Web e democrazia

BreakingDigital. Se la Rete è liquida, contenuti e dati sono come l’acqua

di Michele Mezza, (docente di Culture Digitali all’Università Federico II Napoli) - mediasenzamediatori.org |

Il tema all'ordine del giorno della democrazia, anche alla luce di quanto accade in Grecia, è il modo in cui il flusso possa essere motore di emancipazione e non di subordinazione sociale

Nei giorni scorsi ho partecipato ad un intrigante convegno all’Università Hebrew di Gerusalemme, insieme agli amici del Crepegg, l’istituto di studi sociologici e politici dell’Università Europea di Roma, diretto dal professor Paolo Sorbi con il supporto della professoressa Maria Medici.

BreakingDigital, rubrica a cura di Michele Mezza (docente di Culture Digitali all’Università Federico II Napoli) –mediasenzamediatori.org. Ultimo libro pubblicato Giornalismi nella rete, per non essere sudditi di Facebook e Google,Donzelli editore. Analista dei processi digitali e in particolare delle contaminazioni social del mondo delle news. Clicca qui per leggere tutti i contributi.

Il tema aveva un cuore estremamente stimolante e moderno: l’acqua come flusso che prefigura le forme di nuove relazioni sociali.

Sappiamo che in Israele il tema dell’acqua sia strategico e vitale.

E sull’acqua si sono sviluppate strategie e culture straordinariamente innovative, che hanno riportato alla vita porzioni rilevanti di deserto.

L’aspetto originale della riflessione riguardava proprio la forma del flusso che l’acqua naturalmente identifica e che ormai coincide con il format emergente dei contenuti (appunto liquidi) che la rete ci propone.

Su questo punto, il flusso come nuovo format del pensiero, mi sono concentrato con la mia relazione.

Proprio mentre discutevamo a Gerusalemme ci ha raggiunto l’annuncio del lancio da parte di Apple di una soluzione per lo streaming musicale, Apple Music, che va ad aggiungersi ai grandi erogatori di flussi di musica come Spotify e Google Play su tutti.

Una notizia, un vero breaking digital, che rompe lo schema.

Per la prima volta Apple esce dalla logica di iTunes, di un centro commerciale proprio per singoli oggetti di contenuto, e sceglie di misurarsi con la nuova “streaming economy”, che sta riconfigurando l’idea stessa di consumo culturale.

Le news di Facebook, dopo l’intesa con i grandi quotidiani globali, i libri di Kindle Unlimited di Amazon, e la musica come abbiamo visto, sono ormai tutti inarrestabili fiumi di contenuti che scorrono velocemente, senza permetterci di scandire e di fermare le singole opere.

Sono tutte compilation.

Tutto, come diceva Eraclito, scorre e nulla torna come prima.

Si tratta a questo punto di comprendere, come cerco di proporre nel mio libro Giornalismi nella rete, per non essere sudditi di Facebook e Google (giornalisminellarete.donzelli.it), come questa ennesima media morfosi muterà non solo le forme commerciali, ma soprattutto contenuti e contenitori del pensiero.

Se si organizza in maniera radicalmente diversa l’impaginazione dei testi e dei contenuti audiovisivi, significa che si pensa, inevitabilmente, in maniera diversa.

Lo streaming diventa un modo di agire neuronalmente, di riflettere ed elaborare, non solo di confezionare, i nostri dati.

Da questo punto di vista, l’esperienza dell’acqua ci insegna che l’organizzazione del flusso, ma anche le forme di erogazione di accesso, determinano lo stile di vita e il modo di organizzazione sociale che nella storia l’umanità ha assunto.

Già Platone nel suo Simposio, duemila e cinquecento anni fa scriveva: “…Sarebbe davvero bello, Agatone se la sapienza fosse in grado di scorrere dal più pieno al più vuoto di noi, solo che ci mettessimo in contatto l’uno con l’altro, come l’acqua che scorre nelle coppe attraverso un filo di lana da quella più piena a quella più vuota…”.

Impressionanti i richiami alle figure più tipiche della rete e la similitudine con l’acqua.

A conferma che quanto ci circonda oggi ha la forza pervasiva di un ripristino più che di uno strappo inedito.

Stiamo recuperando le forme di una convivenza sociale che avevamo già sperimentato e che l’industrializzazione verticale e gerarchica degli ultimi tre secoli aveva distrutto.

Ovviamente non si tratta di un ritorno, ma di un richiamo a forme che oggi appaiono del tutto diverse nelle meccanica applicative.

E il flusso veloce diventa una clava nelle mani di chi controlla gli algoritmi di profilazione degli utenti e di impaginazione dei contenuti.

Il tema che oggi si pone drammaticamente all’ordine del giorno della democrazia, anche alla luce di quanto accade in Grecia, è proprio il modo in cui il flusso possa essere motore di emancipazione e non di subordinazione sociale.

Per questo torna essenziale la capacità di negoziare quelli che Lanier chiama nel suo ultimo libro la Dignità al tempo di Internet, Il Saggiatore, i server sirena, ossia i meccanismi di profilazione indotta degli utenti per rendere implacabilmente irrinunciabili i servizi gratuiti che ci legano a modelli sociali autoritari.

Per giornalisti e intellettuali questa è la nuova chance di modellare.