il dannoso impatto” delle sanzioni.

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Sahel, all’Onu e’ il momento della verita’ per la nuova forza multinazionale G-5 anti-terrorismo

30 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – All’Onu e’ il momento della verita’ per il nuovo esercito trans-nazionale che nel Sahel dovrebbe contrastare i gruppi terroristi e le reti di trafficanti di uomini: lo scrive il quotidiano britannico “The Guardian” a proposito del voto che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe esprimere oggi sul progetto di creazione di un reparto multinazionale di pronto intervento, denominato “G-5”, formato da militari forniti dal mali, dalla Mauritania, dal Niger, dal Ciad e dal Burkina Faso. Si tratta di un reparto operativo che nelle intenzioni dovrebbe essere composto da 5 mila soldati e che sotto comando congiunto dovrebbe essere in grado non soltanto di fare la guerra ai vari gruppi terroristici di matrice islamista che infestano questa regione africana, ma anche contrastare le reti criminali di contrabbando di armi e soprattutto quelle dei trafficanti di uomini: si ritiene che dal 2014 circa 30 mila migranti provenienti dall’Africa Sub-sahariana siano morti nell’attraversamento del deserto in condizioni disumane; un tragico bilancio che si aggiunge ai circa 10 mila scomparsi nello stesso periodo nella traversata del Mar Mediterraneo. Il progetto del reparto G-5 e’ fortemente sponsorizzato dalla Francia, e anche dall’Italia perche’ proprio nella sua funzione contro il traffico di esseri umani esso dovrebbe poter operare fin dentro i confini meridionali della Libia; ma soffre di una drammatica mancanza di fondi: solo per il primo anno sarebbero necessari 423 milioni di euro, ma finora sono stati raccolti soltanto 108 milioni, meta’ dei quali sottoscritti dall’Unione Europea. L’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, contraria in linea di principio alle iniziative multilaterali, si oppone ad un avallo dell’Onu alla creazione della forza G-5 del Sahel ed al suo finanziamento: la Francia in particolare ed il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, con il supporto di diversi leader dell’Africa Occidentale, in queste ore stanno mettendo in campo tutte le loro risorse diplomatiche per convincere gli Usa. Secondo diplomatici europei citati dal “Guardian”, ci sono ancora speranze che la scettica amministrazione Usa potrebbe all’ultimo momento essere persuasa a permettere che il G-5 sia sostenuto dall’Onu, ed anche a fornire essa stessa un aumento del supporto finanziario bilaterale ai cinque paesi africani coinvolti da convogliare poi nella gestione della forza multinazionale anti-terrorismo.

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Francia, il ritorno in politica di François Hollande

30 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – “Le Figaro” parla dell’ex presidente François Hollande, che dopo aver abbandonato l’Eliseo continua il suo impegno in politica attraverso una serie di interventi pubblici in Francia e all’estero. Interviste, conferenze e paparazzate su alcuni riviste scandalistiche: Hollande non perde occasione per occupare la scena mediatica. Durante i suoi discorsi, l’ex presidente ha piu’ volte attaccato il suo successore, Emmanuel Macron, sulle riforme in atto. Il quotidiano si interroga un probabile ritorno dell’ex presidente nelle file del partito socialista. Intanto, la sua agenda continua ad essere piena di appuntamenti. Secondo alcune indiscrezioni trapelate da fonti vicine all’Eliseo, l’atteggiamento di Hollande irrita il presidente Macron, che non avrebbe preso bene le critiche che gli sono state rivolte in queste ultime settimane. Il capo dell’Eliseo avrebbe impartito ai suoi deputati l’ordine di non rispondere alle provocazioni, anche se sono in molti a continuare ad attaccare l’ex presidente criticando il suo atteggiamento.

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Francia, la riforma dell’Universita’ del governo Macron

30 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – Ampio spazio sulla stampa francese alla riforma del ciclo universitario, che verra’ presentata oggi dal premier Edouard Philippe. Secondo alcune indiscrezioni, il governo non imporra’ selezioni all’accesso, anche se gli studenti che non presentano caratteristiche idonee al percorso di studi scelti potranno essere respinti dalla facolta’. Le Universita’ avranno la possibilita’ di esaminare il percorso dei candidati valutando le votazioni, le sue motivazioni e le attivita’ extrascolastiche. Fondamentale in tal senso il miglioramento dell’orientamento al termine della formazione liceale. L’obiettivo, spiega “Le Figaro”, e’ quello di “porre fine al sorteggio, ridurre il tasso di fallimenti e democratizzare l’insegnamento superiore”. I direttori di studi potranno definire con ogni studente un percorso accademico adeguato per la laurea triennale, da realizzare “con differenti velocita’”, in due, tre o quattro anni. Il progetto di legge dovrebbe veder luce verso la fine di novembre. Preoccupazione da parte della Conferenza dei rettori di universita’ (Cpu), che temono “un carico burocratico supplementare” su tutti gli istituti universitari.

