IL Codice

Buone pratiche contro la disinformazione: le Relazioni di Facebook, Google e Twitter non convincono l’UE

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Passi in avanti sono stati fatti dalle piattaforme digitali, ma c’è molto altro su cui lavorare per tutelare l’informazione di qualità e contrastare la disinformazione: “Attendiamo con impazienza le relazioni di aprile, che mostreranno ulteriori progressi in vista delle elezioni europee”.

Sono state pubblicate oggi dalla Commissione europea le ultime relazioni di Facebook, Google e Twitter sui progressi fatti durante lo scorso mese nel contrasto online alla disinformazione nel vecchio continente, soprattutto in vista delle elezioni europee del 22-25 maggio 2019.

Le tre piattaforme digitali sopra menzionate sono state firmatarie del Codice di buone pratiche contro la disinformazione, impegnandosi a riferire mensilmente sulle loro azioni in vista delle prossime elezioni per il rinnovo dei membri del Parlamento europeo.

Apprezziamo gli sforzi compiuti da Facebook, Google e Twitter per aumentare la trasparenza in vista delle elezioni europee. Siamo lieti del fatto che le tre piattaforme abbiano intrapreso nuove azioni per rispettare gli impegni presi nell’ambito del codice. Tutti e tre hanno iniziato a segnalare i messaggi pubblicitari di natura politica sulle loro piattaforme. In particolare, Facebook e Twitter hanno reso accessibili al pubblico le biblioteche di pubblicità politica, mentre la biblioteca di Google è entrata in una fase di test. Tali azioni forniscono al pubblico una maggiore trasparenza per quanto riguarda i messaggi pubblicitari di natura politica”, si legge nella dichiarazione congiunta rilasciata oggi dal Vicepresidente e Commissario responsabile per il mercato unico digitale, Andrus Ansip, dalla Commissaria per la Giustizia, i consumatori e la parità di genere, Vĕra Jourová, dal Commissario europeo per l’unione della sicurezza, Julian King, e dalla Commissaria responsabile per l’economia e la società digitali, Mariya Gabriel.

Nello specifico, Google, in quanto motore di ricerca, ha riferito di specifiche azioni adottate per migliorare il controllo del posizionamento delle notizie all’interno dell’Unione europea e dei singoli Stati membri. Ha inoltre fornito un aggiornamento sulle politiche relative agli annunci elettorali, del 21 marzo scorso, annunciando a breve il lancio del Rapporto sulla trasparenza degli annunci elettorali.
Facebook ha invece fornito dati relativi alle azioni intraprese contro la disinformazione e la pubblicazione di contenuti di scarsa qualità, forvianti e palesemente falsi. La sua politica sugli annunci politici ed elettorali sarà estesa anche a Instagram.
Un documento pubblico su quanto fatto dal social network in merito proprio agli annunci elettorali è stato diffuso a fine marzo. Al suo interno anche dati sugli account falsi e sulle azioni di rimozione degli stessi, comprese otto reti internazionali non autenticate originarie di Russia, Macedonia e Kosovo.
Non è al momento chiaro se tali reti abbiano o meno capacità di agire all’interno dell’Ue.
Sulla stessa linea anche Twitter che, oltre il Report sugli annunci politici ed elettorale e su fake news e disinformazione, ha anche raccolto le azioni intraprese contro spam e falsi account, senza però spiegare nel dettaglio cosa intende fare all’interno degli Stati membri dell’Ue, soprattutto in vista delle elezioni.

Tutte azioni utili, che sono state accolte positivamente da Bruxelles, ma la Commissione ha sottolineato che “sono necessari ulteriori miglioramenti tecnici e la condivisione della metodologia e dei set di dati per i profili falsi, in modo da consentire agli esperti di terze parti, ai verificatori di fatti e ai ricercatori di condurre valutazioni autonome”.
Allo stesso tempo, secondo i tre Commissari Ue, “è deplorevole che Google e Twitter non abbiano ancora compiuto progressi per quanto riguarda la trasparenza delle campagne di sensibilizzazione, ovvero pubblicità su questioni che sono oggetto di importanti dibattiti durante le elezioni”.

La collaborazione nell’ambito del codice di buone pratiche ha spinto Facebook, Google e Twitter a prendere provvedimenti per garantire l’integrità dei loro servizi e combattere l’uso di programmi automatici e profili falsi.
Fino ad oggi, però, i risultati non sono pienamente convincenti e vista l’importanza delle tematiche sollevate dall’Unione europea, soprattutto, lo ripetiamo, in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, torna sul tavolo la necessità che il Parlamento europeo e/o le autorità regolatorie nazionali affrontino l’argomento delle tutele e dei diritti degli utenti di internet e si confrontino sulle regole più efficaci da adottare.
In particolare, la Commissione plaude “la crescente collaborazione di Google con organizzazioni e reti di verifica dei fatti”, aggiungendo che “tutte e tre le piattaforme hanno avviato iniziative per promuovere l’alfabetizzazione mediatica e provvedere alla formazione dei giornalisti e dello staff delle campagne elettorali. Le azioni volontarie intraprese dalle piattaforme sono un passo avanti per sostenere elezioni trasparenti e inclusive e proteggere meglio i processi democratici dalla manipolazione – conclude la nota dei Comissari – ma c’è ancora molto da fare. Attendiamo con impazienza le relazioni di aprile, che mostreranno ulteriori progressi in vista delle elezioni europee“.

Da un’indagine realizzata da Eurobarometro lo scorso novembre, è emerso che la maggioranza dei cittadini dell’Unione è preoccupata proprio per i danni (ingerenze, interferenze, orientamento) che le campagne di disinformazione, le violazioni dei dati e gli attacchi informatici, possano provocare prima, durante e dopo i processi elettorali.
Nello specifico:
il 61% teme che le elezioni possano essere manipolate tramite attacchi informatici;
il 59% teme che le elezioni possano essere influenzate da soggetti stranieri e gruppi criminali;
il 67% teme che i dati personali lasciati on-line possano essere usati per orientare i messaggi politici che si ricevono.
La grande maggioranza (74- 81%) degli Europei, tuttavia, concorda sul modo in cui affrontare queste minacce e tra le diverse indicazioni espresse c’è la richiesta di introdurre maggiore trasparenza nelle piattaforme dei media sociali online, anche con una chiara indicazione del soggetto a monte della propaganda online.