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Cinema e subscription video on demand (Svod), le ultime novità in Italia

di Francesco Graziadei, Graziadei Studio Legale |

Il cinema italiano inizia finalmente a fare da solo. Da produttori a distributori, online. Ecco perché.

Non più mattoncini di una di library di qualche grande fornitore di servizi media audiovisivi a richiesta (incluse le offerte VoD dei grandi broadcaster) o di quell’ibrido tra service provider ed editori nel quale si sono trasformati alcuni OTT.

Il cinema italiano inizia finalmente a fare da solo. Da produttori a distributori, online. Qualcuno ricorderà altri esprimenti già tentati in passato ma che hanno avuto scarsa fortuna. Nel 2014 difatti la stessa ANICA fece partire una piattaforma on demand (AnicaONDEmand) di cinema italiano tecnologicamente molto evoluta.

La piattaforma fu annunciata contestualmente all’entrata in vigore del nuovo Regolamento AGCOM sul diritto d’autore, laddove quest’ultimo sarebbe servito a cntrollare e bloccare gli usi illeciti di opere cinematografiche online mentre il primo (seguendo la filosofia stessa del Regolamento AGCOM) avrebbe dovuto fornire una piattaforma di fruizione agile, contribuendo ad aumentare l’offerta legale online cosi da scoraggiare la pirateria.

Quell’esperienza “ecumenica” che raccoglieva tutti i principali right owners cinematografici italiani sotto il cappello dell’associazione di categoria ebbe poca fortuna, per l’alta conflittualità tra i vari produttori  nostrani e per una ancora scarsa sensibilità alle opportunità dell’On Demand da parte degli stessi.

Quindi un’unica via. I singoli più dinamici e intraprendenti si sono organizzati ognuno per conto proprio.

Questo in definitiva il senso dell’operazione messa in cantiere – e che partirà nel prossimi mesi – da Minerva Pictures, produttore e distributore di lungo corso, sempre all’avanguardia nella gestione delle nuove tecnologie, anche proprietario di una delle più prestigiose library indipendenti in Europa, che ha stretto accordi con Amazon Prime Video, Samsung e Apple.

Il modello di business è variegato in ragione delle diverse caratteristiche delle piattaforme e delle loro modalità di fruizione (ed articolato in diverse modalità anche all’interno della stessa piattaforma) ma la novità sta nel fatto che sono i produttori stessi che propongono la loro offerta agli utenti, usando gli OTT sostanzialmente, al di la delle qualificazioni giuridiche,  come dei service, ai quali riconoscono una parte – minoritaria- dei proventi ed allontanandosi così di fatto dal modello classico che vede il content provider che licenzia singoli  diritti e la piattaforma di distribuzione che li organizza e vende agli utenti sotto il proprio brand.

La library tematica del produttore può essere venduta ad abbonamento (S-VOD) oppure offerta gratuitamente ma con annessa pubblicità. Insomma anzicchè essere meramente ospitati in library multicontenuto o – marginalmente  – vendere il singolo contenuto (T-VOD ), si propongono con una identità forte e riconoscibile (raggruppando insiemi di contenuti sotto un unico marchio o sotto diversi marchi sempre dello stesso produttore), con una tematicità altrettanto netta ed in grado di catalizzare il pubblico interessato, ed in definitiva assumendo una vera e propria linea editoriale.

In particolare Minerva, attraverso il proprio marchio principale ed altri marchi storici di cui dispone (come Raro Video, o Bizzarro Movies) ha messo in piedi cinque canali tematici, due su Amazon, uno su Apple e due su Samsung concentrati ciascuno su cinema di qualità o fantasy thriller o film catastrofici o polizieschi italiani etc.

Per i cinefili sarà una grande opportunità di accedere ad una library di titoli di altissima qualità come quelli distribuiti dallo storico e prezioso marchio Raro Video.