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Weidmann critica la decisione della Bce di proseguire gli acquisti obbligazionari

30 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha criticato l’annuncio da parte della Banca Centrale Europea (Bce) della prosecuzione degli acquisti obbligazionari, in un discorso tenuto presso l’ambasciata tedesca a Parigi: “A mio avviso, sarebbe stata piu’ opportuno definire con chiarezza una data per la conclusione del programma, perche’ tali acquisti hanno offuscato il confine tra le politiche monetarie e fiscali”, ha dichiarato lo scorso venerdi’. Durante la votazione nel Consiglio direttivo, una minoranza aveva espresso una chiara preferenza per la conclusione del quantitative easing. La Bce ha deciso di reinvestire i proventi di obbligazioni in scadenza ed alzare i tassi di interesse fino a dopo la scadenza degli acquisti netti. Weidmann ha mantenuto la porta aperta per un’ulteriore integrazione nella zona euro. In primo luogo, al meccanismo di stabilita’ dell’Esm potrebbe essere dato un “impatto maggiore”. In secondo luogo, come ha suggerito il presidente francese Emmanuel Macron, “potrebbe essere molto utile spostare le politiche a livello europeo”. Secondo la Banca centrale, la protezione del clima, la salvaguardia delle frontiere esterne, le comunicazioni comuni, le reti di energia e di trasporto possono essere affrontate in modo piu’ efficiente a livello europeo che a livello nazionale: cio’ agirebbe anche come fattore stabilizzante nel caso di shock asimmetrici dei singoli paesi dell’area dell’euro. Weidmann ha esortato anche alla progressiva integrazione del mercato dei capitali. Non e’ bene che le banche nazionali abbiano acquistato soprattutto i titoli di Stato: “Vogliamo una maggiore diversificazione, le banche tedesche dovrebbero acquistare il debito francese, in un mercato comune”. Sia il governatore della Banca di Francia Francois Villeroy de Galhau che Weidmann sono considerati come candidati alla guida della Bce nel 2019, alla scadenza del mandato di Mario Draghi. Villeroy de Galhau sostiene la politica monetaria di Draghi, Weidmann la critica. Quest’ultimo in merito alla sua candidatura ha risposto che al momento e’ assolutamente prematuro parlarne.

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La Ue aumenta la pressione sui paesi di origine dei richiedenti asilo

30 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – L’Unione europea e’ sotto pressione, e valuta sanzioni agli Stati di origine dei migranti che non collaborano con i rimpatri dei loro cittadini. Il Bangladesh e’ stato il primo Paese ad accettare la cosiddetta “leva per il visto”, come riferito dalla “Welt am Sonntag” la scorsa domenica. I colloqui con altri paesi, come quelli africani, sono attualmente in corso. Gia’ nella primavera scorsa, il Bangladesh era divenuto il paese di provenienza principale dei migranti diretti attraverso la Libia e il Mediterraneo in Italia. Il ministro dell’Interno tedesco, il cristiano democratico Thomas de Maizi’ere (Cdu), ha accolto con favore l’azione dell’Unione europea: L’esempio del Bangladesh mostra che l’effetto della “leva per il visto” funziona “quando gli Stati membri della Ue agiscono insieme”, ha detto il ministro tedesco. Il ministro degli Interni della Baviera, il cristiano sociale Joachim Herrmann (Csu), ha dichiarato riguardo agli Stati africani: “L’Unione europea deve esercitare piu’ pressione in questi Paesi”. Valutazioni positive sull’operato della Ue sono arrivate anche dal liberale Alexander Graf Lambsdorgff (Fdp) e dal socialdemocratico Boris Pistorius (Spd), ministro dell’Interno della Sassonia-Anhalt, che ha dichiarato: “I partenariati per la mobilita’ e la politica dei visti possono essere un’utile leva”. Critiche invece da parte della Linke che ritiene che tali politiche vadano a danno di quanti, turisti, studenti o persone che vogliano lavorare in Europa, subiranno limitazioni alla loro mobilita’..

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