Antitrust

Causeries. Net neutrality: il ritorno a una concezione attiva dell’antitrust Ue

di Stefano Mannoni |

Il via libera della Ue alla fusione Liberty Global-Ziggo, arrivato con una serie di condizioni severe, una delle quali riguarda la non discriminazione del traffico, segna la distanza tra Usa e Ue sul tema della neutralità della rete.

#Causeries è una rubrica settimanale sulle criticità dei mercati della convergenza e il loro rapporto con le grandi tematiche della regolazione, curata da Stefano Mannoni, professore di Diritto delle Comunicazioni presso l’Università di Firenze.
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Gli americani sono dotati di uno straordinario umorismo involontario. Quando una settimana fa, il presidente Obama ha dichiarato il suo favore per la neutralità della rete ed ha auspicato che la Federal Communication Commission lo seguisse più di uno in Europa ha sorriso. “La FCC è indipendente ma mi auguro che il presidente Tom Wheeler, che ho nominato, recepisca questo messaggio”. Ma davvero? Ebbene Tom Wheeler ha recepito, non  essendovi alcun dubbio sul fatto che potesse fare altrimenti. Resta il fatto che la base giuridica per imporre le regole di non discriminazione ai vettori resta alquanto fragile: qualificare internet come servizio telefonico, sottraendolo alla zona franca dei servizi della società dell’informazione, non è un’operazione semplice ed è certo che dovrà resistere a una imponente offensiva giudiziaria. Buona fortuna!

Chi invece sta imboccando con decisione una strada di ampia protezione giuridica della net neutrality è la Commissione europea. Che ha battuto un colpo assai importante con la decisione di Bruxelles di varare la fusione tra Liberty Global e Ziggo in Olanda – Ziggo è un grande operatore via cavo di quel paese –  imponendo condizioni severe, una delle quali riguarda proprio la non discriminazione del traffico.

La Commissione ha preteso infatti che la nuova società assicuri livelli adeguati di interconnessione attraverso almeno tre linee non congestionate nella sua rete in Olanda, e in particolare ne fornisca una a un grande operatore di transito. L’obbiettivo è quello di salvaguardare la concorrenza sulla fornitura dei servizi audiovisivi online da parte degli Over The Top; una concorrenza che potrebbe essere minata dalla congestione del traffico nei punti di interconnessione.

Tenuto conto del dibattito avvenuto al Parlamento europeo sulla proposta Single Market, questa decisione non lascia dubbi sul fatto che l’Europa si accinga  a distanziare gli Stati Uniti anche su questo terreno. La decisione della Commissione del resto è rilevante anche su altri profili, segnando il ritorno a un approccio assai pugnace della concorrenza applicata al mondo dei media.

Liberty dovrà cedere Film 1, un canale premium che era trasmesso da Ziggo. Rimedio strutturale incisivo se si pensa che la Commissione aggiunge subito che l’acquirente avrà diritto a farselo trasportare sui cavi del venditore per tre anni. Infine la nuova società dovrà rinunciare a tutte le clausole dei contratti con gli editori TV, le quali impediscono agli stessi di offrire i loro canali attraverso il servizio di un Over The Top. E a scanso di equivoci, la Commissione chiede a Liberty di impegnarsi a rinunciare all’inserimento di queste clausole per un periodo di 8 anni. Un giudizio complessivo? Ottimo! E’ il ritorno in grande stile di una concezione attiva, costruttivista, dell’antitrust, in un frangente di grandi trasformazioni per questa industria: tanto quella dei contenuti che quella del trasporto del segnale. La Commissione mostra di avere una visione chiara di quali debbano essere gli indirizzi del mercato e si mostra determinata a farla valere.