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Coronavirus, cosa ha deciso il Consiglio Europeo per la ripresa economica?

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Le decisioni del Consiglio europeo del 23 aprile. Deciso un Recovery Fund per gli stati europei colpiti dal Coronavirus.

Giovedì sera il Consiglio Europeo, Istituzione dell’Unione che comprende i capi di stato e di governo degli Stati membri dell’UE, ha approvato la creazione di un “Fondo europeo per la ripresa” per supportare gli stati e placare gli effetti della crisi economica provocata dall’epidemia di Coronavirus. Dopo la riunione di ieri, però, restano diverse incognite.

I risultati del vertice, spiegati dai leader europei e dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, in conferenze stampa, si sostanziano in una conferma delle misure prese dall’ultimo Eurogruppo, fra cui il MES, la cassa d’integrazione europea (SURE) e un ampio intervento della Banca europea degli investimenti, in aggiunta alle misure intraprese dalla BCE. Il pacchetto prevede in tutto circa 540 miliardi di euro e dovrebbe diventare operativo a partire da giugno. A queste conferme si accompagna la decisione di istituire un Recovery Fund

MES

Il Meccanismo europeo di stabilità è senza dubbio il più rilevante e il più discusso dei tre pilastri del pacchetto di interventi approvato la scorsa settimana dall’Eurogruppo. Entrato in vigore nel 2012 durante la crisi dei debiti sovrani di alcuni paesi dell’eurozona, il MES è una organizzazione con lo scopo di acquistare titoli, sul mercato primario e secondario, ed erogare prestiti a tassi agevolati ai paesi della zona euro che richiedano assistenza.

Le condizioni per ottenere i finanziamenti, inserite in un Memorandum negoziato dalla Commissione e dalla Bce con lo Stato richiedente, sono molto stringenti e sono garantite anche da un potere sanzionatorio contro i richiedenti che non rispettino le scadenze di restituzione. Per lungo tempo si è parlato senza successo di una riforma del MES, ma l’emergenza coronavirus ha risvegliato l’attenzione e portato verso modifiche in grado di aiutare gli Stati a fronteggiare la crisi nel breve periodo.

Lo scontro tra Paesi a favore e contro la condizionalità si è concluso con un compromesso in seno all’Eurogruppo, dando il via a un MES senza condizioni. Ogni paese avrà diritto di chiedere un finanziamento pari al 2 per cento del proprio PIL (per l’Italia circa 35 miliardi di euro) soltanto per finanziare le spese sanitarie dirette o indirette riguardanti il coronavirus.

La mancanza di condizionalità si pone dunque come un passo importante rispetto al passato. Tuttavia pare difficile che gli Stati possano prendere in considerazione una richiesta di sostegno al fondo salva stati. Infatti, i fondi previsti sembrano essere molto limitati rispetto alle esigenze di paesi grandi e con elevato debito come l’Italia. Inoltre, utilizzare questo fondo, nato in un contesto di sudden stop per finanziare crisi di liquidità degli stati, significherebbe comunicare al mercato l’incapacità del paese di finanziarsi, diffondere aspettative negative e impattare negativamente sul rinnovo del debito pregresso.

Recovery Fund 

La decisione più importante dell’ultimo Consiglio europeo risiede quindi nella previsione di creare un recovery fund, ossia un fondo per finanziare la ripresa economica degli Stati maggiormente colpiti dalla crisi. Si tratta di un punto cruciale perché mostra, dopo settimane difficili, come le distanze tra i paesi del sud, in particolare Italia, Spagna e Francia, e quelli del Nord, Olanda e Germania, si siano accorciate, incanalando le discussioni verso uno spirito di maggiore collaborazione. 

Tuttavia restano ancora divisioni e molti dubbi. I 27 paesi UE infatti si sono accordati sullo strumento ma non sui contenuti e sul finanziamento del Fondo. L’idea prevede un intervento della Commissione sul mercato per raccogliere fino a 1000 miliardi, utilizzando come garanzia il bilancio europeo 2021-2027 rafforzato da nuove contribuzioni dirette da parte dei Paesi, in particolare della Germania. I fondi raccolti dovrebbero poi essere destinati dalla Commissione europea ai Paesi più in difficoltà, Italia in primis.

Fondo perduto o prestiti?

Il nodo più importante da sciogliere riguarda le modalità di finanziamento. Fondo perduto o prestiti? Italia, Francia e Spagna insistono affinché si prevedano finanziamenti a fondo perduto. In tal modo, l’indebitamento non graverebbe sui bilanci nazionali, ma impatterebbe solo sul bilancio UE. Germania e Olanda invece mirano a un meccanismo che redistribuisca agli stati più colpiti il denaro raccolto con l’emissione di recovery bond attraverso prestiti a lunghissima scadenza e praticando tassi molto bassi. La questione dovrà essere valutata dalla Commissione che ha ottenuto l’incarico di studiare la fattibilità del piano e presentare una proposta entro il 6 maggio.