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Come il Coronavirus ha cambiato Internet in Italia

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La Rete è stata la nostra vera compagna durante la pandemia da Covid-19, anche se i problemi di connessione sono ben lungi dall’essere risolti.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Se rispetto alle epidemie dei secoli scorsi questa pandemia, al di là della tragedia delle migliaia di morti, ha permesso di non rischiare ancora di più a causa di un contatto umano ravvicinato, buona parte del merito va a Internet. La possibilità di lavorare, seguire le lezioni scolastiche, parlare con i propri cari a distanza è frutto degli investimenti che – a differenti velocità – sono stati fatti fino ad oggi nelle infrastrutture di rete.

Internet in Italia

Si può dire che la Rete sia stata la nostra vera compagna durante la pandemia da Covid-19, sebbene i problemi siano ben lungi dall’essere risolti (si pensi a tutti coloro che non possono contare su fibra ottica o più in genere la banda ultralarga: su SOStariffe.it è possibile comunque trovare soluzioni per raggiungere anche i luoghi più impervi d’Italia).

Che cosa dice il rapporto Agcom

La recentissima relazione dell’Agcom sullo stato delle comunicazioni nel nostro Paese ha un imponente allegato – intitolato proprio “L’impatto del coronavirus nei settori regolati” – che analizza quanto la pandemia abbia cambiato le nostre abitudini, quanto il sistema abbia retto (o no) e le criticità da affrontare. Sfogliandolo, non è una sorpresa vedere le tabelle sull’aumento del traffico Internet negli ultimi mesi: durante il lockdown, il traffico dati da ADSL e fibra ottica è aumentato del +29% in quanto a intensità e addirittura del +57% per il volume medio. Ma ci siamo anche parlati molto di più, con un +49% del traffico voce.

La rete mobile ha registrato dati analoghi, anche se un po’ meno intensi: il traffico dati sui nostri telefonini è aumentato in media del +29%, a fronte di un’intensità del +19%. Anche qui in crescita le conversazioni (+35% intensità media traffico voce e +37% volume medio traffico voce). Un super-lavoro che ha messo a dura prova le infrastrutture, con qualche deroga che si è resa necessaria: nelle parole dell’Agcom, «la gestione emergenziale ha richiesto all’Autorità un esame, coordinato in ambito europeo, delle esenzioni previste dalla disciplina in materia di servizi di accesso a internet e net neutrality (Regolamento UE 2120/2015 “Telecom Single Market”) per consentire l’ottimizzazione della gestione del traffico in rete ed evitare problemi di congestione legati alle circostanze eccezionali della crisi epidemiologica, in deroga al divieto di operare differenziazioni di traffico internet e qualità dei servizi». L’obiettivo è stato da subito quello di consentire al maggior numero di persone possibile di connettersi alla rete, con misure eccezionali per la gestione di un traffico davvero mai visto prima.

A sorridere solo i fornitori di servizi streaming

Anche se la rete, sia fissa che mobile, è stata sottoposta a un incremento di traffico da tutti i punti di vista in questi mesi, ciò non vuol dire che il settore delle telecomunicazioni non abbia risentito del crollo generale dell’economia e del PIL: tutti i settori sono interconnessi e questo significa che i problemi di un comparto finiscono col riverberarsi su tutti gli altri. Si pensi ad esempio alla vendita degli spazi pubblicitari, ma anche all’impossibilità, per tantissimi, di recarsi in edicola per acquistare le copie cartacee dei quotidiani, senza avere sufficiente esperienza di Internet per rifarsi con una copia digitale. Per questo il segmento della rete fissa, nel primo trimestre, è sceso del 7%, a fronte del -2% della rete mobile (circa 400 milioni di euro in totale in meno rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente).

Chi canta vittoria è invece il settore dei contenuti audiovisivi online a pagamento: in un panorama generale che vede segni “meno” praticamente per tutti, la richiesta di servizi come Netflix, Sky, DAZN e così via ha segnato un aumento notevolissimo, addirittura del +42% rispetto a febbraio e del +69% rispetto a marzo 2019, con più di 17 milioni di utenti unici superati. Nel complesso, però, il settore delle comunicazioni nella sua interezza alla fine del 2020 potrebbe scendere sotto i 50 miliardi di euro: ciò significa una perdita, rispetto al 2019, di un ammontare che va dai 3 ai 5 miliardi, per una variazione percentuale negativa tra il 6% e il 10%.

Internet: permangono le disuguaglianze. E potrebbero aumentare

Durante il lockdown, il traffico medio giornaliero (sia da rete fissa che da rete mobile) è salito da una media di 98,84 petabytes relativi al bimestre gennaio-febbraio a 146,72 petabytes tra marzo e aprile. Gli effetti sulla Rete si sono fatti sentire, e in molti si saranno accorti che i download, durante la pandemia, non sono stati “brillanti” come in passato: la velocità media di download su rete fissa in Italia è scesa dai 61 Mbps del periodo tra il 16 dicembre 2019 e il 1° marzo 2020 a 56 Mbps, con un nuovo aumento alla fine del lockdown. Anche la rete mobile ha visto numeri un po’ più bassi, da 36,4 Mbps a 32,2 Mbps.

Per evitare guai ancora peggiori, i gestori di servizi particolarmente avari di risorse hanno attivato misure eccezionali, tra cui la riduzione del cosiddetto bitrate streaming, ovvero della qualità video in streaming per Netflix e soci: anche chi aveva una fibra ottica da 1 Gpon e un televisore 4K di ultima generazione ha visto diminuire la qualità media dei programmi, proprio per consentire a più persone possibili di utilizzare Internet senza rischiare connessioni.

Insomma, la pandemia è stata anche un formidabile stress-test per tutta l’infrastruttura di Rete italiana: una prova sul campo di quello che succede quando, di colpo, l’utilizzo di Internet si impenna fino a livelli inediti, e se i risultati generali sono stati tutto sommato buoni sono state evidenziate ancora le disparità e le differenze presenti tra una regione e l’altra. In alcuni casi, questo è stato particolarmente manifesto: la didattica a distanza ha subito mostrato che alcuni studenti potevano seguire comodamente le lezioni anche da casa, in quanto in possesso di un personal computer, di una webcam con microfono e di una buona connessione di rete, ma per tanti altri non è stato così; e il problema, mentre permane l’incertezza riguardo all’apertura delle scuole il prossimo autunno, non è stato certo risolto. Tutto questo senza contare che, con l’aumento della povertà in seguito alla pandemia, in molti saranno costretti a tagliare i servizi che non vengono ritenuti essenziali. Per qualcuno, anche Internet.

Fonte:

  • https://www.agcom.it/documents/10179/4707592/Allegato+6-7-2020+1594044962316/36cae229-dcac-4468-9623-46aabd47964f?version=1.1