Indagine Confindustria

Coronavirus, danni per il 70% delle imprese italiane di elettronica

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Indagine Confindustria per valutare gli effetti dell’attuale emergenza sanitaria sull’attività delle imprese nazionali. Il sondaggio ha riguardato ad oggi 4.000 aziende. In media, il 65% ha già registrato un impatto negativo dell’epidemia, il 70% nelle “zone rosse”, nel Lazio si supera il 77%. timore per fatturato e input produttivi.

L’epidemia di coronavius in Italia ha già causato grossi problemi economici alle imprese e secondo un’indagine di Confindustria, il 65% delle imprese nazionali ha registrato un impatto negativo sulla propria attività.

Tendendo per il momento da parte l’emergenza sanitaria e la tragica dimensione sociale ed umana di questo virus, il mondo delle aziende sta subendo perdite rilevanti negli ultimi giorni e le misure (obbligate) fin qui prese dal Governo, soprattutto orientate al contenimento dell’epidemia, stanno per il momento aggravando lo stato di salute della nostra economica.

Palazzo Chigi ha promesso già questa settimana nuove misure anticrisi, a sostegno del mondo aziendale e anche del lavoro, perché in molti hanno già dovuto chiudere la propria attività e tanti altri hanno perso il proprio impiego.

Il sondaggio tra le imprese

L’indagine di Confindustria consente in via preliminare di comprendere (indicativamente) lo scenario nazionale dell’impatto covid-19 dal punto di vista delle imprese. In 5.500 hanno già risposto all’indagine e il 65% del campione ha registrato impatti sulla propria attività a causa della diffusione del virus in Italia.

La percezione del danno è stata più alta della media in Lombardia e Veneto, dove si è attestata intorno al 70%, nel Lazio oltre il 77%: “La diffusione del Covid-19 in Italia ad oggi sta causando soprattutto danni relativi al fatturato delle aziende, come indicato dal 27% dei rispondenti; più esiguo (6%) il numero dei rispondenti che hanno subito solo effetti legati al danno degli input produttivi, anche se va detto che quasi il 20% dei rispondenti ha sperimentato problemi di entrambi i tipi”, si legge nel Report preliminare di Confindustria.

Per quanto riguarda l’entità del danno relativa al fatturato, “oltre al 35% delle imprese che ha partecipato all’indagine e non ha subito danni, ce ne sono circa il 25% che ritiene di avere subito impatti trascurabili o gestibili attraverso piccoli aggiustamenti del piano aziendale. Il 17% delle imprese ravvede invece che i danni siano stati significativi perché implicheranno la riorganizzazione del piano aziendale. C’è circa un 10% delle imprese che già teme di non poter raggiungere gli obiettivi per l’anno in corso se non addirittura di dover ricorrere a ridimensionamenti della struttura aziendale”.

I settori economici più colpiti

I settori economici più colpiti risultano quelli del turismo, della ristorazione e dell’alberghiero, con un danno calcolato nel settore dei viaggi attorno al 79%, nell’alberghiero/ristorazione si viaggia attorno al 98%.

Molto elevata la percezione del danno anche nel settore trasporto e logistica (73%), servizi di informazione e comunicazione (68%).

Più contenuti i dati che provengono dal manifatturiero, con oltre il 60% delle imprese che denuncia danni, e da quello delle costruzioni, poco sotto il 44%.

Entrando nello specifico dell’industria manifatturiera, il 71,9% delle imprese dell’elettronica ha subito negativamente l’impatto del covid-19. Lo tesso per le imprese produttrici di apparecchiature elettriche e domestiche (60,3%) e di macchinari (61,7%).

Gli effetti negativi

I primi tre effetti negativi causati dall’epidemia, infine, che le imprese lamentano di più sono: calo della domanda, perdita di immagine, arresto della produzione e degli investimenti.

Il calo della domanda crea a sua volta diminuzione drastica dei consumi, difficoltà di vendere prodotti, cancellazioni delle prenotazioni. La perdita di immagine, genera danno reputazionale e riduzione capacità attrattiva del Paese e del Made in Italy, a cui si aggiunge la percezione di inaffidabilità delle nostre aziende e la perdita di competitività).

L’arresto della produzione e degli investimenti, infine, determinano rallentamento e blocco delle attività produttive, perdita di commese a vantaggio di competitor europei, rallentamento e minore propensione agli investimenti esteri, compromissione degli obiettivi di fatturato, rischio chiusura delle aziende.