Climate change

Crisi climatica, Laburisti: “Via le aziende poco responsabili dalla Borsa di Londra”

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La campagna elettorale del Labour punta al climate change e ai vari movimenti verdi britannici: “Si deve stabilire uno standard green minimo, sotto il quale un’organizzazione non può quotarsi in Borsa”.

Riscrivere le regole del mercato, del commercio e del fare business nel Regno Unito nel nome della sostenibilità ambientale e di un’economia che metta al centro le persone e gli interessi pubblici, questo il messaggio del cancelliere ombra del Partito Labour britannico, John McDonnel.

Sono tante le cose che i laburisti vogliono promettere al proprio elettorato, disorientato dalla Brexit, indispettito dalle crescenti disuguaglianze economiche e diffidente nei confronti di un mercato del lavoro sempre più precario ed instabile, ma al primo posto, secondo McDonnerl, c’è l’emergenza climatica, le sue anomalie e principalmente i suoi effetti metereologici, estremi e devastanti.

Tra le proposte fatte dal cancelliere ombra laburista c’è quella di mettere fuori dalla Borsa di Londra, la London Stock Exchange, tutte quelle imprese e quei fondi di investimento che non prendono sul serio la crisi climatica e il surriscaldamento globale, soprattutto che non fanno nulla per ridurre le emissioni inquinanti e procedere speditamente sulla strada della decarbonizzazione.

Per questo si deve stabilire uno standard green minimo, sotto il quale un’organizzazione non può quotarsi in Borsa”, ha spiegato McDonnel.
Se vogliamo rimanere sotto i +1,5°C di crescita della temperatura globale rispetto al periodo preindustriale, le aziende devono assumersi le loro responsabilità e chi non lo farà sarà escluso dal listino di Londra”.

Le imprese, ha spiegato il politico, dovranno dotarsi di piani di decarbonizzazione, dovranno investire in green asset e green technologies, mentre dal punto di vista etico si pensa a dei tetti ai compensi dei dirigenti, a un maggiore prelievo fiscale sui grandi guadagni e un maggiore peso dei lavoratori nei consigli di amministrazione.

Stranamente, però, nel suo discorso non c’è alcun cenno relativo alle imprese energetiche e le utilities. Queste non sono state nominate, cosa alquanto strana se si parla di decarbonizzare un’economia nazionale, di investire in tecnologie pulite e di promuovere le fonti energetiche rinnovabili.

Un discorso che sa di retorica e di propaganda, visto che non si è parlato neanche di che tipo di industria e di impresa potrebbero rimanere eventualmente fuori dalla Borsa di Londra e di cosa potrebbe accadere ai lavoratori in caso di licenziamenti.

Pur se giusto nelle sue basi etiche e sociali, il messaggio di McDonnel è privo di una visione alternativa all’economia dei combustibili fossili e più che punire o minacciare le imprese e le industrie inquinanti bisognerebbe “prima” sforzarsi di convincerle a cooperare con le Istituzioni nel creare le condizioni giuste per la transizione rapida ad un’economia davvero low carbon e in grado di azzerare il conto delle emissioni inquinanti.
Per salvare il pianeta serve una solida volontà politica e popolare, ma anche molte risorse economico-finanziarie, motivo per cui investitori e imprese non vanno spaventati, ma coinvolti.